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Famiglia & Minori

Qui Mirafiori, l’oratorio alza bandiera bianca. Nessuna attività estiva

I nuovi vincoli che si sono aggiunti e che prevedono una persona maggiorenne ogni 8 bambini, la sanificazione quotidiana degli spazi e la verifica della temperatura in entrata e una procedura di “pre-triage quotidiano”. E poi un questionario auto-compilato e auto-certificato dalla famiglia richiedono budget e personale che le parrocchie non hanno. E ad andarci di mezzo sono i ragazzi e le famiglie

di Fabrizio Floris

L’estate per i ragazzi è alle porte, ma le incognite sono tante, troppe e tra i parroci di periferia emerge un sentimento di solitudine e abbandono. Si sentono lasciati soli di fronte ad obblighi e vincoli propri del tempo di pandemia a cui non sono in grado di far fronte.

È un grido silenzioso che passa di famiglia in famiglia e si trasforma in rassegnazione. Nella parrocchia di San Luca nel popolare quartiere di Mirafiori a Torino l’anno scorso erano iscritti 140 bambini all’Estate Ragazzi, nella vicina Beati Parroci 120 a cui sarà impossibile dare una risposta. “Abbiamo fatto un sondaggio tra tutti i genitori”, racconta Alessandra Bella del consiglio pastorale, “ed è emerso che ai Beati Parroci 80 famiglie sarebbero in forti difficoltà in assenza delle attività estive e a San Luca 40”.

Non si tratta solo del Covid, ma dei nuovi vincoli che si sono aggiunti che prevedono una persona maggiorenne ogni 8 bambini, la sanificazione quotidiana degli spazi e la verifica della temperatura in entrata e una procedura di “pre-triage quotidiano”. E poi un questionario auto-compilato e auto-certificato dalla famiglia sulla presenza di febbre, tosse, difficoltà respiratorie, perdita del gusto e della capacità di sentire gli odori. Nonché una gestione del flusso in entrata e in uscita tale “da non generare assembramenti”. In sintesi chi in Regione ha scritto il regolamento o non è mai stato in un oratorio o crede che una parrocchia sia una multinazionale. Siamo di fronte al massimo scarico delle responsabilità sulle parrocchie.

La questione è che il rispetto delle norme così strutturate richiede molto personale e risorse aggiuntive che non ci sono. L’amarezza è che si lasciano così le famiglie nella solitudine: chi ha risorse economiche andrà nei centri a pagamento oppure chiederà il sostegno dei nonni, tutte le altre dovranno fare da sé. Già adesso raccontano Luca e Cristina lui operaio lei operatrice sanitaria “siamo costretti a lasciare nostra figlia di 11 anni da sola perché non possiamo permetterci una baby sitter, ma siamo preoccupati perché Adele sta tutto il giorno davanti al tablet e alla televisione”. “Servirebbe”, secondo il parroco don Corrado Fassio, “un’alleanza istituzionale, una collaborazione tra gli oratori e ad esempio la protezione civile, la Croce Rossa o altri enti per permettere lo svolgimento delle attività in sicurezza”.

Quando si dice periferia il discorso è tutto qui come scriveva Calvino “di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Ed è quello che aspettiamo perché il gioco dei bambini è un’attività troppo seria per essere lasciata solo nelle mani dei burocrati.


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