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Maurizio Patriciello: «Sulla morte di Paola interroghiamoci tutti, e non si tratta solo di omofobia»

Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, attivista per la Terra dei Fuochi, ha incontrato i genitori di Maria Paola Gaglione, la diciottenne rimasta uccisa in un incidente stradale di cui non sono ancora chiare le dinamiche. «All’orientamento sessuale di mia figlia mi stavo abituando», ha raccontato la mamma della vittima a padre Maurizio. «Ero preoccupata perché Paola e Ciro non avevano una casa, mia figlia aveva lasciato la scuola, nessuno dei due lavorava. Mio figlio Michele non voleva uccidere la sorella»

di Anna Spena

Maria Paola Gaglione, 18 anni, è morta nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre in provincia di Napoli. È caduta da un motorino forse a causa dello scontro con un altro scooter. Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare. Lei si trovava sullo scooter insieme al compagno di 22 anni Ciro Migliore, un uomo transessuale. A guidare il secondo motorino, che per inseguirli li avrebbe speronati, il fratello di Maria Paola, Michele. Secondo la procura di Nola, lo scontro non sarebbe stato un incidente, Michele Gaglione è stato arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai “futili motivi”.

«Quello che è successo è una tragedia», dice Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, attivista per la Terra dei Fuochi. «Ma dobbiamo allargare il discorso ed essere capaci di aspettare la verità. L’atroce morte di Paola, la sofferenza di Ciro, il dolore delle famiglie di entrambi, meritano più attenzione e riflessione». A causare l’incidente sarebbe stato appunto il fratello di lei che non accettava la relazione tra Maria Paola e Ciro. «Quante famiglie sono preparate ad accogliere relazioni diverse? Quante ad accettare una relazione di una coppia mista? Magari di una ragazza di colore arrivata su un barcone. Quanti non accettano che la figlia laureata si sposi con un disoccupato o un operaio? Invece dobbiamo imparare, prima di tutto, ad accogliere con una mente aperta, serena. Guardare il mondo per quello che è. La famiglia di Paola a questa relazione non era pronta, Paola ha compiuto 18 anni solo a luglio. Michele era il primo di 4 figli, dalla sorella lo separavano 12 anni». Padre Maurizio ha incontrato di persona i genitori di Maria Paola.

«La mamma di Maria Paola», continua padre Maurizio, «ci tiene a dire che il problema non riguardava – ripeto che sto riportando le parole della famiglia – solo la relazione tra Paola e Ciro. I genitori erano preoccupati perché quando Paola è andata via di casa in realtà lei e Ciro non avevano un’altra casa dove stare. Ma Ciro la portava da alcuni parenti ad Acerra. Entrambi non avevano un lavoro, non erano indipendenti dal punto di vista economico. E allora come vivevano? Un altro elemento di preoccupazione per la mamma di Maria Paola è che la figlia frequentava una scuola per diventare estetista e l'avrebbe lasciata per Ciro. Noi viviamo in un quartier dove l’unica industria fiorente è quella della droga. La mamma voleva che la figlia si riscattasse, trovasse un lavoro. La famiglia ci tiene anche a dire che Michele non ha speronato lo scooter dove viaggiano Ciro e Paola. E che Ciro guidava ad alta velocità. Ma per questo ripeto bisogna aspettare che le indagini facciano il loro corso».

Quella di Paola è l’ennesima tragedia che vediamo consumarsi in questi giorni dove violenza insensata e mancanza di cultura si intrecciano. «Ai giovani», aggiunge padre Maurizio, «mancano gli esempi positivi degli adulti. Basti pensare a tutti i fatti orribili di femminicidio, o al caso di Willy. C’è una violenza in giro che mi spaventa, che oltre ad essere cattiva è sciocca, stupida. Penso ai due ragazzi che ora sono in galera, quelli che hanno ucciso Willy. Avrebbero potuto avere tutto dalla vita, mi piange il cuore. È un problema culturale. Di quella cultura che va oltre i libri e attraversa tutte le classi sociali. I fatti che accadono ci chiamano in causa tutti: chiesa, scuola, politica. Dobbiamo avere il coraggio della verità». La mamma di Paola ha raccontato a padre Maurizio: «Ci tengo a dire che mi stavo abituando alle scelte di mia figlia. Ho un fratello gay e l'abbiamo accolto. Ma non accettavo il fatto che fosse andata via senza una casa, senza un lavoro, senza la possibilità che lei e Ciro potessero guadagnarsi un pezzo di pane. Michele – secondo la mamma – ha provato a raggiungere la sorella solo per dirle di tornare a casa».


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