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Education & Scuola

«Così ho portato Montessori in Sardegna»

Aldo Arbore, maestro montessoriano, dopo aver contribuito a far nascere la prima scuola con il metodo Montessori a Carpi, oggi insegna alla Fabrizio De André dell'Ic San Donato di Sassari, racconta la specificità di un modello educativo nato oltre un secolo fa da un'intuizione che oggi le neuroscienze confermano

di Laura Solieri

In Italia c'è una scuola montessoriana (privata, partitaria o statale) ogni 400mila abitanti, in Irlanda una ogni 12mila. Nel nostro Paese, ma in generale in Europa e nel mondo, le scuole Montessori sono prevalentemente private perché si tratta di una tipologia di differenziazione didattica che implica alti livelli di qualificazione del personale docente e richiede spazi, arredi e dotazioni specifici, oltre che una diversa qualità di impegno a livello didattico in virtù della specificità dell'individualizzazione dei percorsi dell'apprendimento.

In questo contesto, ci sono però anche virtuosi esempi statali di cui ci racconta Aldo Arbore (nella foto), maestro montessoriano che nel 2016 ha contribuito ad avviare a Carpi, nel modenese, la prima scuola Statale montessoriana dell'Emilia-Romagna – dove sono solo tre le scuole statali con classi o sezioni montessoriane riconosciute dall'Opera Nazionale Montessori in virtù del protocollo di intesa tra Miur e Onm – e che oggi insegna presso la scuola "Fabrizio De André" dell'istituto comprensivo San Donato di Sassari, nella prima sezione statale montessoriana della Sardegna.
«Quella in Sardegna è un'esperienza promossa da un’associazione di genitori e avviata grazie alla disponibilità di un gruppo coraggioso di donne, preside e insegnanti, che non si sono fatte scoraggiare dalle difficoltà e dalle diffidenze che enti, istituzioni e territori sono capaci di sfoderare di fronte alle innovazioni, specie se migliorative, originali e di qualità» racconta Arbore che da Carpi, la sua città, porta a Sassari la recente esperienza omologa vissuta in Emilia con la speranza di poter contribuire alla definizione e condivisione di alcune buone prassi utili a strutturare sempre meglio la diffusione del Montessori nella scuola statale italiana. Arbore sta inoltre completando il corso per diventare formatore di formatori, per poter collaborare ai corsi di differenziazione didattica destinati a preparare docenti montessoriani.

Com’è il confronto, per quanto riguarda l’organizzazione didattica, tra i due territori di cui porta l’esperienza?
«L'organizzazione didattica purtroppo ha molte cose in comune con quella da cui provengo. Questo è l'anno peggiore della scuola negli ultimi 20 anni, e forse in un contesto inedito di epidemia mondiale difficilmente sarebbe potuto essere altrimenti. Ma diciamo che la scuola nella società italiana è stata troppo spesso strumentalizzata per scopi diversi da quelli dello sviluppo culturale del Paese, della cura del proprio futuro a partire dall'Infanzia e sempre meno negli anni – specialmente a causa di tagli e di riforme inorganiche e irrispettose – ha potuto tenere fede al ruolo che le avevano assegnato i padri costituenti. L'articolo 33, come tutti quelli in cui si sanciscono diritti e libertà, diventa effettivo solo se ci sono le condizioni materiali, organizzative ed economiche perché ciò sia possibile: l'Infanzia e una scuola capace di elevarsi alla loro altezza rappresentano la forza staminale del futuro dell'Umanità; Montessori come medico l'aveva intuito meglio e prima di tanti».

La specificità sostanziale della didattica montessoriana è quella di rendere realmente protagonisti i bambini del proprio percorso di scoperta e di sviluppo culturale. Il ribaltamento di prospettiva è chiaro già a partire dalla conformazione degli ambienti di lavoro: la cattedra scompare, i banchi sono distribuiti nello spazio in base all'esigenze di lavoro che cambiano, l'arredamento scolastico e la dotazione di materiali è organizzata in angoli distinti per tipologie di attività e ambiti di apprendimento.

Alla luce di questo, come vi siete organizzati per far fronte all’emergenza sanitaria?
«Per esemplificare si potrebbe dire che l'impostazione scolastica montessoriana si configura come un lavoro pedagogico di carattere "artigianale" che a fatica si concilia con un’organizzazione scolastica fortemente omologata e omologante di natura quasi "industriale". Inoltre, nella scuola statale italiana la differenziazione didattica montessoriana è a "costo zero" poiché non sono previsti oneri aggiuntivi per i carichi aggiuntivi che questa modalità di lavoro nell'insegnamento comporta. L'emergenza sanitaria ha costretto al rispetto di norme specifiche alle quali tutte le scuole Montessori statali in Italia si sono attenute come qualsiasi altra scuola. A parte alcune limitazioni oggettive, la nostra impostazione è rimasta il più possibile simile, anche se non è sempre semplice rinunciare alla libertà di movimento e collaborazione».

Le neuroscienze confermano anno dopo anno le intuizioni della dottoressa Montessori, secondo le quali allevare i piccoli della specie umana significa mettersi al loro servizio creando le condizioni che consentano a ciascuno di strutturare le proprie capacità di autonomia, secondo la disciplina della libertà, per poter contribuire ciascuno individualmente e insieme all'interdipendenza cosmica dell'Umanità nel proprio ambiente e nella propria epoca.

Eppure, nonostante questo, viene spesso appicciata l'etichetta spregevole di educazione libertaria a chi sceglie e pratica il metodo Montessori: perché secondo lei?
«Il pregiudizio nasce dall'idea fuorviata che la maggioranza ha del concetto di Libertà svincolato dalla dimensione della Responsabilità; dal sospetto che un senso comune deviato nutre nei confronti dell'originalità – ritenuta rischiosa – rispetto al conformismo più opportunista; dal fraintendimento guittesco cui è soggetta la creatività nel nostro Paese in cui la capacità di realizzare novità in modo pratico e concreto è ritenuta appannaggio di pochi eletti per tradizione famigliare; per la concezione farisaica e alienante che l'Italia ha della Cultura e della Ricerca come di pratiche di eccellenza riservate a quanti riescono ad accedere – per casi e merito – alla cima delle piramidi organizzative e retributive».


Nell'immagine in apertura da sinistra a destra, Aldo Arbore, Patrizia Mercuri dirigente Istituto comprensivo San Donato di Sassari, Luisa Loddi come Aldo insegnante alla scuola primaria F. De Andrè sezione Montessori – IC San Donato


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