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Etica delle tecnologie e minori: quale responsabilità per le piattaforme?

Nella due giorni organizzata da Telefono Azzurro, tra i tanti temi toccati quello dell'Intelligenza Artificiale e dell'etica del digitale. Serve un modello europeo, condiviso da tutti gli attori in campo, che circoscriva l'impatto dell'innovazione e la indirizzi verso uno sviluppo compatibile con il legame sociale e la tutela dei minori

di Redazione

Il caso Tik Tok è solo la punta dell'iceberg. Il problema, infatti, è a monte: in quell'educazione digitale su cui, da anni, insiste Telefono Azzurro. Un'educazione digitale che, in un'infosfera piena di opportunità e di rischi (dal cyberbullismo al sexting), è quanto mai necessaria anche per orientare un diverso approccio alle piattaforme.

Proprio per favorire questo approccio, laico e orientato alla condivisione critica, è stato particolarmente utile – nella già utilissima due giorni che Telefono Azzurro ha organizzato, l'8 e il 9 febbraio in occasione del Safer Internet Day 2021 – il focus che si è tenuto ieri, dedicato all'Intelligenza Artificiale e all'etica delle tecnologie.

Moderati da Riccardo Bonacina (Vita), sono intervenuti Paolo Benanti (Pontificia Università Gregoriana), l'AD di Microsoft Italia Silvia Candiani, Marco Bellezza (Infratel Italia), Francesca Rossi (AI ethics global leader di IBM), oltre a Giovanni Ziccardi, uno dei massimi esperti di informatica e diritto, e Martina Pennisi del Corriere Della Sera.

Quando si parla di etica e tecnologia, ha spiegato Paolo Benanti, «la prima cosa fa fare è sgomberare il campo da possibili fraintendimenti: l'etica non è un collare che vuole strozzare le tecnologie».

L'etica delle tecnologie, assumendo che algoitmi e piattaforme sono dispositivi di potere, «si chiede che tipo di potere sta strutturando l'infrastruttura che stiamo mettendo in atto».

Le trasformazioni digitali, ha concluso Benanti, devono seguire una dinamica socialmente accettabile: per questo serve mettere ad un tavolo una serie di attori, istituzionali e della società civile, che possano dare un quadro entro cui le innovazione andranno a inserirsi. Solo così l'innovazione diventa sviluppo.

Ed è dentro questo quadro, ha spiegato Giovanni Ziccardi, che si inserisce la questione dei minori. Un quadro complesso, ma che va articolato sul piano etico, non puramente difensivo ma proattivo, anche nei tavoli a livello europeo – ha ribadito Marco Bellezza – dove sta crescendo la consapevolezza della sfida.

In un tempo in cui anche i principali player del settore, ovvero le aziende che stanno alla base della digital transformation, hanno compreso di non potersi più esimere da un tema che non è solamente generazionale, ma etico, antropologico, politico e culturale al tempo stesso, la sfida delle piattaforme deve diventare una sfida alle piattaforme. Per crescere generazioni sempre più consapevoli dei rischi, ma sempre più aperte alla responsabilità e alle opportunità che il digitale stesso offre.


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