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Un’infezione parassitaria protegge dall’Alzheimer

Pubblicato su Brain, Behavour and Inflammation uno studio dell’Università di Milano e della Fondazione Don Gnocchi che verifica come l’infezione con il parassita Leishmania impedisca lo sviluppo di infiammazione e possa avere un ruolo protettivo contro lo sviluppo della malattia di Alzheimer

di Redazione

L’infezione con Leishmania, un parassita endemico in Amazzonia, può inibire l’attivazione dell’inflammasoma e lo sviluppo di infiammazione in cellule stimolate con amiloide, o di pazienti con malattia di Alzheimer. I risultati di un nuovo studio, condotto dall’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione Don Gnocchi (prof. Clerici, Taramelli e Basilico e dr.sse Saresella e Banks), pubblicati sulla prestigiosa rivista Brain, Behavour and Inflammation, hanno confermato questa ipotesi: l’infezione con parassiti impedisce lo sviluppo di infiammazione e potrebbe avere un possibile ruolo protettivo contro lo sviluppo della malattia.

L’idea di utilizzare composti derivati da parassiti come farmaci immunomodulatori in malattie autoimmuni era già stata avanzata in precedenza. Recenti risultati ottenuti in modelli animali hanno evidenziato che questo tipo di approccio potrebbe essere di beneficio anche in malattie umane; quest’ultimo studio suggerisce la possibile utilità anche per la malattia di Alzheimer, che ha un’eziologia ancora sconosciuta.