Cooperazione & Relazioni internazionali

Stati Uniti, nel 2020 raddoppio dei morti per droga

L’allarme è stato lanciato dal Washington Post: secondo i dati raccolti in 35 stati Usa le vittime dei primi sei mesi sono già a livelli pari a tutto il 2019. È una situazione causata dall’isolamento sociale e dalla crescita della disoccupazione. «Siamo preoccupati anche per l’Italia», dice Emanuele Bignamini, del Comitato Scientifico dell’Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze

di Redazione

L’allarme è stato lanciato negli Stati Uniti: secondo i dati raccolti dal quotidiano Washington Post da ambulatori e distretti di polizia in 35 stati americani sui 52 dell’Unione le morti per overdose da droga, che negli ultimi 18 mesi erano in costante diminuzione, hanno presentato una brusca inversione di tendenza arrivando ad eguagliare le morti di un anno in meno di sei mesi: un raddoppio della mortalità.

In Italia la situazione epidemiologica sarà nota nella sua completezza solo a fine anno ma i dati disponibili, che riguardano alcuni osservatori regionali, vanno nella stessa direzione. Comunque si sviluppi il 2020 nel suo complesso, i mesi coincidenti con la pandemia e il lockdown hanno ormai una connotazione precisa: la crisi provocata dal COVID-19 ha portato a una grave crisi anche per quello che riguarda i processi di cura e prevenzione delle dipendenze. Le cause individuate dagli specialisti sono numerose. Come riferisce il quotidiano americano, dalle statistiche precedenti la pandemia si evince che ogni 1% di aumento della disoccupazione causa in ricaduta il 3% in più di morti per overdose da oppioidi. Si tende a pensare alla droga come a un problema personale ma, se le morti per overdose aumentano durante le situazioni di crisi occupazionale, alcuni ricercatori ravvisano in questo aumento un problema di sistema. La rapidità, la globalità, l’imprevedibilità della crisi, lo sconvolgimento delle abitudini di vita, la sorpresa, il disorientamento, l’incertezza e la confusione delle istituzioni accentuano il senso di solitudine dei cittadini, l’angoscia di doversela cavare da soli, la disperazione che nessuno interverrà per portare un aiuto.

Inoltre l’isolamento sociale prolungato e la maggiore vulnerabilità allo stress, in persone fragili sul piano relazionale ed esistenziale può aver amplificato sia elementi di malessere, favorendo pensieri autodistruttivi, sia all’opposto la sensazione euforica di non avere più controlli. In questa situazione la ricerca di soluzioni di contenimento o di cura del COVID-19 ha portato a scelte drastiche. Come altri servizi aperti al pubblico anche i servizi sanitari hanno ridotto la loro accessibilità: i pazienti in cura per la dipendenza hanno visto rallentare le visite, i controlli, gli interventi in genere.

«La drammatica esperienza americana», spiega Emanuele Bignamini, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze, «deve insegnarci a riflettere con la giusta preoccupazione sulle possibili conseguenze anche in Italia dell’epidemia di COVID-19 sulle overdose da droga. Il caso recente dei due ragazzi di 15 e 16 anni di Terni, morti per probabile overdose da metadone, segnala l'importanza di investire in politiche sanitarie cogliendo anche l'occasione della disponibilità di innovative soluzioni legate al controllo digitale della salute».

Le maggiori difficoltà di accesso ai servizi, hanno necessariamente comportato minori controlli sulla adesione alla terapia. Nel caso della terapia sostitutiva con metadone o buprenorfina, ha portato ad aumentare la pratica dell’affido del farmaco ai pazienti, anche per lunghi periodi (la Legge lo permette fino a 30 giorni), riducendo le somministrazioni di persona e i controlli sanitari. Inevitabilmente, la consegna di significativi quantitativi di prodotto a pazienti in cura per la tossicodipendenza crea “occasioni” di uso improprio o ancor peggio di cessione ad altri, ovviamente illegale, delle proprie dosi per soldi.

Nel frattempo il narcotrafffico e lo spaccio al dettaglio hanno dimostrato inventiva, flessibilità, capacità di penetrazione informativa, attaccamento al cliente. Inoltre: ampliamento e differenziazione dell’offerta di prodotti, non conosciuti ai più. Con tutti i drammatici rischi che questo comporta.


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