Welfare & Lavoro

“Non c’è nessuna invasione”, il viaggio a Lampedusa di don Angelo

Dal Lago Maggiore a Lampedusa, il sacerdote della parrocchia di Ghiffa, in Piemonte, ha incontrato la comunità cristiana dell'isola siciliana per manifestare la propria vicinanza e per vedere con i suoi occhi "che non esiste alcuna invasione di migranti", ma che invece l'isola è felicemente popolata dai turisti. Accolto da don Fabio Maiorana e don Carmelo La Magra il prete di Ghiffà custodirà nelle sue preghiere il dolore e la sofferenza negli occhi delle donne e dei bambini migranti

di Alessandro Puglia

«La Madonna che ho davanti in questo momento mi ricorda che anche lei era profuga, scappò da Nazareth verso l'Egitto per salvare il Figlio». Davanti al Santuario della Madonna di Lampedusa, don Angelo Nigro, sacerdote di 48 anni e parroco di Ghiffà, in provincia di Verbania, prega affinché «questo mondo che non funziona proprio bene» possa scoprire quella via della Salvezza e «migliorare da un punto di sociale e umano». Dal paesino che si affaccia sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, Don Angelo, ha deciso quest’anno di trascorrere un periodo a Lampedusa per capire e vedere cosa davvero sta accadendo nell’isola siciliana e al tempo stesso per dimostrare la propria vicinanza alla comunità cristiana locale.

«Sono stato accolto dai due parroci, don Fabio Majorana e da don Carmelo La Magra, che bene conoscono questa gente meravigliosa che negli anni si è saputa distinguere per le proprie capacità di accoglienza. L’invasione di cui tanto si parla e straparla non è affatto reale, ho visto solo un gruppetto di ragazzi migranti per le vie del centro ed erano scortati dalla polizia. Ci sono tanti turisti e quindi se dobbiamo dire che Lampedusa è invasa diciamo allora che è invasa dai turisti», racconta a Vita don Angelo che in questi giorni ha anche incontrato il direttore del tanto discusso hotspot di Lampedusa: «So che verrà svuotato in tempi brevi, è chiaro che una struttura che può contenere al massimo 190 persone non né può ospitare oltre mille», prosegue don Angelo.

Delle criticità dell’hotspot dell’isola se ne discute oggi come in passato. E più volte, non soltanto in tempi di pandemia, il sindaco ha richiamato le istituzioni per affrontare un fenomeno, più che un problema, che a Lampedusa c’è sempre stato.

«La persone del posto si sentono un po’ abbandonate, dicono che i tunisini non scappano da guerre e carestie, ma ho cercato di dialogare con loro spiegandogli che si fugge anche solo per cercare un futuro migliore, per trovare un lavoro e poter guadagnare qualcosina in più a fine mese» aggiunge il parroco che ha anche assistito a uno sbarco autonomo di migranti: «Un barcone di circa 50 persone che si è incagliato su uno scoglio, c’era una suora con me che parlava arabo, ha chiamato i Carabinieri e ha tranquillizzato le persone che erano tutte provate dal viaggio» continua don Angelo che pensa al dolore e alla sofferenza negli occhi delle donne e dei bambini migranti che ha incontrato a Lampedusa.

Un’isola che con i suoi luoghi e le sue spiagge è circondata da un’infinita bellezza, ma che al tempo stesso ha inghiottito tanto dolore. Come avvenuto in quel tratto di mare, a soli 600 metri dall’isola dei conigli, all’alba del 3 ottobre 2013 quando morirono 366 persone nel naufragio conosciuto come la strage di Lampedusa.

Dall'isola tanto cara a Papa Francesco che qui a luglio del 2013 fece il suo primo viaggio da Pontefice, don Angelo, tra un calice e una croce realizzati con i resti dei legni dei barconi, contempla la bellezza del Creato e invita chiunque a non voltarsi dall’altra parte «perchè l'immigrazione è la storia dell'Uomo».

Un estratto del video mandato da don Angelo Nigro a don Renato Sacco con cui sull'emittente locale Azzurra Tv conducono la trasmissione "Non di solo pane"


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