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Con Giò 23 l’impresa sociale si è messa a dare lezioni

A Milano dopo il lockdown la cooperativa Spazio Aperto Servizi ha preso in gestione una scuola. «È un'istituto per l’infanzia e primaria, si chiama Giò 23, ed è dedicato a Papa Giovanni XXIII», spiega la presdiente Maria Grazia Campese

di Diletta Grella

«La scuola non è soltanto uno spazio di apprendimento, ma un luogo su cui investire per affrontare le nuove sfide sociali». Ne è convinta Maria Grazia Campese, presidente di Spazio Aperto Servizi, un’impresa sociale nata a Milano nel 1993, con l’obiettivo di prendersi cura delle persone più fragili, attraverso servizi socio-sanitari, assistenziali, educativi e di accoglienza abitativa.

«Qualche mese fa, quindi in pieno lockdown, abbiamo costituito una nuova impresa sociale, Sas Scuole, e abbiamo preso in gestione una scuola per l’infanzia e primaria, la Giò 23, dedicata a Papa Giovanni XXIII».

La scuola, paritaria, si trova in via de Predis 8 a Milano, nel quartiere di Villapizzone. «È nata una sessantina di anni fa ed è sempre stata una scuola parrocchiale, ma già da qualche anno si sentiva l’esigenza di trovare un nuovo gestore» spiega Annalisa Colombo, la dirigente scolastica, mentre sorridente accoglie i bambini che con mascherina anti-Covid e in fila indiana entrano dal portone a piccoli gruppi. «Conoscevo alcune persone di Spazio Aperto Servizi, ho lanciato la proposta e, dopo un percorso durato un anno, eccoci qui! A settembre abbiamo riaperto con la nuova gestione di Sas. I valori che ci hanno ispirato sono sempre stati quelli dell’accoglienza del bambino e dei suoi bisogni. Sas, occupandosi di soggetti fragili, ci è sembrato il partner giusto, con cui guardare nella stessa direzione».

La Giò 23 ha sempre voluto essere un luogo di riferimento non solo culturale, ma anche sociale, per l’intero quartiere di Villapizzone. Si tratta di una zona della città caratterizzata da un mix abitativo e socio-culturale. Di fronte all’edificio scolastico, ci sono case popolari dove vivono per lo più immigrati, e alle spalle si trova invece un’area residenziale abitata da famiglie con maggiori possibilità economiche. La scuola fa dunque un po’ da cerniera tra realtà diverse. Gli alunni quest’anno sono 195 (66 nella scuola dell’infanzia, 129 nella primaria), molti sono di origine straniera, il 35 per cento ha genitori cinesi. La retta della scuola dell’infanzia varia in base all’Isee; quella della scuola primaria è fissa, con un occhio di riguardo per le situazioni più difficili. Il costo annuo di gestione della scuo-la è di circa 800mila euro: l’80% è costituito da costi del personale, il restante 20% da costi della struttura e da acquisto di beni e servizi. I ricavi provengono per il 77% dalle rette, il 20% da contributi istituzionali (di questi i contributi del Miur rappresentano oltre l’85%) e il 3% da contributi privati.

Un’idea di scuola

«L’incontro con la Giò 23 è stata un’occasione straordinaria» continua Simona Fazio, presidente di Sas Scuole. «Da tempo, Spazio Aperto Servizi si interroga sul ruolo della scuola sia dal punto di vista dell’istruzione, che dal punto di vista sociale. Siamo già presenti in circa 60 istituti con il servizio di integrazione scolastica per i bambini fragili. Ad un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di creare un’impresa sociale in cui potessimo davvero esprimere la nostra idea di scuola. Una scuola inclusiva e aperta. Una scuola che sia spazio di apprendimento e di crescita, non solo per i bambini, ma per le loro famiglie e per tutto il quartiere. Abbiamo studiato, ci siamo interrogati e abbiamo iniziato un dialogo con le realtà del territorio».

L’arrivo del Covid-19 e il lockdown avrebbero potuto arrestare il progetto, ma si sono in realtà trasformati in una sfida da cogliere, proprio in un momento molto delicato, in cui la scuola è al centro di un grande dibattito. Alice Gabrielli, psicologa, è il consulente scientifico a cui Sas Scuole si è affidata per aprire in sicurezza. «Le norme anti-Covid ci hanno imposto dei limiti che abbiamo interpretato come opportunità per ripensare la scuola», spiega Gabrielli. «E così abbiamo deciso di lavorare per centri di interesse, che rispettino i bisogni di apprendi-mento dei bambini. Abbiamo suddiviso gli ambienti in piccoli spazi: della costruttività, del gioco simbolico, della ricerca, del colore… Ogni spazio accoglie pochi bambini, in modo da mantenere il distanziamento».

Un’offerta poliedrica

Emanuele è in seconda elementare e ci mostra tutto contento come funziona «saltelliamo tenendoci a distanza», il gioco con cui ha imparato come ci si può divertire senza avvicinarsi troppo ai compagni.

«Il ritorno a scuola è avvenuto con gioia e tranquillità; ci siamo sentiti in mani sicure, le regole sono apparse subito chiare e sono state propo-ste ai bimbi in maniera ludica» spiega Monia Costantini, mamma di Emanuele e medico. «È il quinto anno che mio figlio è iscritto alla Giò 23. Penso che la nuova gestione di Sas possa essere molto positiva: l’offerta educativa potrebbe diventare più poliedrica, nel senso che i servizi che la cooperativa svolge all’esterno, per esempio la logopedia e la psicoterapia, potrebbero in futuro essere portati dentro la scuola ed essere di aiuto ai bambini che ne hanno bisogno».«La cooperazione sociale rappresenta un’occasione per la scuola e viceversa» conclude Maria Grazia Campese, presidente di Sas. Che conclude: «La conoscenza che la cooperazione ha dei territori è una risorsa fondamentale per la scuola, che ha bisogno di aprirsi all’esterno. La scuola, d’altro canto, è un contenitore prezioso dell’incontro, del dialogo e del confronto: valori che mai come ora abbiamo bisogno di tenere vivi, anche nella cooperazione. Attraverso il progetto della Giò 23, noi vorremmo cogliere l’aspetto dell’occasione in cui può trasformarsi questa pandemia. In questo momento storico di fragilità, di paura e di insicurezza, ci viene data una grande possibilità: quella di ripensare la vita delle persone. E dall’incontro tra la cooperazione e la scuola possono davvero nascere nuove e inaspettate opportunità».


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