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Donne e facoltà scientifiche al Sud

Al via un programma di accompagnamento per studentesse di atenei del meridione in materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) lanciato da Intesa Sanpaolo. L’occupazione femminile al sud al centro di un incontro oggi in streaming, presenti i ministri Provenzano e Bonetti

di Redazione

Intesa Sanpaolo promuove oggi alle ore 17 (in streaming sul sito del Gruppo) È promosso da Intesa Sanpaolo l’incontro “Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio”, in programma alle ore 17 (in diretta streaming sul sito gruppo.intesasanpaolo.com). L’obiettivo è accendere il faro su una delle questioni emerse con maggiore evidenza nell’attuale situazione, ma presente da tempo: il lavoro femminile, in particolare al Sud. Intervengono tra gli altri Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo, Lucrezia Reichlin, Presidente Fondazione Ortygia Business School.

L’incontro trae spunto dall’avvio, pochi giorni fa, di “YEP – Young Women Empowerment Program”, il progetto realizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione Ortygia Business School per favorire la crescita personale e professionale di 40 studentesse universitarie di facoltà Stem del Sud Italia che per sei mesi saranno accompagnate da altrettante manager Intesa Sanpaolo operanti nel Mezzogiorno. Le studentesse potranno acquisire strumenti utili a comprendere i propri punti di forza e le proprie inclinazioni, per prendere in mano il proprio futuro e proporsi nel mondo del lavoro con maggiore consapevolezza. Cinque gli atenei coinvolti nell’iniziativa, dei 67 con cui Intesa Sanpaolo lavora stabilmente in Italia, 16 al Sud: Università degli Studi di Napoli Federico II, Politecnico di Bari, Università della Calabria, Università degli Studi di Catania e Università degli Studi di Palermo.

In Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini e solo il 5% delle 15enni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche. Permane quindi un orientamento prevalente delle ragazze a indirizzare i propri studi verso le materie umanistiche, soprattutto al Sud.

Con la trasformazione digitale si rendono necessarie professioni che fino a pochi anni fa non erano centrali come lo sono ora. Per incoraggiare l’iscrizione di ragazze a facoltà Stem e l’acquisizione di competenze sempre più richieste anche nel settore bancario, Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a disposizione cinque borse di studio per neostudentesse delle università del Sud.
Il progetto presentato oggi da Intesa Sanpaolo e dalla Fondazione Ortygia Business School va esattamente in questa direzione e si inserisce nelle politiche di genere della Banca che prevedono da tempo l’inserimento di un obiettivo gestionale (KPI) che premia i manager attenti all’equità di genere, percorsi di accelerazione professionale per le manager più talentuose, un programma specifico destinato al top management sulla leadership inclusiva. A questo si aggiungono partnership per la valorizzazione del talento femminile come quella con Valore D e con la Fondazione Bellisario. Questo impegno per superare la disparità di genere, viene riconosciuto con l’inclusione del Gruppo in numerosi indici internazionali, tra cui, il più recente, il Diversity & Inclusion Index di Refinitiv che seleziona le 100 aziende al mondo quotate in borsa più inclusive e attente alla diversità e dove Intesa Sanpaolo è l’unica banca italiana presente.

L’incontro è anche l’occasione per analisi e proposte legate all’occupazione femminile al Sud in una situazione che ha portato ad un’accelerazione straordinaria del lavoro a distanza, una modalità di lavoro che Intesa Sanpaolo ha adottato fin dal 2015 e che ha visto le persone abilitate passare da 14mila a fine 2019 a 77mila in pochi mesi.
Studi e ricerche convergono su un generale peggioramento dei numeri relativi all’occupazione femminile con la diffusione e il protrarsi della pandemia, e, come spesso accade, la situazione si amplifica al Sud, dove il tasso di occupazione femminile è da tempo intorno al 30% e dove molte donne smettono di lavorare per difficoltà di conciliazione, mancanza di servizi per l’infanzia e fattori culturali. Dopo la prima fase di adattamento per garantire continuità, occorre trovare nuove modalità di lavoro e una nuova organizzazione degli spazi, adeguare l’infrastruttura tecnologica e la mobilità urbana e, non ultimo, ripensare la normativa.

In apertura photo by Jeswin Thomas on Unsplash


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