Economia & Impresa sociale 

SardiniaSpopTourism, sei giovani donne combattono lo spopolamento in Sardegna

Dopo la laurea e vari Master, hanno sentito il forte richiamo della loro terra e ora stanno coinvolgendo imprenditori e artigiani delle aree rurali. Una rete virtuale che collega i Comuni sardi al di sotto dei 3.000 abitanti. Hanno costituito un’associazione di promozione sociale che è stata premiata con un finanziamento del Corpo Europeo di Solidarietà

di Luigi Alfonso

La tendenza allo spopolamento è una costante della Sardegna, accentuata nell’ultimo decennio dopo un breve periodo di stasi. Ma i tentativi per arrestarlo, negli ultimi tempi, stanno mettendo in luce un fermento giovanile che fa ben sperare. In pieno lockdown, esattamente nel maggio 2020, è nata SardiniaSpopTourism, che punta a valorizzare le aree rurali della Sardegna, in particolare quelle delle zone interne.

Che cosa hanno in comune Nicoletta Galisai, Claudia Licheri, Annalisa Loddo, Clelia Porcheddu, Claudia Puligheddu e Sabrina Tomasi? Sono sei giovani donne (tutte sarde) accomunate dalla voglia di costruire il loro futuro in Sardegna, dopo anni di esperienze formative e professionali in Italia e all’estero. Provengono dalle più disparate zone dell’Isola: Cagliari, Banari, Gonnosfanàdiga, Abbasanta e Alghero. Rappresentano la costa, la collina e la montagna. Situazioni differenti ma con un’unica visione: è arrivato il momento di mettere a frutto il percorso universitario e i Master post laurea, che hanno permesso loro di maturare competenze multidisciplinari in sviluppo locale, Community management, relazioni internazionali, lingue orientali, cooperazione internazionale, tutela dei diritti umani e dei beni etno-culturali, economia e gestione dei servizi turistici.

La pandemia non ha frenato il loro entusiasmo. Al contrario. Sono bastate alcune riunioni su Zoom, tra le tante che hanno caratterizzato quel periodo di chiusura totale, per iniziare a costruire il progetto. C’è poi un’esperienza in particolare che lega la maggior parte di loro, vale a dire la partecipazione allo Spop Campus Omodeo, un workshop multidisciplinare organizzato dal Collettivo Sardarch a Nughedu Santa Vittoria (Oristano) per tre anni consecutivi, dal 2017 al 2019, che ha consentito di riflettere attivamente sul tema dello spopolamento delle aree interne.

SardiniaSpopTourism per il momento si rivolge ai Comuni con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti. Per creare una rete virtuale, le sei amiche hanno ideato il “semaforo dello spopolamento”. Senza pretese scientifiche, sono stati suddivisi i paesi più piccoli della Sardegna: in rosso i Comuni con meno di mille abitanti, in giallo i paesi che arrivano ai 2.000 abitanti, in verde quelli che toccano quota 3000. Il colore blu, invece, caratterizza i paesi costieri con meno di 3.000 residenti.

«Lo spopolamento – spiegano le sei giovani imprenditrici – è un fenomeno preoccupante perché impoverisce i territori della loro storia, dei loro talenti e soprattutto è causa, oltre che conseguenza, della riduzione dei servizi essenziali e di cittadinanza. Per questo il sito web di SardinaSpopTourism (www.sardiniaspoptourism.it) vuole dare visibilità agli imprenditori che, mossi da un profondo attaccamento verso il proprio territorio, con resilienza e resistenza scelgono di rimanere e prendersi cura di questi luoghi. Il sito si rivolge allo stesso tempo a tutti i viaggiatori, sardi e no, permettendo loro di scoprire in maniera rapida le esperienze e le emozioni facilmente fruibili in ciascuna di queste realtà. Lo facciamo tramite la cartolinaal contrario”, scritta da chi resta per chi viaggia. La cartolina è un’immagine, un ricordo dei luoghi che visitiamo, qualcosa che ci rimane nel cuore e che spediamo a chi ci è più caro».

Dal progetto iniziale di comunicazione e promozione dei territori è nata l’associazione di promozione sociale RU.RA.LE. (RUoli, RAdici, LEgami), la cui finalità principale è quella di promuovere le aree rurali dell’Isola lavorando contestualmente per il potenziamento del capitale sociale delle imprese nelle stesse aree. «Con questa idea – sottolineano le sei giovani donne – abbiamo vinto il finanziamento concesso dal Corpo Europeo di Solidarietà, grazie al quale continueremo a mappare i territori andando a conoscere personalmente le imprese, i cittadini, le associazioni e le istituzioni per la costituzione di una rete attiva che verrà coinvolta in attività di relazione, networking e di formazione della cultura di impresa. Così si potranno rafforzare concretamente le opportunità di impresa, e quindi di vita, nelle aree rurali».

Per alcuni mesi hanno girato in lungo e in largo per la Sardegna, conoscendo artigiani e imprenditori che hanno mostrato i loro saperi. Esperienze che hanno permesso di perfezionare il progetto iniziale e individuare una serie di prodotti esperienziali da proporre a turisti e visitatori locali. Nella foto d’apertura, per esempio, le ragazze osservano con attenzione Maria Antonietta Sechi, l’ultima artigiana che ancora lavora l’asfodelo a Flussio, paese in cui tradizionalmente si lavorava la pianta e la cui raccolta coinvolgeva gran parte della popolazione.

«Lanciamo un appello a tutti i viaggiatori che desiderano visitare la nostra isola: non fermatevi alla costa. Addentratevi anche nelle aree interne. Il mare è certamente meraviglioso, ma solo inoltrandovi nell’entroterra potrete capire perché amiamo così tanto la nostra terra e perché la vogliamo far conoscere, proteggere e valorizzare in tutte le sue forme».