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Scuola. Ripartire con “Porte Aperte” al territorio

Oltre il Covid: un'alleanza tra scuola e territorio. Una proposta di 28 enti uniti da un progetto nazionale - DOORS – coordinato da Cies onlus e cofinanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Cinque proposte e la figura dell'ArtEducatore per unire "dentro" e "fuori" scuola

di Redazione

Una proposta per la ripartenza della scuola italiana. Una ripartenza che si apra al territorio e tenga conto delle lezioni apprese e delle vulnerabilità emerse. Il documento "A Porte Aperte" arriva da una rete di 28 enti (tra cui 10 associazioni, 2 cooperative, 11 istituti scolastici, 3 enti locali, 1 università e 1 fondazione), in cinque Regioni (Calabria, Lazio, Marche, Piemonte e Lombardia). Una proposta in cinque punti elaborati a seguito di una forte esperienza in ambito educativo messa in campo dal progetto nazionale "DOORS" – finanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.

In Italia 9,8 milioni di minori, il 16,8% della popolazione, hanno interrotto le normali attività scolastiche per l'emergenza Covid-19. L'aumento della povertà educativa, inoltre, è abbinata a fenomeni di disuguaglianza, anche di genere, nelle opportunità di apprendimento, crescita e sviluppo. Il nostro tessuto sociale è messo duramente alla prova e rischia concretamente di frammentarsi proprio nel momento in cui è chiamato a far fronte ad una vera e propria “progettazione del ritorno”. E nell’Italia attraversata dal Covid, così come nel mondo, il numero dei minori che abbandonano la scuola potrebbe continuare a crescere entro la fine dell’anno. Lo dice chiaramente il nuovo report globale “Save our education” di Save The Children: sono almeno almeno 9,7 milioni i bambini che rischiano di lasciare per sempre la scuola. “Per questo è importante agire localmente senza dimenticare lo sguardo globale e dunque mirare alla rimozione di ogni ostacolo- non solo di accesso” afferma Elisabetta Melandri, presidente di Cies onlus “e promuovere l’educazione alla cittadinanza mondiale e a comportamenti eco-sostenibili per ampliare e rendere più ricchi e attuali contenuti e metodi educativi”.

La proposta del documento "Porte Aperte" potrebbe essere riassunta in una frase del Presidente dell'Impresa sociale Con i Bambini, Carlo Borgomeo "l'educazione non è in capo alla scuola, ma a tutta la comunità". La sfida del progetto DOORS – di cui il documento è parte – è quella di contribuire alla "progettazione del ritorno" non solo a scuola, ma alla vita. Una sfida cruciale che non può che essere praticata rafforzando il ruolo di tutta la comunità educante, attraverso patti educativi tra le scuole e gli altri soggetti presenti sul territorio.

Obiettivo comune è trovare nuove opportunità di apprendimento che possano rispondere alle esigenze nate in questo periodo e che possano superare le differenze di accesso alle opportunità didattiche. Durante il lockdown, la scuola si è avvalsa di altri apprendimenti per poter garantire continuità educativa. Lo stesso progetto DOORS ha lasciato le porte aperte a percorsi online di ArtEducazione, di didattica a distanza e di supporto e sostegno alle famiglie e agli studenti.

Sono cinque le proposte che il documento A Porte Aperte vuole far arrivare alla comunità educante. Si va da "la didattica in presenza insostituibile, ma che può essere integrata con moduli a distanza" all'importanza dell'ArtEducazione che "può contribuire a ridurre la povertà educativa e favorire l'emersione e la condivisione di emozioni sopite e represse, dal periodo appena trascorso". Altro punto è quello in cui si ribadisce che "la scuola, luogo di separazioni disciplinari e approfondimenti verticali, ha bisogno di allinearsi con spazi di approfondimento orizzontali, i cosiddetti presidi territoriali". La nuova figura dell'ArtEducatore – che DOORS sta sperimentando – può essere lo snodo tra questi due livelli, tra dentro e fuori. Ultimi due punti: creare alleanze tra i servizi socio-sanitari e i servizi socio-educativi per contribuire attivamente alla lotta alla marginalità sociale, digitale, linguistica aggravatasi con il lockdown.

Credit Foto: Diana Bagnoli


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