Solidarietà & Volontariato

Ramonda confermato alla guida della Papa Giovanni XXIII

Alla guida della Comunità fondata da Don Oreste Benzi per il terzo mandato ha dichiarato: «Continueremo a portare il nostro contributo, insieme alle parrocchie e ai tanti movimenti con cui spesso collaboriamo, alla ricchezza della Chiesa sotto la guida di Papa Francesco». L’elezione in occasione dell’assemblea generale di sabato 25 luglio

di Redazione

Alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII dalla morte del suo fondatore don Oreste Benzi (2 novembre 2007), Giovanni Ramonda è stato eletto per la terza volta Responsabile Generale della Comunità che ha esportato il carisma dell'accoglienza in casa famiglia in 45 Paesi del mondo. Sessant’anni, piemontese, sposato con Tiziana Mariani, oltre ad aver avuto tre figli naturali, porta avanti con la moglie la responsabilità di una numerosa casa famiglia. Laureato in Pedagogia, ha conseguito il titolo di Magistero in scienze religiose.

Ramonda è stato eletto con i due terzi dei votanti alla prima votazione dall'Assemblea Generale della Comunità (nell'immagine un momento dello spoglo dei voti), convocata a Rimini, sabato 25 luglio. A causa dell'emergenza Covid-19, hanno potuto partecipare esclusivamente i delegati italiani, mentre quelli delle 43 missioni estere hanno potuto votare in modalità online.
«La Comunità Papa Giovanni XXIII è un gregge che porta una luce particolare nel mondo», ha dichiarato Ramonda. «La nostra è una scelta di vita esigente: condividiamo la nostra vita tutti i giorni con i più poveri ed emarginati, oltre ai momenti di preghiera che rimangono fondamentali momenti della Comunità. Continueremo a portare il nostro contributo, insieme alle parrocchie e ai tanti movimenti con cui spesso collaboriamo, alla ricchezza della Chiesa sotto la guida di Papa Francesco. Ognuno con il suo cammino specifico, e nella stima reciproca, può arricchire la missione della Chiesa».

In una recente intervista Giovanni Ramonda (nella foto) ha affrontato il tema della missionarietà della Comunità Papa Giovanni XXIII che negli ultimi anni si è orientata verso Stati come l’Olanda, la Germania, la Francia, la Spagna, che hanno economie simili alla nostra, ricordando da un lato che «in realtà stiamo continuando ad andare anche nei Paesi poveri, ma è vero che c’è una presenza crescente in altri economicamente sviluppati». E dall’altro che «la nostra è anzitutto una testimonianza di vita. Ci sono Paesi che economicamente stanno bene ma sono carenti sul piano umano perché ad esempio non fanno più nascere bambini down. Essere lì con una nostra famiglia o casa famiglia che accoglie proprio dei bambini down significa far capire, non a parole ma con i fatti, quanto queste persone siano una risorsa capace di umanizzare l’ambiente sociale in cui vivono».

Don Benzi invitata a leggere i segni dei tempi per essere sempre “contemporanei alla storia” e oggi, i segni che vede Ramonda «sono molti». Due in particolare: «Il primo riguarda la nostra identità. La Chiesa – dice spesso papa Francesco – non basta che viva con i poveri ma deve vivere da povera. Questo vale anche per la nostra Comunità, tanto più che uno dei punti della nostra vocazione è proprio la scelta di povertà. Una comunità povera con i poveri. L’altro segno: mi ha colpito vedere quanti anziani sono morti nella solitudine di una casa di riposo durante la pandemia. Dobbiamo scardinare l’idea che la soluzione per gli anziani sia la casa di riposo, tanto radicata che a volte sono loro stessi a chiedere di andare al ricovero perché si sentono un peso. Uno degli slogan che ci ha caratterizzato fin dall’inizio è “Chiudiamo gli istituti, apriamo le famiglie”. Vale per i minori e per i disabili, ma anche per gli anziani».


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