Economia & Impresa sociale 

Quarantena a quattro stelle all’Hotel Michelangelo di Milano

L’esperienza si è rivelata un successo ed è nata grazie all'azione di co-progettazione messa in piedi dal Comune e dalla prefettura di Milano e la cooperativa sociale Proges. Ad oggi sono state ospitate 511 persone positive al Coronavirus. «Speriamo che non serva ricorrere nei prossimi mesi a misure di questo tipo», dice Regalia coordinatore del progetto. «Ma ormai abbiamo messo in piedi un prototipo che può essere replicato in poco tempo e ovunque»

di Anna Spena

All’Hotel Michelangelo di Milano, un albergo a quattro stelle nei pressi della Stazione Centrala della città, agli ospiti non si dice più “Arrivederci”. Anzi, “arrivederci” è una parola bandita. Questo perché l’emergenza Coronavirus ha comportato l’urgenza e necessità dell’apertura di nuovi punti di accoglienza e posti letto per pazienti Covid-19.

Da qui la decisione di aprire le porte dell’Hotel Michelangelo di Milano, il primo a livello europeo, destinando la totalità delle stanze, 275, a persone in quarantena positive al Coronavirus. Dallo scorso 30 marzo ad oggi sono state 511 le persone che hanno passato qui il loro periodo di isolamento in attesa della guarigione. Attualmente il numero degli ospiti è sceso a 55.

«Questo è un esempio di grande collaborazione e co-progettazione», spiega Luigi Regalia, coordinatore del progetto per la cooperativa Proges, tra gli attori dell’iniziativa. «Al progetto nato dal Comune e dalla Prefettura di Milano, poi si sono aggiunti ATS Città Metropolitana per la parte di sanità pubblica, la Asst Nord Milano per la sorveglianza sanitaria e noi di Proges per supporto generale e logistica e la proprietà dell’albergo che l’ha messo a disposizione».

L’hotel ospita persone che necessitano isolamento e non possono tornare al proprio domicilio. Ognuno con la propria stanza dotata di televisore, wifi, cambio biancheria settimanale, vengono forniti i pasti in contenitori monouso seguendo le linee guida e i protocolli di sicurezza, garantite le consegne di materiali e generi di conforto da parte dei famigliari, ed è stata offerto supporto psicologico alle persone.

L’ingresso dell’albergo si è trasformato in un triage e sono stati 17 gli operatori che hanno gestito l’iniziativa. «Tra loro», sottolinea Regalia, «nessun contagio. Le misure di sicurezza adottate sono state elevatissime».

La dimissione avviene dopo i due tamponi negativi e, in media sono stati occupati 200 posti alla volta. A variare è stata la tipologia di utenza: durante il primo periodo i pazienti erano operatori sanitari e agenti delle forze dell’ordine, poi sono state accolte le numerosissime dimissioni nel periodo clou dell’emergenza in Lombardia con gli ospedali al limite del collasso, mentre dalla seconda metà di maggio sono accolte principalmente persone fragili e senza fissa dimora, potenzialmente a rischio in virtù dell’individuazione di focolai all’interno delle case di accoglienza e dei dormitori, dove il distanziamento sociale risulta particolarmente difficoltoso».

«Una differenziazione sociale, di culture e abitudini tradotta in diverse necessità a livello gestionale, soprattutto per quanto riguarda la lingua», continua Regalia. «Necessità a cui si è fatto fronte nel corso del tempo con un servizio costante non solo dal punto di vista pratico e funzionale, ma anche psicologico gestito dalla ATS. Perché in quelle camere si sono alternate persone con storie, paure, sentimenti contrastanti dati dall’isolamento e dal timore per il virus. Nell’ultimo mese al team di operatori si è aggiunto anche un mediatore culturale, la sua figuara ci è sembrata necessaria e utile soprattutto per gli ospiti di nazioanlità diverse arrivai nell'ultimo mese. In modo da potergli garantire, senza nessun tipo di barriera linguistica, tutte le informazioni necessarie».

Finita la quarantena degli ultimi ospiti l’attività dell’hotel dovrebbe tornare quella originaria: «Speriamo che non serva ricorrere nei prossimi mesi a misure di questo tipo», conclude Regalia. «Ma ormai abbiamo messo in piedi un prototipo che può essere replicato in poco tempo e ovunque».


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