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La gestione delle emergenze nazionali? Dalla Toscana un nuovo modello

Pubblicato il volume “La gestione del rischio nelle maxi emergenze. Il metodo Sismax” che immagina un'organizzazione che permetta un perfetto coordinamento nazionale, che nel caso Covid è mancato. A fare da pivot il dipartimento di servizio civile nazionale e al centro una chiara catena di comando. L'intervista con il curatore, Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute

di Lorenzo Maria Alvaro

Tra le principali criticità della crisi pandemica dovuta al Covid 19 in Italia c'è stata la difficoltà nel rispondere in modo ordinato e coeso ai problemi sia organizzativi che logistici. La criticità dipende in larga parte dall'autonomia regionale ma anche alla mancanza di un protocollo univoco di intervento in caso di emergenza, di qualunque tipo, in Italia. «Ogni Regione deve predisporre un piano per le maxi emergenze.

Questo però significa che non esiste unitarietà da questo punto di vista sul territorio nazionale», sottolinea Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute e direttore delle maxi emergenze dell'U.S.L. Toscana Centro introducendo il manuale “La gestione del rischio nelle maxi emergenze. Il metodo Sismax”, promosso dalla Fondazione con la collaborazione di Cesvot, Luiss Business School e Ordine di Malta. «Un lavoro importante perché potrebbe essere un modello cui guardare per arrivare ad un piano nazionale», aggiunge Gelli. L'intervista


A cosa servono questi piani emergenziali che tutte le Regioni devono predisporre sulle emergenze?
È un obbligo di legge. La Legge 24/2017 infatti, sulla sicurezza delle cure e sulla responsabilità professionale dei medici, rappresenta il primo strumento per sensibilizzare e formare tutto il personale sanitario e i volontari della Protezione Civile. L'idea è che serva un'organizzazione per quelle situazioni che conteplino sia il massiccio afflusso che i piani di evacuazioni. Significa sapere cosa fare per reperire presidi medici e personale o come allontanare grandi numeri di cittadini. Questo manuale va un po' oltre all'obbligo di legge

Cioè?
Abbiamo fatto un passo in più, infatti ci siamo inventati una modalità operativa nella gestione delle maxi emergenze che è un metodo formativo e si chiama Sismax. Quando i miei operatori sono stati chiamati a formare gli operatori toscani sono stati chiamati anche dalla Sardegna a fare lo stesso ho caoito che dovevamo immaginare uno strumento a disposizione di tutti. Che è stato arricchito rispetto alla versione originaria

Cosa avete aggiunto?
Abbiamo aggiunto un respiro propriamente nazionale con l'inquadramento normativo e il rapporto tra sistema sanitario e sistema di protezione civile. Abbiamo poi suddiviso le casistiche in tipologier di maxci emergenze convenzionali, come terremoti ed esondazioni e non convenzionali, quindi nucleari, biologiche, chimiche, radioattive ed esplosive. Ci tengo a sottolineare che questo manuale sarà usato come testo di studio nei master di secondo livello dell'Università Luiss di Roma

In Italia non esistono modelli di intervento sulle emergenze. Ad ogni emergenza in Italia si costruiscono sistemi di gestione ad hoc. Voi proponete invece un format unico?
L'idea è quella di superare le enormi differenze introdotte negli anni dovute all'autonomia regionale. Oggi abbiamo 21 modelli sanitari difformi tra loro. È ovvio che la reazione, i piani, la gestione di queste situazioni straordinarie risentono di questa situazione

Il collante che voi identificate per tenere insieme le varie anime regionali è la Protezione Civile Nazionale…
Sì, il sistema ha questo punto di collante. Ovviamente il superare le differenze non significa imporre niente a nessuno o eliminare le differenze territoriali. È evidente che la protezione civile non era attrezzata per governare questa emergenza. Un motivo può essere il suo depotenziamento. A questo problema andrà posto rimedio. Il nostro tentativo però non è dare questo tipo di dindicazioni quanto individuare chi fa che cosa in queste drammatiche evenienze.

Quindi il manuale identifica funzione per funzione le figure coinvolte nella gestione delle maxi emergenze?
Assolutamente. Allegati al manuale ci sono dei tape. Sono dei supporti cartacei che definiscono con chiarezza la priorità che ciascun protagonista della catena di comando deve svolgere a seconda del tipo di emergenza si sia concretizzata. Un modo anche per aggirare il rischio di black out comunicativi che possono sempre avvenire. Quindi individuiamo cosa fanno il direttore sanitario dei soccorsi, il direttore dei trasporti, il direttore del posto medico avanzato o il direttore dele squadre di recupero.

Un piano quasi militare…
Un piano che parte da un assioma: previsione e prevenzione si traducono in programmazione. Avere quindi un piano sanitario vuol dire questo: programmare

Che ruolo ha in questo contesto la comunicazione, che è stata centrale nel caso Covid19?
Fondamentale. Per la prima volta la comunicazione insieme all'assistenza psicologica sono inserite in maniera organica. In particolare la comunicazione non può essere un tema lasciato all'iniziativa del singolo. È un elemento fondamentale della gestione di un'emergenza

Avete presentato il lavoro al ministro Speranza. Qual è stata la reazione?
Si è dimostrato molto interessato e ha espresso il desiderio di partecipare alla presentazione. È evidente che un progetto come questo sia strategico per il Paese


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