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Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile: una prospettiva “politica”

La riflessione del direttore generale di Acri su quello che può essere definito "un esempio concreto dell’efficacia della cooperazione tra pubblico e privato, quando detta cooperazione è basata su un fondamento solido di fiducia reciproca, di valorizzazione delle competenze e delle specificità di ogni partner e di un forte orientamento al risultato"

di Giorgio Righetti

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nato su impulso di Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio), rappresenta un esempio di straordinaria innovazione sia sul piano dei contenuti, che del processo di “messa a sistema” di energie, risorse e competenze di natura pubblica e privata. Il valore di questa esperienza va al di là della meritevole presa in carico di una problematica che affligge la nostra società e rappresenta un modello replicabile e scalabile per future collaborazioni di attori di natura e caratteristiche diverse, ma che condividono un obiettivo comune di interesse generale.

Breve storia del Fondo

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è stato costituito nel 2016 quale esito di un processo innescato da Acri e dalle Fondazioni di origine bancaria ad esso associate. A seguito della crisi economico finanziaria, il nostro Paese aveva registrato un forte incremento della povertà delle famiglie, le cui conseguenze colpivano, in particolare, giovani e bambini. Si stimava che circa 1,2 milioni di minori vivano sotto la soglia di povertà e che, una volta diventati adulti, sarebbero stati destinati a rimanere nella trappola della povertà principalmente a causa della mancanza di opportunità determinata dai fragili processi educativi a cui avevano accesso. Tale situazione di disagio, a seguito della pandemia da Covid-19, si è ulteriormente inasprita e rappresenta oggi un’emergenza di ancora più vaste proporzioni.

Alla luce di questa problematica, Acri decise di promuovere un’iniziativa di carattere nazionale che avesse l’obiettivo di aumentare le opportunità di fruizione di processi educativi qualificati da parte dei minori svantaggiati per condizioni economiche, sociali o psico-fisiche e rompere il circolo vizioso della povertà educativa che è causa e conseguenza della povertà materiale. Le Fondazioni associate in Acri erano consapevoli che per affrontare una lotta così impegnativa era necessario coinvolgere altre istituzioni e organizzazioni del Paese. Per questo, il primo passo fu quello di interessare i rappresentanti del Terzo settore italiano, naturale e storico alleato delle Fondazioni di origine bancaria, al fine di apportare all’iniziativa le competenze e le esperienze complementari, ma anche il necessario consenso sociale. Il secondo, fu quello di proporre al Governo italiano di fornire all’iniziativa il necessario sostegno finanziario e politico.

Sia i rappresentanti del Terzo settore che il Governo accettarono la sfida e con la legge di bilancio 2016 venne istituito il Fondo. La legge prevedeva un apposito incentivo fiscale triennale del 75% sulle somme destinate al Fondo da parte delle Fondazioni di origine bancaria e la stipula di un accordo tra il Governo e Acri per determinare l’ambito di intervento e la governance del Fondo stesso.
L’accordo, di natura privatistica, firmato nell’aprile 2016, tra le altre cose definisce due aspetti cruciali, che racchiudono in sé la cifra e il carattere dell’intervento.

Lo scopo del Fondo, che è quello di sostenere “interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori”.

La governance del Fondo, che è progettata su due livelli:

  • un livello strategico, assegnato a un Comitato di indirizzo composto da 12 membri, di cui quattro nominati dal Governo, quattro da Acri e quattro dal Forum Nazionale del Terzo Settore, quale principale rappresentante del comparto. Il Comitato di indirizzo strategico ha il compito di definire gli obiettivi del Fondo e i relativi strumenti per perseguirli, nonché svolgere l’azione di controllo di attuazione degli indirizzi;
  • un livello operativo, assegnato a un soggetto privato indicato da Acri, che si occupa di implementare gli indirizzi del Comitato in termini di elaborazione dei bandi, di valutazione dei progetti, di assegnazione delle risorse necessarie, di monitoraggio e valutazione degli stessi. Acri ha deciso di affidare tali responsabilità alla Fondazione Con il Sud, costituita nel 2006 dalle Fondazioni di origine bancaria in collaborazione con le rappresentanze del Terzo settore per supportare la crescita del capitale sociale e umano nelle regioni del Mezzogiorno. Per garantire trasparenza ed efficacia, Fondazione con il Sud ha costituito un’entità giuridica separata, un’impresa sociale denominata Con i Bambini.

Nel 2019 il Governo ha deciso di rinnovare il Fondo per altri tre anni, con un incentivo fiscale inferiore, ma comunque molto significativo pari al 65% sulle somme accreditate al Fondo stesso da parte delle Fondazioni di origine bancaria.

Sino ad oggi le Fondazioni hanno accreditato al Fondo oltre 520 milioni di euro. Altri 80 milioni sono previsti nel 2021, ultimo anno di vita del secondo triennio.

Sino al finire del 2020 il Fondo ha sostenuto oltre 360 progetti con circa 300 milioni di euro. I beneficiari dei progetti sono oltre 500.000 minori svantaggiati in tutto il Paese. I progetti hanno coinvolto altrettante partnership composte in totale da circa 7.000 organizzazioni pubbliche e private come associazioni, cooperative sociali, scuole, università, enti di ricerca, amministrazioni pubbliche locali.

Un’esperienza altamente innovativa

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta una peculiare forma di innovazione sociale sotto molti aspetti, che meritano di essere richiamati perché potrebbero costituire un esempio efficace della forza della cooperazione nell’affrontare i problemi sociali.

La governance. L’architettura di governance pensata per il Fondo, come sopra richiamata, rappresenta una novità assoluta. Risorse miste, pubblico private, vengono gestite, sul piano dell’indirizzo strategico, in maniera concertata da rappresentanti di espressione pubblica e del privato sociale; mentre, sul piano operativo, la gestione è demandata a un soggetto espressione esclusivamente del privato sociale. Questa impostazione ha reso l’implementazione del Fondo più snella e veloce, pur garantendo i necessari presidi di trasparenza e controllo. Una visione lungimirante da parte della componente pubblica che, assicurando il presidio del Fondo, ne demanda la gestione a regole di natura privatistica più flessibili e in grado di adattarsi maggiormente al contesto d’intervento.

La dimensione delle risorse dedicate. È la prima volta in assoluto che ingenti risorse economiche di natura privata e pubblica vengono messe insieme per sanare una ferita profonda che colpisce la nostra società. 600 milioni di euro rappresentano una cifra imponente se si considera che sono destinati a fronteggiare una specifica problematica sociale e che non esistono precedenti di tale portata.

L’approccio sperimentale. Si è sempre stati consapevoli, nell’impostare questa misura, che per quanto ingenti, le risorse non sarebbero state sufficienti a risolvere il problema. Da qui discende il carattere sperimentale dell’iniziativa, che è elemento genetico del Fondo: non uno strumento operativo diretto, quindi, ma un laboratorio di nuove pratiche innovative tra le quali scegliere le migliori che possano poi diventare misure politiche ordinarie e universali.

La misurazione. Se, come detto, scopo del Fondo è quello di sperimentare pratiche e selezionare quelle che possono poi diventare politiche pubbliche, ne discende come naturale conseguenza la necessità di dotarsi di sistemi di misurazione solidi e pervasivi. Ecco perché è stato implementato un sistema strutturato su tre livelli:

  • il primo livello è un monitoraggio rigoroso e graduale dei progetti approvati. L’obiettivo è di seguire da vicino l’implementazione di ogni progetto, al fine di assicurarsi che possa raggiungere gli obiettivi dichiarati ed evitare che le buone idee possano fallire a causa della mancanza di capacità gestionali e operative;
  • il secondo livello è la valutazione dell’impatto di ogni progetto, con l’obiettivo di misurare che tipo di conseguenze sociali produce sui beneficiari e sulle comunità in cui è implementato. Per garantire tale obiettivo, in ogni progetto è previsto l’obbligo di includere, all’interno del partenariato che lo gestisce, un istituto di ricerca con competenze in valutazione d’impatto;
  • il terzo livello è quello che è stato definito di “meta-valutazione”, ovvero un’analisi comparativa di tutti i progetti con l’obiettivo di selezionare gli approcci che si dimostrano più efficaci e replicabili. Questa è la fase più delicata e strategica del processo valutativo, strettamente collegata alle precedenti, attraverso la quale si ritiene di poter offrire il supporto necessario per definire politiche pubbliche per affrontare strutturalmente la povertà educativa.

L’approccio strategico adottato. Alla base dell’iniziativa vi è la convinzione che la questione della povertà educativa non possa essere solo una esclusiva responsabilità della scuola pubblica, ma che essa interroghi e coinvolga l’intera comunità. Certamente scuole, ma anche organizzazioni del Terzo settore, amministrazioni locali, università, genitori, cittadini e gli stessi minori. Con un’espressione sintetica, l’intera “Comunità educante”. Educare – che significa far emergere il potenziale intellettuale, etico ed estetico di ogni persona – non è solo un compito delle istituzioni pubbliche, ma una responsabilità condivisa di tutti i componenti delle nostre comunità. Da un punto di vista operativo, tale approccio si è tradotto nella richiesta a tutti i partecipanti ai bandi di creare ampie partnership che mettano insieme, olisticamente, tutte le componenti di una comunità. Ecco perché, come già richiamato, sono più di 7.000 i partner coinvolti negli oltre 360 progetti, ovvero circa 20 partner per ogni progetto, e in tutti i progetti è centrale il ruolo dei genitori.

Il ruolo centrale del Terzo settore. Il Terzo settore è una chiara espressione della partecipazione dei cittadini organizzati per il perseguimento dell’interesse generale, come richiamato all’art. 118 della nostra Costituzione. Ecco perché il Terzo settore è profondamente coinvolto nell’iniziativa a tre distinti livelli:

  • in primo luogo, come già accennato, rappresentanti del Terzo settore siedono nel Comitato di indirizzo strategico del Fondo;
  • in secondo luogo, rappresentanti del Terzo settore siedono nel Consiglio di amministrazione del soggetto attuatore, l’impresa sociale di Con i Bambini;
  • in terzo luogo, per partecipare ai bandi, ogni partnership deve essere guidata da un’organizzazione del Terzo settore, e la partnership stessa deve essere ben rappresentata in termini di numero e qualità dei partner del Terzo settore.

L’efficienza. L’architettura di governance sopra descritta ha consentito al Fondo di procedere speditamente nella fase di avvio e nelle successive fasi di operatività.

Se si considera che il Fondo ha coinvolto la Pubblica amministrazione, il Terzo settore e le Fondazioni, tutti con caratteristiche, missioni e competenze diverse, il processo di attuazione è proceduto a ritmi molto sostenuti. Questi i passaggi fondamentali:

  • 28 dicembre 2015 – Approvazione Legge di Bilancio 2016
  • 27 aprile 2016 – Firma dell’Accordo tra Acri e il Governo
  • maggio 2016 – Nomina del Comitato di indirizzo strategico
  • 1 giugno 2016 – Decreto ministeriale per regolare l’incentivo fiscale
  • 15 giugno 2016 – Costituzione dell’impresa sociale Con i Bambini
  • entro il 30 settembre 2016 – Finanziamento primo anno da parte delle Fondazioni di origine bancaria (120 milioni di euro)
  • 15 ottobre 2016 – Pubblicazione dei primi due bandi per un totale di 115 milioni di euro.

In termini di costi, il Comitato di indirizzo strategico non prevede né compensi né rimborsi spese. Sul piano operativo, Con i Bambini ha adottato un’organizzazione snella, focalizzata sulle attività più strategiche, ovvero valutazione e monitoraggio. I membri del Consiglio non ricevono alcun compenso e i costi totali di attuazione e gestione del Fondo ammontano a poco più del 2% delle erogazioni.

Il consenso politico. Nel 2018 il Fondo è stato rinnovato per ulteriori tre anni da un Governo sostenuto da partiti politici diversi da quelli che l’avevano avviato con la legge di bilancio 2016. Si tratta di un evento abbastanza singolare e insolito, se si considera che in Italia, ma forse in molti altri Paesi, le misure messe in atto da un Governo vengono solitamente abbandonate, se non cancellate, da quelli che seguono. Va peraltro sottolineato che alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle che solitamente versano parte delle loro indennità a iniziative di interesse pubblico, hanno scelto il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile quale destinatario di circa 1,3 milioni di euro.

Conclusioni

Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è un esempio concreto dell’efficacia della cooperazione tra pubblico e privato, quando detta cooperazione è basata su un fondamento solido di fiducia reciproca, di valorizzazione delle competenze e delle specificità di ogni partner e di un forte orientamento al risultato. Quando le diverse parti coinvolte non cercano visibilità o leadership, ma si concentrano esclusivamente sul perseguimento di obiettivi condivisi, mettendo a disposizione le risorse e le competenze di cui ciascuno è dotato, in un rapporto paritetico e di condivisione, allora il risultato non può che arrivare.

Questa iniziativa può rappresentare un concreto modello di riferimento per interventi di sistema che intendano affrontare questioni complesse dove la comunità, nelle sue molteplici espressioni, è la soluzione.

*direttore generale Acri


In apertura photo by Margaret Weir on Unsplash


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