Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Adozioni, per la prima volta sotto mille

La Commissione Adozione Internazionale ha pubblicato il report statistico sul 2019: le adozioni sono state 969, i minori adottati 1.205. Il tempo intercorso tra la domanda di adozione e l’autorizzazione all’ingresso è stato mediamente di 45 mesi. Gli special needs sono il 64,2% del totale

di Redazione

Sotto quota mille adozioni, per la prima volta. Per l’esattezza le adozioni nel 2019 sono state 969, che hanno dato una famiglia italiana a 1.205 minori: la differenza è legata al fatto che alcune coppie adottano dei fratelli, per cui con la singola adozione entrano più bambini (nel 2019 l’86% delle coppie adottanti non hanno figli e nell’ingrandire il nucleo familiare attraverso l’adozione internazionale, il 78% delle coppie ha richiesto l’ingresso di un solo minorenne mentre il 22% – in crescita – ne ha accolti due o più).

La consapevolezza era diffusa fra gli addetti ai lavori, ma ora ci sono i dati ufficiali della Commissione Adozioni Internazionali. I numeri del 2018 erano questi: 1.130 coppie e 1.394 minori stranieri adottati in Italia. Siamo quindi a un ulteriore -14% rispetto al 2018 per quanto riguarda che coppie che hanno chiesto autorizzazione all’ingresso di un minore per adozione internazionale (il calo è del 46,7% rispetto al 2025) e del 13,6% rispetto ai minori (rispetto ai 2.216 adottati nel 2015 la diminuzione percentuale relativa sale fino al 45,6%).

Rispetto ai paesi di provenienza, nel 2019 la Colombia ha sorpassato la Federazione Russa. I bambini adottati in Colombia sono saliti dai 169 del 2018 ai 222 del 2019 (+31,3%), mentre gli ingressi dalla Federazione Russa sono calati da 200 a 159 (-20,5%). Seguono Ungheria (129 ingressi), India (104), Bulgaria e Bielorussia (81). Molto più staccati e sotto le cento adozioni, il Perù (52), la Repubblica Popolare Cinese che tra il 2018 e il 2019 passa da 84 a 46 minori adottati, l’Ucraina e il Vietnam (37 adottati ciascuno) e il Brasile (36). Seguono altri trentadue Paesi con un numero di minori adottati sotto le 30 unità. All’interno di questo trend si riscontrano, come detto, significative differenze a seconda dei paesi di provenienza dei minori, con alcuni che hanno addirittura invertito positivamente la tendenza come, per esempio, la Colombia o il Perù.

Uno sguardo al contesto internazionale, dice che complessivamente fra il 2004 e il 2018 nei ventiquattro principali Paesi di accoglienza si è passati da 45.483 a 8.299 adozioni: l’81,7% in meno.

In Italia, solo cinque territori nel 2019 hanno adottato più di 100 minori stranieri in un anno, con la Campania che supera la Lombardia (153 a 151), seguite da Puglia (116), Veneto (110) e Toscana (104). Nel 2019 il valore medio nazionale è di 12,4 adottati ogni 100mila minori residenti sul territorio. Considerando questo rapporto con la popolazione, le regioni con le più alte performance adottive nel 2019 risultano la Basilicata (26,4), la Calabria (23,5), il Molise (18,8), la Toscana (18,6) e la Puglia (17,8).

«Una lettura che pone l’attenzione solo sul dato numerico rischia tuttavia di fornire un’analisi parziale del fenomeno», si legge nel report. Ecco quindi alcune sottolineature: «in generale il profilo delle coppie adottive descritto conferma la tendenza al rialzo dell’età media, con un alto livello culturale e socio-economico»: l’età media dei mariti, alla data di autorizzazione all’ingresso del minorenne, supera i 47 anni (47,2) e quella delle mogli si attesta sopra i 45 anni (45,5), mentre le coppie adottive posseggono una laurea in misura pressoché tripla rispetto alle attese.

Il tempo che intercorre tra la domanda di adozione e l’autorizzazione all’ingresso è stato mediamente di 45 mesi. I percorsi più lunghi hanno riguardato mediamente Haiti (73,2 mesi) e Bulgaria (63,2 mesi), i più brevi l’Ucraina e il Burundi (meno di 36 mesi). Gli step intermedi? Ci sono voluti circa 11 mesi tra la domanda di adozione e il decreto di idoneità, 8 mesi tra il decreto di idoneità e il conferimento dell’incarico all’ente e circa 27 mesi tra il conferimento dell’incarico e l’autorizzazione all’ingresso del bambino.

Per quanto riguarda i minori, la classe di età più rappresentata è quella compresa tra i 5 e 9 anni, con una leggera prevalenza dei maschi (il 53%) sulle femmine. In tal senso nel 2019 si osserva che l’età media dei bambini adottati in Italia è di 6,6 anni – in linea con il 2018 ma in crescita rispetto agli anni precedenti – e risulta molto eterogenea in relazione ai diversi Paesi di provenienza. Il range dell’età media dei principali Paesi di provenienza oscilla in un ampio spettro che va dagli 1,6 anni dei bambini provenienti dalla Corea del Sud – unico Paese con età media sotto i tre anni – ai 12,4 anni di quelli bielorussi – unico Paese con età media sopra i 10 anni.

Poco più di un minore su due (52,7%) è stato adottato a seguito della revoca della responsabilità genitoriale dei genitori biologici. Una percentuale più bassa ma comunque significativa (36,6%) interessa invece i minorenni per i quali è indicato un più generico “abbandono”, mentre si scende fino al 6,3% nel caso in cui si sia verificata una rinuncia alla genitorialità da parte dei genitori biologici e ad un più marginale 2,3% dei minori adottati in quanto orfani.

Vi è infine un ultimo dato importante da sottolineare: l’elevato numero minori di portatori di uno o più special needs. Nel 2019 a fronte di 1.205 minorenni autorizzati all’ingresso in Italia 774 riguardano portatori di uno o più special needs: sono il 64,2% del totale, incidenza che è d’altro canto in calo rispetto al 70% registrato nel corso del 2018. «Questo dato – scrive la CAI – da un lato testimonia meglio di ogni altro la funzione sussidiaria dell’adozione internazionale, una valenza che l’istituto adottivo ha assunto nei fatti in modo sempre più marcato nel corso del tempo, dall’altro la centralità e l’importanza dei servizi territoriali nell’informare e supportare le famiglie adottive nel loro percorso». Ancor più di quanto registrato nell’anno precedente, gli special needs 2019 contano un’alta incidenza di minorenni adottati in età maggiore di sette anni che incidono sul totale degli special needs per il 65,9%: addirittura per il 37% degli special needs, essere sopra i sette anni di età era l’unica caratteristica “special” riscontrata e per un ulteriore 26,1% degli special needs, l’età era accompagnata dal fatto di essere parte di una fratria.

L’Italia, sottolinea il report CAI, a fronte di una popolazione sei volte inferiore a quella degli Stati Uniti d’America ha circa un terzo delle adozioni internazionali realizzate in quel Paese, e a sostanziale parità di popolazione con Francia e Regno Unito realizza in un anno rispettivamente due e quindici volte le adozioni internazionali decretate in quei Paesi. Nell’ultimo decennio l’Italia è – dopo il Canada – il Paese che ha conosciuto tra quelli a forte flusso di ingresso a scopo adottivo la minore riduzione nel periodo considerato, sebbene il calo risulti comunque rilevante con un decremento del 64,8%.

Per quanto riguarda gli enti autorizzati, con Cifa hanno concluso l’adozione nel 2019 97 coppie, per 113 minori; seguono ASA con 40 coppie e 61 minori; SPAI con 51 coppie e 58 minori; AiBi con 47 coppie e 57 minori; NAAA con 46 coppie e 55 minori.

Le grafiche sono tratte dal report realizzato dalla CAI con l'Isituto degli innocenti, Dati e prospettive nelle Adozioni Internazionali. RAPPORTO SUI FASCICOLI DAL 1° GENNAIO AL 31 DICEMBRE 2019, disponibile a questo link. Foto Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA