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Luci accese sui tesori sociali del Meridione

Il Mezzogiorno lo associamo alla povertà. Tuttavia povero non significa misero. Perché in tantissimi casi il Mezzogiorno non si trascina nell’avvilimento e nell’infelicità ma si muove di continuo e più che dare risposte crea, spesso dal niente, soluzioni. Col numero del magazine di novembre il nostro gruppo lancia un nuovo progetto editoriale "Vita a Sud", un volgersi dello sguardo all’innovazione sociale e ai modelli di economia civile del Meridione e delle Isole. Lunedì 9 novembre alle 15,30 la presentazione pubblica in diretta Facebook

di Anna Spena

Quando cammini nei Quartieri Spagnoli di Napoli, una periferia dentro il cuore della città, schiacciata tra le due grandi arterie, la ricca via Toledo e il borghesissimo corso Vittorio Emanuele, ti perdi in un reticolo di strade. Dominati dall’alto da Castel Sant’Elmo, se alzi gli occhi non vedi il sole, ma nelle giornate calde che il Sud d’Italia regala con costanza lame di luce che spaccano il quartiere e si fanno spazio tra i palazzi alti e i vicoli stretti. Quando sali o scendi per i Quartieri Spagnoli un riflesso naturale porta a sbirciare nelle case, ad affacciarsi nei piani più bassi dove le persone vivono letteralmente sulla strada. La realtà insomma ci salta addosso. Qui il 10% degli abitanti sono minori; tra di loro c’è un buon terzo, tra gli 8 e i 14 anni, che ha abbandonato la scuola. Non esistono spazi neutri, e se la scuola “espelle” questi ragazzi, se non “li sa trattenere”, se non riesce a creare affezione, allora li consegna all’industria dell’illegalità che li usa come mera forza lavoro. «È un quartiere difficile questo», racconta Rachele Furfaro, presidente della Fondazione Quartieri Spagnoli di Napoli (Foqus).

«Spesso gli stessi napoletani non lo attraversano perché ne hanno paura». Eppure proprio qui dove sembrava che non ci fossero soluzioni o risposte possibili è nato uno dei più grandi movimenti di rigenerazione urbana mai visti in Italia. «Dal 2014», continua Furfaro, «anno in cui ci siamo costituiti abbiamo ristrutturato un complesso di oltre 10mila metri quadrati, la fondazione ha creato lavoro per 136 persone e ospita nei suoi spazi 21 tra imprese e giovani startup. Qui c’è una delle quattro sedi del network di scuole paritarie “Dalla Parte dei Bambini” che per i ragazzi dei quartieri è gratuita. Foqus non è nata dal volere di un assessorato al welfare o da qualche bando della comunità europea, è nata dalla volontà di sperimentare su scala cittadina i confini dell’agire educativo».

E non è un caso se proprio tra questi vicoli, mentre siamo nel pieno dell’emergenza sanitaria dettata dal Coronavirus e le scuole sono chiuse, nei Quartieri Spagnoli hanno inventato la “didattica dai balconi”. «L’ha inventata un nostro maestro,», spiega Furfaro, «è andato a piedi dai suoi piccoli allievi: pochi, distanziati e affacciati dai balconi, ha letto e spiegato per strada Gianni Rodari. Il punto è che si sono affacciati anche i genitori e i vicini, e la lezione si è trasformata in un mo- mento di gioia collettivo».

Il Mezzogiorno lo associamo alla povertà. Le regioni del Sud e le isole sono quelle con il reddito pro capite più basso e il tasso di disoccupazione più alto. Nell’immaginario collettivo questo Sud è bello, bellissimo, ma rimane un posto di vacanza, sempre povero appunto, sempre indietro. Tuttavia povero non significa misero. Perché in tantissimi casi il Mezzogiorno non si trascina nell’avvilimento e nell’infelicità ma si muove di continuo e più che dare risposte crea soluzioni, spesso dal niente.

Non c’è spazio per il lamento
«Non c’è spazio per il lamento in questa nuova visione del Sud»: non ha dubbi Stefano Consiglio, direttore del dipartimento di Scienze Sociali all’università di Napoli Federico II e coordinatore del corso di laurea magistrale, appena inaugurato, primo in Italia, in Innovazione Sociale. «Ho 56 anni e vedo troppi miei coetanei che si appiattiscono sull’immagine stereotipata delle nostre regioni. Invece questo è un territorio fertile, ricchissimo». Il corso di laurea in innovazione sociale, primo in Italia, ne è un esempio concreto.

«Siamo a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, nello stesso polo dov’è stata aperta l’Apple Academy», continua Consiglio. «Collocare il nostro corso di laurea in un luogo simbolico, creare un presidio universitario in un luogo di disagio socia- le è un segnale che vuole invertire la rotta e andare in una direzione diversa». I modelli di welfare e impresa tradizionale fanno fatica a rispondere ai bisogni sociali. «Dobbiamo andare», spiega Consiglio, «verso organizzazioni ibride che mixano elementi del non profit ed elementi del profit per far convivere l’aspetto sociale e quello economico. Ecco il Sud non nega i problemi, ma adesso, per raccontare quello che sta succedendo nel meridione, dobbiamo guardare anche l’altra faccia della luna. L’altra faccia è il desiderio di appartenere ai luoghi della propria terra riconquistata. E la società meridionale scopre che è possibile produrre non solo per il mercato, bensì per un’economia locale di equilibrio. Via via che si accresce la coscienza ecologica e si afferma la necessità di essere autori di cultura, la terra è riconquistata non solo in termini agricoli e produttivi, ma mentali e creativi. Nonostante le scarsità di risorse e la crisi economica stanno emergono esperienze inedite, iniziative promosse da cittadini appassionati che hanno rifunzionalizzato siti, luoghi, saperi e tradizioni. Penso al parco della Gaiola onlus a Napoli che un gruppo di giovani ha trasformato da ricettacolo di rifiuti a sito patrimonio dell’Unesco o all’ex Fadda a San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, un vecchio stabilimento enologico in disuso diventato un nuovo spazio pubblico per l’aggregazione, la creatività e l’innovazione sociale gestito da una corda- ta di imprese e associazioni locali».

Nell’ultimo rapporto realizzato da Censis e Coonfcooperative “Imprese: dopo le macerie la ricostruzione, ecco l’Italia che ce la fa” dal Mezzogiorno arriva un dato inaspettato: «Sono oltre 12mila le startup a livello nazionale», spiega il ricercato- re del Censis Andrea Toma, che ha curato il rapporto, «il 24,5% sono concentrate proprio nel Mezzogiorno che è secondo solo al Nord Ovest. Nel Sud Italia, molto più che nel Centro o al Nord, le startup che nascono focalizzano l’attenzione su ambiente e territorio».

Quello del Sud è un corpo di frontiera. Napoli bellissima e faticosa, Cagliari dove il cielo sembra volerti cade- re addosso, il Cilento, il Salento, la Basilicata, Matera e i suoi sassi, Reggio Calabria, costa ed entroterra, che si allunga con la punta per toccare la Sicilia. Taranto, bagna- ta dai due mari, città simbolo d’Italia. Quello del Sud è anche un campo di battaglia, emozionante e mai pacificato…

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