Welfare & Lavoro

Nella casa dei poveri di Milano

Nell'ambito di Plenaria Italia, una serie di dirette Instagram in preparazione della Milano Digital Week, abbiamo intervistato fra Marcello Longhi, presidente di Opera San Francesco, che dal 1959 offre assistenza gratuita e accoglienza, soddisfacendo i bisogni primari e reali di persone in grave difficoltà donando loro ascolto e protezione

di Lorenzo Maria Alvaro

Fra Marcello Longhi è presidente di Opera San Francesco dal 2019. I frati cappuccini sono a Milano dal 1878 in viale Piave. Da allora la loro portineria è stata aperta ai bisogni della città. Nel 1959 nasce l'Opera, una struttura che inizia con la mensa per i poveri ma che negli anni è cresciuta per rispondere delle nuove povertà, i grandi fenomeni migratori, le crisi economiche e poi il Covid.

«Abbiamo tanti servizi: le docce, la mensa, il guardaroba, il centro di raccolto, il poliambulatorio e l'area sociale. Quando siamo stati travolti dal Covid siamo andati per qualche giorno in paralisi. Ci siamo trovati investiti dalla paura. Abbiamo però retto la botta, abbiamo gestito la fifa e grazie ai nostri volontari, siamo rimasti aperti e siamo riusciti a declinare la nostra azione», spiega Fra Marcello in occasione di Plenaria Italia, una serie di dirette Instagram che accompagnano i giorni precedenti l'inizio di Milano Digital Week, cui VITA ha partecipato.

Fra Marcello parla dalla mensa dell'Opera, mentre si prepara il servizio del pranzo. «Qui abbiamo a pranzo circa 1200 persone ogni giorno mentre a cena circa 800», spiega, «per ora non apprezziamo fortunatamente, nonostante il Covid, aumenti ingenti dei nostri utenti. Vedere crescere le richieste sarebbe un segnale terribile, perché significherebbe che crescono le persone in strada. Ad oggi riusciamo a rispondere a tutte le richieste di aiuto».

Opera San Francesco fonda la sua attività su tanti volontari. «Stiamo in piedi solo perché ci sono tante persone che donano il loro tempo e la loro fatica», spiega Fra Marcello, «Abbiamo 60 dipendenti che organizzano e preparano il lavoro che viene però fatto interamente dai 1050 persone chi prestano il proprio lavoro gratuitamente. Sono un dono di Dio. Se dovessi spiegare in modo laico questa scelta di tante persone di aiutare il prossimo facendo volontariato dico che sia l'azioen civica più politica che la gente possa fare. Un impegno che incide sulla società e sul sistema».


Un esempio lampante è il poliambulatorio. I medici assunti sono tre ma per tenere aperti 30 ambulatori di specialità ci sono 200 medici volontari. Sono talmente tante le persone che vorrebbero aiutare OSF che ad oggi le candidature sono bloccate.

Naturalmente questo esercito di lavoratori volontari ha subito il colpo della pandemia. «Non è stato facile entrare in una nuova visione del servizio, nel quale conta di più la capacità di lavorare insieme che non l’eccellenza delle singole prestazioni», spiega Fra Marcello, «molti di loro avendo un'età rispettabile sono stati messi in gravissimo pericolo del virus. Quindi sono stati sostituiti da ragazzi più giovani. Quando poi si è potuto farli tornare in sicurezza ci siamo accorti che l'afflusso di questi nuovi volontari ci ha aiutato a creare un nuovo spirito che abbiamo dovuto trasferire anche ai volontari che sono con noi da anni. Un mix che va equilibrato bene».

Durante la diretta interviene Massimo, che lavora come volontario alla mensa da cinque anni. Come mai? «Mi fa sentire bene. Per me è ossigeno puro venire qui. Credo che fino a che potrò verrò».


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