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Cooperazione & Relazioni internazionali

Madhul, uno dei tanti corpi senza capitale

Arrivato in Italia minorenne vittima di abusi e violenze è finito in brutti giri. Oggi 19enne ha trovato casa e aiuto in un centro di salute mentale. La sua vicenda ci dice che non può esistere polis se non ci stanno a cuore il disagio mentale, l'abuso sull'infanzia, la solitudine, la povertà economica e la violenza

di Fabrizio Floris

Madhul è nato in un Paese lontano ed è arrivato in Italia minorenne, non si sa per quali rotte, quanto tempo ci abbia messo, fatto sta che fino a 19 anni è stato ospite presso una comunità di accoglienza.

Dopodiché si è trasferito da uno zio, una persona che si è rivelata con difficoltà sue e non in grado di prendersi carico del nipote. Infatti, obbligava Madhul a spacciare e dopo che lui si è rifiutato lo ha minacciato e cacciato via di casa. È andato da un “amico”, ma ha scoperto che faceva un uso pesante di droghe, «era fuori di testa e una sera mi ha picchiato».

Così ha iniziato a girovagare per i vari servizi della città ed è approdato nel posto giusto. Nel centro di salute mentale ho trovato competenza e sostegno fattivo. Ma nel suo abisso hanno dovuto immergersi anche loroed è stata una discesa nel dolore.

Dai colloqui è emerso che aveva subito violenze: veniva venduto per soldi e in uno di quei rapporti ha contratto l’epatite. Ha 19 anni ed è completamente solo: smarrito come un cucciolo in autostrada. «Ha bisogno, racconta l’educatore che lo preso in carico, di maestrie figure adulte che lo sostengano e gli diano fiducia […] Ha tutte le sfumature umane di una persona confusa: a volte è gentile, altre aggressivo, ha modalità arroganti quasi delinquenziali, non vuole parlarti, altre volte è sereno, mite, sorridente […]. In questo mondo ci sono parti di inferno….Meno male che qui si vive massimo 100 anni mentre il paradiso è eterno…Dopo le prostitute, che sono le prime ad entrare in paradiso, ci sono gli abusati».

La condizione di Madhul ricorda quella che D. Hunter descrive in Chav (Edizioni Alegre) «I nostri corpi sono intrisi di connotazioni di classe, e i corpi delle persone senza capitale valgono meno. Per questo possono smontare i nostri corpi, possono comprarli e venderli, imprigionarli e poi lasciarli andare. E tutto questo ha per loro poca importanza». La politica (e la popolazione in generale) non segue il dolore della classe: un po' perché questa condizione di classe non c'è più, o meglio c'è, ma non è percepita. È una nebulosa di persone che vengono sia idealizzate che disprezzate, ma poco comprese, incontrate ed ascoltate. Quindi tenute a distanza, non sono soggetti teorici primari la cui storia fa parte della narrazione principale, ma subalterni perché le loro storie sonovariazioni secondarie con cui non vale la pena mettersi in gioco ed essere disposti a perdere.

Madhul, Chav e tutti gli altri ci dicono che non può esistere polis se non ci stanno a cuore il disagio mentale, l'abuso sull'infanzia, la solitudine, la povertà economica e umana, la violenza. Non può esserci politica se non si ha una visione su ciò che è giusto (il sogno). L’unico che, come ci ha spiegato Martin Luther King, genera cambiamento sociale.


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