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Politica & Istituzioni

In aula in zona rossa si va in piccoli gruppi, non solo alunni con disabilità

Arriva un nuovo chiarimento del Ministero dell'Istruzione rispetto al fatto che il DPCM del 2 marzo autorizza la frequenza in presenza solo per alunni con disabilità e BES, ma non per i figli di personale sanitario o key workers. Le scuole non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti con disabilità o BES ma coinvolgere piccoli gruppi di compagni, anche a rotazione

di Sara De Carli

A scuola in zona rossa possono frequentare in presenza non solo gli alunni con disabilità o BES ma anche alcuni loro compagni della stessa sezione o gruppo classe, anche a rotazione, in modo da garantire l’inclusione. Stop quindi a soluzioni che vedono in aula solo alunni con disabilità, da soli, per garantire inclusione e un minimo di socialità, con piccoli gruppi di compagni.

Dal Ministero dell’Istruzione arriva alle scuole un nuovo chiarimento (in allegato) in merito alla frequenza in presenza di alunni con bisogni educativi speciali e alunni con disabilità, in tempi di zona rossa e DaD. Il riferimento è l’articolo 43 del DPCM del 2 marzo 2021, che conferma la possibilità di svolgere attività in presenza «qualora sia necessario l’uso dei laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali»: articolo su cui stanno pervenendo al Ministero diversi quesiti.

Il Ministero ora con la nota protocollare 662 chiarisce che le scuole «non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti» con disabilità o BES, ma proprio per attuare una reale inclusione «valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe, secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito»: con questi compagni gli studenti con BES o con disabilità potranno «continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola». La nota, firmata dal Direttore Generale Antimo Ponticiello, chiarisce che «resta sempre fermo» il dPR 275/1999, quello sulla autonomia delle istituzioni scolastiche e che nel quadro da esso disegnato le scuole possono attuare nella propria autonomia «soluzioni flessibili, di carattere didattico e organizzativo».

In premessa la nota precisa anche che «la condizione dell’alunno con bisogni educativi speciali non comporta come automatismo la necessità di una didattica in presenza», dal momento che «talora [può] essere del tutto compatibile con forme di didattica digitale integrata, salvo diverse esplicite disposizioni contenute nei già adottati progetti inclusivi».

Molte scuole in questi giorni, nella confusione che c'è stata circa la possibiltià di far frequentare in presenza i figli di operatori sanitarie e key workers (prima sì, poi no), dopo il chiarimento inviato dal Ministero con la nota protocollare 10005 del 7 marzo, avevano accolto a scuola soltanto alunni con disabilità o Bes. Diversi genitori hanno così segnalato come la presenza a scuola di soli alunni con disabilità contraddicesse la prospettiva inclusiva e creasse nei fatti delle classi-ghetto. Ora il nuovo chiarimeneto riapre le porte delle scuole a più alunni, lasciando però ai dirigenti la "chiamata" dei compagni da far entrare. E dentro le aspre difficoltà in cui si muovono le famiglie, a cominciare da quelle di operatori sanitari e key workers, non sarà un tema da poco.

Photo Mahbod Akhzami on Unsplash


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