Welfare & Lavoro

Il Terzo settore lombardo: rischiamo di non sopravvivere

Un appello congiunto di sindacati e associazioni di rappresentanza del settore sociosanitario e sociale rivolto al Pirellone. «A fronte del maggiore impegno del personale e dei maggiori investimenti degli enti si registra il ritardo della Regione nel garantire le risorse necessarie»

di Redazione

«Fate presto». È il grido che organizzazioni di rappresentanza degli enti operanti nel settore sociosanitario e sociale della Lombardia e delle lavoratrici e lavoratori operanti al loro interno rivolgono alla Regione Lombardia. A firmare l'appello sono le organizzazioni di categoria Uneba Lombardia, Anffas Lombardia, Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, Agci Lombardia, Aris, Legacoop Lombardia; ed i sindacati Fp Cgil Lombardia, Cisl Fp Lombardia, Uil Fpl Lombardia, UilTucs Lombardia, Fisascat Cisl Lombardia.

Fare presto, perché «all’emergenza sanitaria si sta aggiungendo un’emergenza sociale ed economica. A fronte del maggiore impegno del personale e dei maggiori investimenti degli enti per fare fronte alla pandemia, si registra il ritardo da parte della Regione Lombardia nel garantire le risorse economiche necessarie, e in particolare l’erogazione delle somme prospettate dalle recenti dgr 2672 e 3782 (Remunerazione delle strutture sociosanitarie per interventi ordinari e straordinari per l’emergenza Covid-19 ), nonché dalla legge regionale 24 (Misure urgenti per la continuità delle prestazioni erogate dalle Unità d'offerta della rete territoriale extraospedaliera, per il potenziamento delle dotazioni di protezione individuale e medicali a favore delle stesse e della medicina territoriale e per il potenziamento dell'assistenza sanitaria)», scrivono gli enti.

La lentezza nel far affluire risorse al settore «rischia di mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle strutture del Terzo Settore sociosanitario e sociale in Lombardia, con le conseguenti ricadute, sia sul piano occupazionale che sociale, in termini di mancata risposta a futuri bisogni delle persone fragili a cui gli enti e i lavoratori si dedicano ogni giorno», concludono.


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