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Agricoltura e innovazione tecnologica, come far parlare due mondi che sembrano lontani

Il sette dicembre in diretta Facebook sulla pagina di Ruralhack si discuterà di tecnologie e agricoltura. Il confronto partirà dal libro di Maurizio Martina, tra gli ospiti dell'incontro, “Cibo Sovrano. Le guerre alimentari globali al tempo del virus”. Le conclusioni del dibattito sono affidate al Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano

di Redazione

Il sette dicembre in diretta Facebook sulla pagina di Ruralhack si discuterà di tecnologie e agricoltura. La pandemia ha evidenziato in modo ancora più forte le contraddizioni del sistema globale dell’agrifood. Per questo sembra necessario creare nuovi equilibri tra i sistemi agroalimentari locali e quello globale, favorendo anche una maggiore diffusione delle tecnologie.

Tra gli ospiti anche Maurizio Martina, dal 22 febbraio 2014 al 13 marzo 2018 Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Da pochi mesi è uscito il suo libro “Cibo sovrano. Le guerre alimentari globali al tempo del virus”, dedicato alle dinamiche globali dell’agroalimentare che generano impatti -sociali ed ambientali- negativi e che hanno mostrato tutta la loro fragilità quando il Covid si è diffuso in tutto il mondo, riducendo la possibilità di far viaggiare liberamente persone e merci.

Un viaggio nello geografia e anche nella storia internazionale di grande interesse, anche grazie alla completezza delle analisi fatte su tanti piani: quello geopolitico, quello economico, quello ambientale. I temi si prestano a moltissime vie di confronto e approfondimento.

A quali condizioni la strategia Farm to Fork può essere l’occasione per una nuova centralità geopolitica del contesto euromediterraneo?
Farm to Fork è un progetto giustamente ambizioso che può rafforzare prima di tutto l’Europa nel panorama globale. Impone un cambio di traiettorie molto rilevante e per nulla scontato ed è proprio per questo che ora il vero lavoro da fare è costruire le giuste coerenze tra questa strategia e la politica agricola, accompagnando il processo in modo aperto e cooperativo.

La nuova Politica Agricola Comune ha generato molte polemiche da Legambiente ai movimenti dei giovani capeggiati da Greta Tumberg. In centinaia di emendamenti si dice che «…La nuova politica dovrebbe rappresentare anche una semplificazione per i beneficiari che dovrebbero ricevere un reddito equo…». In sostanza, a quanto pare, lo strapotere delle lobby dell’agrifood sta condizionando il processo decisionale della Commissione. Pare addirittura che sia uscito uno studio USA che dice che la strategia europea che vuole aumentare il biologico e ridere i pesticidi porterà a diminuire la produzione agricola di circa il 12% facendo aumentare i prezzi. Ora quindi anche gli agricoltori (italiani compresi) sono perplessi e temono che il prezzo della sostenibilità ambientale possa metterli fuori dal mercato. Possibile che non si riesca a definire, neppure a livello europeo, un riequilibrio alle “convenienze” con una finalità vantaggiosa per l’intero pianeta (neppure di fronte alla pandemia in corso)?
A mio parere qui c’è un punto centrale della sfida che abbiamo davanti. Non possiamo permetterci che agricoltura e ambiente si contrappongano nel tentativo di compiere la transizione ecologica necessaria. Purtroppo una parte del dibattito di queste settimane ha generato questo cortocircuito e bisogna recuperare in fretta per evitare che le divaricazioni aumentino. La stessa discussione sul biologico rileva nodi tutt’altro che scontati. Le analisi di impatto vanno fatte e devono essere solide. E va costruita una strategia di accompagnamento concreta e credibile per fare in modo che la transizione sia vissuta da chi vive di agricoltura non come un problema ma come una opportunità.

Made in Italy e Dieta Mediterranea. Tema libero
E’ il cuore pulsante del nostro modello. Ma non ho mai inteso esaltare il patrimonio inestimabile della dieta mediterranea in termini “museali”. Non è solo un fatto di “radici”, che pure contano, ma di “prospettive”. E tanto più dopo la pandemia occorre lavorare sul nesso tra qualità alimentari e salute.

In agricoltura si discute poco di come l’impatto della rivoluzione tecnologica dei dati porti un potenziale di sostenibilità importante. E più che altro ne fanno uso le grandi imprese agricole. Che valore aggiunto può portare per una piccola impresa agricola l’uso delle tecnologie e dei dati in particolare?
Sono affezionato a un messaggio: “più conoscenza per ettaro”. Penso che la sfida storica che abbiamo di fronte sia questa ovvero sviluppare processi che portino all’utilizzo della rivoluzione digitale in campo per produrre meglio consumando meno. Il nodo dell’accessibilità di queste novità al mondo delle piccole e medie impresa è la questione decisiva di cui le politiche pubbliche devono farsi carico.

Il Presidente Conte ha annunciato qualche giorno fa, durante la presentazione del Rapporto Svimez 2020, che come intervento industriale verrà creato un Polo Agritech a Napoli. Secondo lei ci sono possibilità di far convivere le tecnologie e la loro applicazione insieme ai valori della biodiversità e della qualità (non quella raccontata dal marketing dell’industria del cibo ma quello vera)?
La sfida deve essere esattamente questa, non altro. La svolta tecnologica e digitale non può essere sinonimo di omologazione. Al contrario deve essere messa al servizio dei valori della biodiversità proprio perché per noi questo non è un concetto statico ma dinamico.

Quale modello di sviluppo e interazione tra innovazione tecnologie e sociale è secondo lei auspicabile?
In una fase storica come questa diventa decisivo mettere le tecnologie al servizio della lotta alle diseguaglianze. Se le tecnologie rimarranno per pochi la frattura sarà enorme. Al contrario, se le tecnologie diventeranno uno strumento anche per la redistribuzione e l’equità avremo compito un salto di civiltà straordinario che unito alla transizione ecologica darà il senso di marcia al nostro futuro. Gli ostacoli sono molti, ma sono anche tante le opportunità. E come sempre contano le volontà. Quelle di ciascuno di noi.