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Con Sos Ballarò in quartiere nessuno rimane da solo

Oltre 30 associazioni insieme agli abitanti e ai commercianti dello storico mercato hanno costituito una straordinaria rete di muto soccorso civico

di Alessandro Puglia

A Ballarò, nello storico quartiere Albergheria, una decina di volontarie del servizio civile europeo, all’interno degli spazi del giardino di Madre Teresa dell’associazione Kala onlus stanno smistando giochi per bambini, quantità industriali di pannolini e salviettine. Qui o nell’antistante istituto comprensivo Verga, dove c’è appena stato un piccolo furto, le donne del quartiere fino a poco tempo fa portavano i loro bimbi per giocare insieme: bimbi palermitani, bengalesi, nigeriani.

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Ma poi è arrivata la pandemia, e negli spazi della ludoteca che portano il nome della Beata Teresa che amava trascorrere parte delle sue estati al fianco dei poveri di Palermo, è arrivato il tempo dell’inventario, del riassestamento, in attesa di poter ripartire. Kala onlus è una delle oltre 30 realtà associative che a settembre 2015 hanno dato vita all’assemblea permanente di Sos Ballarò, un progetto nato dal bisogno di associazioni, cittadini, commercianti che hanno deciso di fare rete per rispondere alle esigenze del quartiere. Un modello di civismo partecipato dove ognuno è chiamato a fare la sua parte.

«Accogliamo i figli delle mamme straniere che non hanno mai potuto contare su una famiglia allargata tipica del nostro Sud», spiega Rosita Marchese, 41 anni, presidente di Kala. Con la pandemia l’opera di servizio dell’associazione è stata ripensata e ogni giorno i volontari consegnano beni di prima necessità ai bimbi della ludoteca, ma anche ad altri soggetti fragili che vivono in strada o in abitazioni di fortuna. Il circolo del forno A coordinare la distribuzione della spesa alimentare è Valeria Leonardi, 44 anni, triestina, che dopo una lunga esperienza nel mondo della cooperazione, 13 anni fa ha conosciuto Ballarò, innamorandosene a tal punto di decidere di trascorrere qui la sua vita. La incontriamo nei luoghi del forno solidale dei Giardini di Handala, altra realtà costitutiva dell’assemblea. Il forno realizzato a settembre oggi non è acceso a causa delle misure imposte per frenare il contagio, ma è qui che si realizzeranno laboratori di cucina con i più piccoli, pranzi e cene solidali. La distribuzione quotidiana della spesa alimentare è un segnale che Sos Ballarò non solo non si ferma, ma moltiplica i suoi sforzi: «Da marzo si è creata una rete di più di cento attivisti che hanno permesso di incontrare più di 1.500 famiglie consegnando le buste della spesa con alimenti e altri beni di prima necessità. Famiglie che vivono in case sovraffollate e con un disagio profondo. Oggi abbiamo stabilito un bel legame con loro».


I volontari del servizio civile che hanno scelto l’oratorio Santa Chiara per aiutare donne e bambini migranti che qui vengono accolti dalla fine degli anni ‘80

Con Valeria e Marco Sorrentino, 44 anni, presidente della cooperativa turistica Terradamare e memoria storica di Sos Ballarò facciamo un giro per il mercato oggi semideserto perché in zona arancione, ma dove spiccano tra dolci, confetture e spezie, enormi fioriture di broccoli dal sapore intenso coltivati nelle campagne del Palermitano. «Tutto nasce da una voglia di riscatto dei cittadini, dopo un attentato incendiario di stampo mafioso. Da luogo dello spaccio e della microdelinquenza Ballarò diventa una roccaforte della legalità. Nei locali dell’oratorio Santa Chiara nasce la prima assemblea con oltre cento abitanti del quartiere, tra cui una trentina di associazioni, che parlano sì di quanto era accaduto, ma studiano soluzioni per rilanciare Ballarò» spiega Sorrentino.

La rete si incontra settimanalmente. Si discute e le soluzioni prendono forma di tavoli tematici a cui dà il pieno sostegno il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Nascono festival come il Ballarò Buskers, si adottano artisti di strada, vengono costituite nuove associazioni come quella del Mercato Storico di Ballarò oggi in prima fila in un vasto progetto di edilizia popolare e di recupero urbano. L’impresa sociale Casa Santa Chiara troneggia tra le viuzze del quartiere.

Ad aprirci le porte è don Enzo Volpe, 53 anni, responsabile della struttura salesiana che dalla fine degli anni 80 accoglie famiglie, donne e minori migranti. «Sos Ballarò è diventato un movimento popolare di quartiere», spiega don Enzo che tiene in braccio il piccolo Christian, appena dieci mesi, mentre suor Maria Teresa ci mostra i laboratori della sartoria solidale “Filo da torcere” dove si creano borse e farfalle di stoffa.

Don Enzo nel frattempo è andato ad accendere il pc per permettere al piccolo Francesco di tornare alla sua scuola a distanza. Ci salutiamo nel ricordo recente di quando a giocare nel campetto di calcio dell’oratorio erano oltre 60 ragazzini di varia nazionalità del quartiere.

Appena pochi passi e ci troviamo negli spazi di “Moltivolti”, impresa sociale che è anche un ristorante multiculturale e co-working dove singoli e gruppi portano avanti progetti di natura sociale. E che vede la presenza permanente di Libera e altre associazioni quali Arci Porco Rosso, Kala onlus, Per Esempio. «Sos Ballarò continua ad essere il luogo della proposta e qui con tutte le associazioni cerchiamo di costruire soluzioni ai problemi di varia natura che si presentano ogni giorno nel quartiere», aggiunge il presidente Claudio Arestivo che ha appena finito di pianificare il programma di potenziamento e di rilancio “Moltivolti Community” sostenuto da Fondazione Con il Sud. La sensazione è che Sos Ballarò abbia davvero fatto del civismo partecipato un costante e crescente modello di rigenerazione del territorio.


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