Cooperazione & Relazioni internazionali

Criminalizzazione delle Ong, chi ne risponderà?

Dopo anni di indagini e processi, nessuna prova è stata mai evidenziata. Nel frattempo centinaia o forse migliaia i naufraghi sono rimasti senza soccorso o rispediti nei lager della Libia. Chi nella politica dichiarerà di dispiacersi per aver creduto ciecamente, senza verifiche, alle tesi di Zuccaro e di quanti l’hanno seguito, spesso strumentalizzandolo? Probabilmente nessuno, ma un modo per riscattarsi ci sarebbe: riprendere il "Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare" dell'Onu firmato da 164 Paesi e che il precedente Governo (il cui Presidente aveva perfino solennemente annunciato la firma italiana all’Assemblea Generale della Nazioni Unite) e il Parlamento avevano rifiutato. Conte avrà il coraggio di farlo?

di Nino Sergi

Ho seguito quasi tutte le audizioni del procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro (foto) al Comitato parlamentare “Shengen” ed alle Commissioni parlamentari “Migranti” e “Antimafia” nel 2017. E ne ho seguito le svariate interviste ed esternazioni mediatiche. Le sue accuse alle Ong impegnate nel Mediterraneo per salvare la vita di migliaia di profughi e naufraghi (presentate come supposizioni ma comunicate come fossero prove) sono state di associazione a delinquere, favoreggiamento dell`immigrazione clandestina, violenza, tentativo di «destabilizzare l’economia italiana» attraverso il massiccio sbarco di migranti sulle nostre coste al fine di «trarne vantaggi».

A suo avviso «alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti» perché «so di contatti» e si tratta di un «traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga». Manifestava cioè seri sospetti che le Ong fossero criminali, complici degli scafisti, commercianti di esseri umani. Con la sua azione giudiziaria e mediatica (era divenuto una star del video e della carta stampata) è riuscito a rafforzare un sentimento ostile alle navi di soccorso, che da una dozzina si ridussero ad un paio, talvolta una sola, con la conseguente crescita dei morti, migliaia di morti, con centinaia di bambini.

Nel maggio 2017 ho scritto una lettera aperta al procuratore Zuccaro, cercando di evidenziare alcune sue contraddizioni e superficialità. Ma il sostegno da lui ricevuto fu molto ampio: aveva infatti “le prove”. In realtà esprimeva supposizioni in modo da essere recepite come basate su prove. Anche quando, accorgendosi di esagerare, aggiungeva: “noi partiamo da ipotesi, partendo dalla peggiore, che è quella di un consapevole accordo che sarebbe potuto intercorrere tra le Ong e queste organizzazioni criminali”. Su quali basi? Impossibile saperlo. Fu appoggiato soprattutto dai leghisti e dai cinque stelle (il cui leader definì le Ong “taxi del mare”) ma convinse tanti, anche all’interno del centrosinistra (impressionante l’accondiscendenza di un presidente di Commissione di area Pd). Pagine e pagine di giornali e di trasmissioni tv hanno così to l’ostilità verso le Ong e i salvataggi di esseri umani.

Nessuna prova è mai stata evidenziata in questi anni dopo indagini e processi .

Ricordo alcune sentenze. Pochi giorni fa il Tribunale di Ragusa ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, comandante e capo missione della Open Arms, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violenza privata per aver disatteso le indicazioni delle autorità italiane in fatti risalenti al 2018. Nel febbraio scorso la Cassazione ha detto no all’arresto per la comandante della Sea Watch Carola Rackete perché “ha rispettato le regole del salvataggio in mare che comporta l’obbligo di sbarcare naufraghi in luogo sicuro”. Nel 2018 la Procura di Palermo ha accolto la richiesta di archiviazione di un procedimento penale contro il personale di Golfo Azzurro e Sea Watch accusato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione irregolare sul territorio nazionale. Nella richiesta di archiviazione si legge che «avendo l’imbarcazione umanitaria soccorso dei migranti che si trovavano in stato di pericolo, la condotta trova giustificazione nella predetta disciplina dell’art. 51 c.p. per aver adempiuto ad un obbligo imposto da una norma giuridica internazionale».

Centinaia o forse migliaia i naufraghi in mare rimasti senza soccorso o rispediti nei lager della Libia. Grave e forse irreversibile il danno procurato alle Ong ed alla loro credibilità. Vergogna! Chi ne risponde ora? E chi nella politica dichiarerà di dispiacersi per aver creduto ciecamente, senza verifiche, alle tesi di Zuccaro e di quanti l’hanno seguito, spesso strumentalizzandolo? Quanti giornali sapranno scrivere ora l’opposto di quanto hanno scritto dal 2017? La giustizia farà il suo corso, dato che si tratta di fatti che hanno favorito la morte o il ritorno allo stato di schiavitù di esseri umani?

Per la politica, c’è un modo per riscattarsi: riprendere il "Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare" (Onu), firmato da 164 Paesi e che, con atto superficiale, arrogante, strumentale, il precedente Governo (il cui presidente aveva perfino solennemente annunciato la firma italiana all’Assemblea Generale della Nazioni Unite) e il Parlamento hanno rifiutato, senza manco averlo approfondito. Tale Patto garantirebbe il quadro di riferimento per elaborare in modo coerente, ordinato e sicuro una radicale revisione dell’attuale legge o, meglio ancora, una nuova legge sull’immigrazione regolare, le norme sull’accoglienza o il respingimento, sull’inserimento sociale, educativo, lavorativo, l’integrazione, la cittadinanza, il diritto di asilo e il suo riconoscimento (anche in relazione al Patto Globale sui rifugiati, a cui l’Italia ha aderito). Sarebbe un atto di coerenza e un gesto per comunicare speranza e superare la vergogna di questi ultimi anni.


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