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Federculture scrive a Franceschini: che senso ha questa riapertura dei musei?

L’apprendere le modalità in cui è prevista la riapertura ha rappresentato una doccia fredda. È difficile infatti comprendere quale sia la logica dell’apertura nei soli giorni feriali. Legare, inoltre, l’apertura dei musei alla variabile dell’attribuzione di colori alle regioni di appartenenza rende imprevedibile la durata dei periodi apertura e di chiusura

di Andrea Cancellato

Caro Ministro Dario Franceschini,

la notizia apparsa nei giorni scorsi della riapertura dei musei aveva fatto tirare un sospiro di sollievo all’intera compagine delle istituzioni che, a vario titolo, hanno la responsabilità della loro gestione.

Sebbene in un quadro generale di forti limitazioni agli spostamenti, che riduce la platea degli utenti alle aree in cui questi vivono, il poter garantire una continuità dell’offerta di questo servizio è senz’altro un esercizio utile per gli operatori e un sostegno, oltre che culturale anche psicologico e morale, per tutti i cittadini in un momento in cui a prevalere sono gli stimoli depressivi.

L’apprendere le modalità in cui è prevista la riapertura ha, al contrario, rappresentato una doccia fredda.

É difficile infatti comprendere quale sia la logica dell’apertura nei soli giorni feriali: se l’esigenza è quella di non sovraccaricare il sistema dei trasporti urbani, si consente una potenziale, pur ridotta, utenza proprio nei giorni di maggiore affollamento dei mezzi pubblici e delle strade.

Legare, inoltre, l’apertura dei musei alla variabile dell’attribuzione di colori alle regioni di appartenenza rende imprevedibile la durata dei periodi apertura e di chiusura, con conseguenze non gestibili sull’organizzazione del personale e delle prenotazioni.

L’esperienza fatta nei mesi scorsi dimostra che le misure adottate e rigidamente attuate nei luoghi della cultura li rende assolutamente sicuri dal punto di vista sanitario e la domanda del pubblico è la dimostrazione di un bisogno reale e costituisce un’evidente strumento di attenuazione dell’impatto dovuto al disagio imposto dalla situazione generale.

Riteniamo di poter esprimere una valutazione unanime della categoria interessata nel chiedere a lei e al governo, sia pure nella particolare e grave contingenza della pandemia, di poter rivedere questa decisione per rendere possibile una meno incerta programmazione delle attività e consentire ai cittadini, nella massima sicurezza, di poter godere almeno di questo ristoro immateriale.

Scindere i criteri di apertura dalla classificazione delle zone, non produrrebbe nessuna incongruenza, dal momento che, comunque, i residenti nelle aree a più alto rischio, sarebbero comunque soggetti alle restrizioni di carattere generale.

Le chiediamo, pertanto, di prendere in seria considerazione tale possibilità, per consentire una prima, pur parziale, ripresa della vita culturale a favore della cittadinanza.

Voglia, con l’occasione, accogliere i nostri migliori saluti e la totale solidarietà a fronte dei gravosi impegni cui deve fare fronte.

*Presidente Federculture


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