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Messaggio per Draghi: i giovani vogliono più servizio civile

Scaduto oggi il bando per 55.793 volontari. Le domande sono state 125.286. Questo significa che a quasi 70mila ragazzi sarà negata la possibilità di fare una esperienza di civismo e solidarietà a cui avrebbero diritto. Una macchia da cancellare. Serve subito un forte incremento del budget

di Redazione

È scaduto oggi il bando per la selezione di 55.793 operatori volontari in servizio civile universale: sono state 125.286 le domande presentate dai giovani interessati a vivere l’esperienza. Fra queste 12.935 si riferiscono a progetti finanziati dal PON-IOG “Garanzia Giovani”, che mette a disposizione complessivamente 6.748 posti in 9 regioni.

Le domande dunque ancora una volta sono più del doppio dei posti messi a bando: 70mila giovani resteranno a casa. L’ennesima dimostrazione di come la richiesta di civismo e impegno da parte dei ragazzi siamo decisamente superiore a quanto il Governo ogni anno è disposto a investire sul servizio civile.

Lo abbiamo ricordato nei mesi scorsi l’appello ai Servizio civile non si può dire no a cui hanno aderito 133 opinion leader a cui abbiamo anche dedicato un numero del magazine e un instant book scaricabile gratuitamente: non si può negare a migliaia di ragazzi ogni anno il diritto a spendersi per il proprio Paese e la propria comunità. È un lusso che non possiamo permetterci. Anche perché è proprio questo il cuore del principio dell’universalità del servizio civile.

Allo stato attuale per l’anno in corso e il 2022 al servizio civile universale sono destinati circa 300 milioni di euro l’anno. Per garantire il diritto ne servirebbero 690. L’affluenza dei ragazzi che hanno fatto domanda è un messaggio chiaro a Draghi e al suo nuovo Governo: punti sul servizio civile senza indugi.

“Il servizio civile universale ancora una volta raccoglie l’entusiasmo dei giovani, la loro voglia di darsi da fare, di contribuire a costruire una società più giusta, inclusiva e resiliente, di non perdere l’opportunità di essere protagonisti attivi nei territori dopo un anno di pandemia che ha fortemente condizionato e limitato le esperienze formative e relazionali”, sottolinea in una nota la Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile.


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