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Education & Scuola

La scuola con tutti

L'anno che verrà sarà pieno di problemi o si rivelerà carico di opportunità? Dipende da noi modificare integralmente il processo educativo-formativo dei nostri ragazzi trasformandolo in una «scuola di vita»

di Guido Zovico

Il prossimo anno scolastico sarà smodulato e differenziato. Di transizione, in attesa di “trovare” una nuova normalità. In questa straordinaria fase vale la pena chiedersi se abbia senso riportare la scuola “là” e “come” l’avevamo lasciata.

Oppure, se davanti a noi abbiamo la più grande occasione per modificare integralmente il processo educativo-formativo dei nostri ragazzi trasformandolo in una «scuola di vita».

Siamo dentro a un tempo inedito che pone interrogativi per i quali, spesso, non abbiamo le giuste risposte. Ci sentiamo impreparati, costretti a cercare nuove soluzioni per la vita sociale ed economica, sia a livello personale che collettivo. Siamo tutti chiamati a un agire responsabile e contributivo perché, in tutti i contesti, le soluzioni ai nuovi problemi si troveranno dentro a un processo partecipativo e non meramente organizzativo.

La «dilatazione del vivere» della nuova contemporaneità, segnata dall’esperienza pandemica del Covid-19, non sarà regolata solo dalla distanza fisica e da precauzioni sanitarie, ma anche dalla dilatazione degli orari, dei luoghi, della logistica e della mobilità.

Siamo costretti a studiare nuove forme dell’abitare i luoghi e il tempo. Dovremo dotarci di nuovi strumenti, analogici e digitali, per affrontare e gestire senza alcun grado di separazione tutte le fasi della vita, quando prima, invece, tutto era separato in una sorta di individualismo dell’agire. Ogni nucleo famigliare, infatti, dovrà adattarsi alle scelte organizzative e gestionali che saranno adottate nei luoghi di lavoro, nella scuola, nelle strutture del welfare e nella vita sociale.

Appare oggi evidente la collegiale interdipendenza tra i diversi soggetti che, fino a ieri, si pensavano autosufficienti. D’improvviso ci troviamo a comporre un puzzle complicato, fatto di pezzi che appartengono a scatole diverse (ambiti sociali), dovendone riadattare i tasselli, modificandoli strutturalmente e ridisegnandoli nei comportamenti, in modo tale che risultino appartenere ad un unico contenitore che, in sintesi, è la nostra «comunità».

In questa transizione abbiamo la straordinaria opportunità di ripensare integralmente i processi formativi delle nuove generazioni che educano all’età adulta della responsabilità e che si interfacciano con tutte le componenti sociali. Per non tornare “là” e “come” l’avevamo lasciata, ciò a cui possiamo tendere è l’idea di una «scuola di comunità» che possa rispondere a una domanda di senso (che porta con sé il significato e la direzione che vogliamo darne) oltre che alle esigenze pratiche dei prossimi mesi-anni.

La sfida che ci possiamo dare è di immaginare una scuola «dilatata» e «aperta»: in un tempo più lungo, nel corso dell’anno come nell’arco della giornata, per sopperire alle diverse esigenze logistiche; nella partecipazione di altri attori-educatori della cultura, dell’ambiente, dello sport e del sociale per approcciare i diversi aspetti della vita così come la conoscenza del proprio territorio; nel coinvolgimento dell’impresa (sia profit che non profit) per assorbire attraverso micro esperienze il senso del fare lavorativo, miscuglio di conoscenza, condivisione, organizzazione, responsabilità e abilità; nell’apporto del volontariato che può svolgere un ruolo di proposta educativa e di tessitura laddove le altre istituzioni non riescono a garantire la necessaria presenza.

“Strumentalmente” riempiremmo spazi e tempo diversificati, rispondendo a una redistribuita presenza nei plessi scolastici o, come si sente proporre, in luoghi alternativi quali cinema, teatri e biblioteche (cui potremmo aggiungerne altri come imprese, fattorie sociali, parchi o giardini pubblici, musei, residenze per anziani e così via…) anche per soddisfare prevedibili esigenze di accudimento dei ragazzi da parte delle famiglie, diversamente costrette ad attingere a forme private di affiancamento.

Più “sensatamente” potremmo, in antitesi, provare a sperimentare la più intrigante e integrale proposta educativa mai immaginata: una «scuola di vita» che nasca anche dalle idee di studenti, docenti, genitori così come da contributi esterni alla scuola. E, c’è da scommetterci, gli effetti economici e sociali nel medio e lungo periodo sarebbero positivi e potenzialmente sorprendenti.

*tessitore sociale


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