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Next Generation EU: ecco perché l’impegno per il futuro deve superare quello per l’oggi

«O mettiamo al centro scelte che valorizzino le nuove generazioni oppure questo Paese rincorrerà una visione dell’oggi sempre uguale a se stessa e senza prospettive di futuro: è una consapevolezza che oggi abbiamo e a febbraio no», dice la ministra Elena Bonetti nell'ultimo dei Dialoghi di Vita.it e Telefono Azzurro. Le associazioni chiedono reti attive e generative, coordinamento, progettualità accanto alle risorse, poteri sostitutivi per chi lascerà i fondi inutilizzati

di Sara De Carli

Andare oltre i tavoli, per costruire con dei piani a medio lungo termine, con proposte concrete di sostegno alla famiglia e sostegno ai ragazzi, dal punto di vista educativo e psicosociale, avendo un’attenzione specifica per le fragilità – in particolare i bambini e ragazzi con disabilità e quelli in povertà economica e sociale. Ma l’obiettivo di elaborare progettualità nuove, implica mettere insieme tute le forze: lavorare insieme in un percorso di prospettiva. Reti attive e generative. Con i ministeri, gli enti locali, le associazioni e la comunicazione, perché troppo spesso oggi «la comunicazione crea solo resistenze per il futuro», ha detto il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro. Mentre oggi «l’impegno per il futuro oggi deve essere anche superiore a quello per affrontare la quotidianità». Si è aperta così l’ultima puntata dei Dialoghi “Ripartiamo dai bambini e adolescenti”di Vita.it e Telefono Azzurro. A tema il focus da dare a Next Generation EU, con la ministra per la Famiglia Elena Bonetti che ha dialogato con Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children; Gloria Tessarolo, assessore alle politiche sociali di Treviso; Barbara Battilana, presidente nazionale Agisci; Luciano Moia, caporedattore di Avvenire.

L'impegno per il futuro oggi deve essere anche superiore a quello per affrontare la quotidianità. Servono reti attive e generative. E una comunicazione diversa, perché oggi troppo spesso crea solo resistenze per il futuro

Ernesto Caffo

La ministra Elena Bonetti ha sottolineato che «il Paese di ottobre non è quello di febbraio», poiché «abbiamo capito che la dimensione comunitaria e relazionale deve essere il modello da attrezzare non solo per resistere a questa crisi. La consapevolezza che oggi abbiamo e che a febbraio era più inespressa è che o mettiamo al centro scelte che valorizzino le nuove generazioni, con spazi reali da abitare per loro, oppure questo Paese rincorrerà una visione dell’oggi sempre uguale a se stessa e senza prospettive di futuro. La scuola è questo. Non solo il luogo dove si trasmette ciò che è accaduto ma dove si forma l’embrione di ciò che deve accadere. La scuola oggi è la comunità che deve rimanere aperta e non perché i genitori sono in difficoltà, ma perché abbiamo già privato tanto i ragazzi e il rischio di un processo di impoverimento educativo grave c’è». In questo senso la scelta di De Luca di chiudere le scuole «è una decisione che non corrisponde alla progettualità politica del paese». Per la ministra «dobbiamo renderci organizzatori di una comunità educante e investire nelle famiglie come le comunità che sanno contribuire come soggettivi attivi alla ripartenza del paese e non come soggetti passivi a cui dare sussidi: questa è una delle conquiste di questi mesi. Le famiglie siano nodi di una rete di comunità che è il nuovo modello di società che deve essere costruito nel post Covid nel nostro paese». E come la costruzione di un nido è un investimento, non una spesa, così – ha aggiunto la ministra – «ciò che la famiglia spende per l’educazione dei figli è già una contribuzione. Come defiscalizziamo le spese di innovazione delle imprese, così anche quelle per l’educazione andrebbero defiscalizzate».

La trascuratezza con cui è stata trattata l’infanzia nella prima ondata, oggi non è più accettabile. Continuità di cura e continuità educativa sono due pilastri per la gestione dell’emergenza e devono essere tali in tutte le aree del paese

Raffaela Milano

Bonetti ha annunciato l’intesa raggiunta in Conferenza Unificata per i primi 700 milioni del Fondi Asili Nido per nuovi asili nido, servizi 06 e centri per le famiglie, ha accennato alla proposta che il Governo insieme a Unicef sta elaborando per la sperimentazione della Child Guarantee (l’Italia è fra i primi quattro paesi che la sperimenteranno a partire da prossimo anno) e ha annunciato una revisione delle linee guida per le attività educative perché «come le scuole non devono chiudere, così dico che tutte le realtà educative non formali e organizzate oggi possono svolgersi in sicurezza, attivando quelle responsabilità per cui non si arrivi all’emergenza. I centri estivi li abbiamo organizzati abbiamo evidenza di quanti pochi siano stati i contagi».

Guarda qui l’incontro

Next Generation EU: che fare?

Raffaela Milano, di Save th Children, ha ricordato che il Recovery Plan si chiama in realtà Next Generation: «invece questo è un tema un po’ trascurato e credo sia nostra responsabilità metterlo al centro. Abbiamo già visto tante risorse europee tornare a Bruxelles senza essere usati, occorre creare poteri sostitutivi forti: come c’è un commissariamento per la sanità, ci deve essere anche per questo. Chiediamo attenzione ai programmi ma anche ai meccanismi di spesa». Quanto al rischio di nuove chiusure della scuola, Milano ha sottolineato che per tanti bambini la casa non è un luogo sicuro e chiesto di «attivare piani di continuità di cura e educativi che scattino qualora per motivi forza maggiore ci siano lockdown territoriali. Non possiamo dimenticare l’esistenza dei bambini. La trascuratezza con cui è stata trattata l’infanzia nella prima ondata, oggi non è più accettabile. Continuità di cura e continuità educativa sono due pilastri per la gestione dell’emergenza e devono essere tali in tutte le aree del paese».

I bambini e ragazzi hanno rispettato tutte le regole e le fatiche per il bene primario di vedersi. Il rischio esiste ma credo sia un rischio che vale la pena di essere affrontato. Dal rischio non ci salva l’eccesso di norme ma la responsabilità delle persone.

Barbara Battilana

«Noi comuni siamo in trincea», ha ribadito Gloria Tessarolo, assessore alle politiche sociali del Comube di Treviso. «È importante non disilludere ancora una volta le famiglie». Ha chiesto misure per incentivare le regioni e i comuni che decidono di investire su famiglie e che invece di una strada fanno uno spazio per i ragazzi o un progetti di educazione digitale. «I territori sono laboratori in fermento, con il Covid abbiamo trovato una nuova alleanza con le famiglie».

Barbara Battilana, presidente degli Scout Agesci, ha chiesto di timettere al centro i bambini intendendo la necessità di ascoltarli, dargli voce e sostenerli nella decodifica emotiva di quel che stanno vivendo. «Me ne rendo conto a livello professionale come insegnante ma anche nelle esperienze dell’estate, i bambini e ragazzi hanno rispettato tutte le regole e le fatiche per il bene primario di vedersi. Il rischio esiste ma credo sia un rischio che vale la pena di essere affrontato e dal rischio non ci salva l’eccesso di norme – per le attività estive siamo stati tutti un po’ sommersi dalle norme sia a livello governativo e poi locale e dell asl – ma la responsabilità delle persone. Abbiamo bisogno di riportare il focus sulla persona e non sulla norma. Aprire una strada nuova in questo momento significa coinvolgere i ragazzi e renderli protagonisti di come vivere questo momento.

RIGUARDA I VIDEO DEI PRECEDENTI INCONTRI

Che responsabilità per il futuro dei nostri bambini e ragazzi?
il video del primo incontro

La nuova scuola dentro e fuori la scuola
il video del secondo incontro

Salute mentale e gap psicologico dei ragazzi
il video del terzo incontro

Educazione alla cittadinanza digitale
il video del quarto incontro


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