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Economia & Impresa sociale 

Becchetti: «Siamo un grande Paese e dobbiamo meritarcelo»

Si è conclusa la seconda edizione del Festival Nazionale dell'Economia Civile: un laboratorio di idee e di pratiche che, a detta del Presidente Conte, «potranno salvare l'Italia». Facciamo il punto con il direttore del Festival, l'economista Leonardo Becchetti

di Marco Dotti

Numeri in crescita, attenzione costante alla società civile, riflessioni, laboratori, esperienze. La seconda edizione del Festival dell'Economia Civile, aperta il 25 settembre alla presenza del Presidente della Repubblica, si è conclusa ieri a Firenze con l'intervento del Presidente del Consiglio.

Nel suo intervento, Giuseppe Conte è stato chiaro: «L'economia civile salverà il nostro Paese».

«Nessun leader o uomo della provvidenza può risolvere da solo problemi così complessi come quelli delle società contemporanee. A maggior ragione in un periodo delicato, che ha mostrato l'interdipendenza tra settori e ambiti che, a torto, si ritenevano lontani. Il mondo si fa a più mani, cooperando», spiega Leonardo Becchetti, che dirige il Festival e ne presiede il Comitato Scientifico.

Un Festival per agire, un Festival per pensare

Il Festival è stato anche l’occasione per la presentazione della seconda classifica del Buon Vivere. Ideata da Becchetti e realizzata col contributo della Scuola di economia civile guidata da Luigino Bruni e da decine di esperti di economia e generatività sociale, la classifica si basa su indicatori altamente innovativi che vanno "oltre il Pil" per misurare la qualità delle relazioni umane e della fiducia negli spazi urbani. Uno strumento che sta aprendo una strada nuova nella misurazione d'impatto.

La classifica, pubblicata da Avvenire e sostenuta da Federcasse, è divisa in tre parti in cui si misurano Ben-vivere e Generatività, la correlazione tra inquinamento e morti per Covid e le prime conseguenze economiche della pandemia (qui la classifica).

Il nostro è un movimento: affronta l'economia con l'anima e la passione e con il desiderio di cambiare le cose

Leonardo Becchetti

Becchetti e la sua squadra sono entusiasti del festival. «Era una scommessa farlo in forma ibrida – racconta a Vita, che è stato media partner del Festival -, ma abbiamo superato la prova. Il segreto del Festival dell'Economia Civile è che non offre a un pubblico più o meno vasto le ricette o le lezioni di un cenacolo di esperti. Il nostro è un movimento. Affrontare l'economia con l'anima e la passione e con il desiderio di cambiare le cose credo venga sempre più percepito dal pubblico, che si sente parte attiva di un vero e proprio salto di paradigma».

Pensieri e azioni

Pensiero, ma anche una parte laboratoriale. «Il pomeriggio c'erano i tavoli e momenti in cui i partecipati potevano sviluppare e avanzare proposte e idee in un momento molto particolare per il Paese che sta affrontando la sfida del Recovery Fund».

Un altro tratto che lo contraddistingue da altri Festival, è senz'altro quello delle buone pratiche amministrative: «una delle sessioni più belle è stata quella in cui varie amministrazioni hanno presentato le loro pratiche di economia civile, pratiche concrete, misurate e misurabili, ma soprattutto replicabili». Un vero e proprio «momento di generatività condivisa».

Generatività in atto

Il Festival ha anche mostrato un punto di progresso molto preciso, legato proprio alla classifica del Ben Vivere. Spiega Becchetti: «Da tempo sul piano internazionale si lavora sul benessere multidimensionale. Al Festival dell'Economia Civile proponiamo un pezzettino in più, che manca a tutte le metriche comuni: l'ultimo miglio della generatività e della ricchezza di senso del vivere».

Per la prima volta, «noi abbiamo misurato l'ultimo miglio della generatività sociale. Il passo in avanti che proponiamo è questo: non basta parlare di generatività dal punto di vista filosofico, serve una misurazione statistica. Una misurazione che monitora a livello territoriale, ma può essere usata anche per le valutazioni d'impatto e per i progetti».

Tra le parole che porteremo con noi in questo scorcio di 2020 e nel prossimo anno, «sono emerse senz'altro fiducia e cooperazione. Il Covid ha reso più saliente il modello in cui siamo tutti interconnessi e collegati, rispetto al modello del laissez-faire. L'1+1=3 diventa un punto centrale per affrontare il futuro».

Ma, come è emerso dal Festival, conclude Becchetti, sul tavolo c'è anche il tema della resilienza: «abbiamo capito che, quando decidiamo cosa fare, dobbiamo valutare anche quanto ciò che facciamo è esposto a rischi di shock e quanto rapidamente si può rimettere in piedi dopo uno shock. Questa è la sfida, ma siamo un grande Paese. E dobbiamo meritarcelo».


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