Sostenibilità sociale e ambientale

In Italia aumentano le foreste gestite in modo sostenibile

Eleonora Mariano, responsabile dell’ufficio progetti di PEFC: «Sono saliti a 889mila gli ettari di boschi e piantagioni certificati in Italia nel 2020»

di Luca Cereda

L’area di boschi e foreste certificate più estesa del nostro Paese si trova – manco a dirlo – in Trentino-Alto Adige. «Ma c’è da dire che crescono anche le aziende di trasformazione di legno e carta certificate che raggiungono quota 1.179: il primato si conferma del Veneto, seguito da Lombardia e Trentino Alto Adige. Non dimentichiamo anche il Centro Italia, sono ci sono numeri inferrio rispetto al Nord ma in crescita, con le regioni con più aziende certificate che sono Toscana e Lazio, mentre al Sud emerge la Campania», spiega Eleonora Mariano, responsabile dell’ufficio progetti di PEFC Italia che ha appena presentato il suo rapporto per il 2020. Per cosa sta, però, PEFC? «Letteralmente – continua Eleonora – per Programme for Endorsement of Forest Certification schemes, ovvero il programma per il riconoscimento degli schemi di certificazione forestali. Praticamente è un’associazione senza fini di lucro che a livello mondiale definisce la gestione sostenibile delle foreste nel Paese».

Cosa significa gestione sostenibile delle foreste

Il dato più interessante è quello che continuano a crescere in Italia i boschi e le foreste gestite in maniera sostenibile: nonostante le difficoltà derivate dall’emergenza sanitaria, il 2020 si è chiuso infatti positivamente con una superficie certificata di 889.032,60 ettari. Questo significa che rispetto al 2019 ci sono 8.000 ettari in più.

Data l'importanza delle foreste per il pianeta, e non solo per l’Italia, la gestione sostenibile di questa risorsa naturale è essenziale per garantire che le richieste della società – la legno agli spazi per altri tipi di attività umane – non compromettano la risorsa. «La gestione sostenibile delle foreste offre un approccio olistico per garantire che le attività forestali apportino benefici sociali, ambientali ed economici, bilancino le esigenze concorrenti e mantengano e migliorino le funzioni forestali oggi e in futuro. La certificazione forestale è quindi lo strumento per dimostrarlo e per connettere il consumatore alle origini sostenibili dei suoi prodotti», analizza Eleonora Mariano. Lo scopo è usare le foreste ad un ritmo che mantengano la loro biodiversità, produttività, capacità di rigenerazione, vitalità e il loro potenziale per svolgere, ora e in futuro, le loro funzioni ecologiche, economiche e sociali, a livello locale, nazionale e globale e che non provochino danni ad altri ecosistemi.

Dove sono le foreste certificate d’Italia?

«Se anche nel 2020 la superficie forestale certificata più estesa si conferma quindi quella del Trentino Alto-Adige con quasi 556mila ettari, considerando anche quelli curati dal Bauernbund – Unione Agricoltori di Bolzano e l’area gestita dal Consorzio dei Comuni Trentini – AR Trentino e dalla Comunità di Fiemme nella provincia di Trento. Mentre al secondo posto il Friuli Venezia Giulia, con 92.016,30 ettari, di cui la maggior parte gestiti da UNCEM FVG, mentre al terzo il Veneto con 74.360,43 ettari» testimonia Eleonora Mariano, responsabile dell’ufficio progetti di PEFC. A seguire ci sono le superficie forestali certificate di Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Basilicata, Marche e Umbria.

Senz’altro è positivo anche l’andamento del numero di aziende di trasformazione che scelgono il legno che proviene da foreste certificate con un incremento del 7,7% rispetto al 2019. Anni in cui l’incremento era stato del 5,4% rispetto al 2018, passando da 1.095 a 1.179 aziende certificate.

Con la certificazione di tracciabilità, le aziende sono sempre più green

«È un risultato importante – spiega la responsabile dell’ufficio progetti di PEFC – perché ottenuto nell’anno del lockdown e dalla forte contrazione. Questo conferma il crescente interesse nei confronti della sostenibilità e la ricerca di garanzie sulla provenienza legale e sostenibile dei prodotti di origine forestale come legno e carta. La percezione è che il legno certificato avrà un ruolo di primo piano nell’economia post-pandemia, con la necessità di ridurre fortemente le emissioni e sostituire materie prime e energie fossili».

A livello geografico, la maggior parte delle aziende con certificazione di tracciabilità si trova al Nord con 970 imprese. Il Veneto rimane infatti sul gradino più alto del podio, con 260 aziende, seguono la Lombardia con 202. Al Centro sono 161 e si concentrano soprattutto in Toscana dove ci sono 55 aziende con certificazione di tracciabilità e Lazio con 40, mentre al Sud sono 48, di cui 33 in Campania.


Dalle foreste alle case, la sostenibilità si pratica da consumatori e da cittadini

Un modo più sostenibile anche di fare impresa e di gestire il patrimonio forestale è quindi possibile. «Nell’ultimo anno, nonostante tutte le difficoltà di lavorare con la pandemia in corso, non ci siamo arresi e abbiamo continuato stare al fianco di aziende e comunità locali che volevano andare nella distrazione della sostenibilità. Lo abbiamo fatto con il progetto ‘Filiera Solidale PEFC’, per contribuire al recupero degli alberi sradicati e al ripristino dei territori colpiti dalla tempesta Vaia a fine 2018», sottolinea Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia.

Una rinnovata sensibilità ambientale emerge – non solo da parte delle aziende -, ma anche da parte dei consumatori: nel maggio 2020, il 55% dei consumatori europei riconosce e cerca il logo PEFC sui prodotti e sul packaging. In particolare, il sondaggio ha rilevato come l’Italia sia il Paese europeo che conosce maggiormente l’etichetta PEFC, con il 67% degli intervistati: questo significa i cittadini italiani iniziano ad essere attenti non solo al costo dei prodotti finali, ma anche a come essi vengono prodotti e poi commerciati, diventando prima che consumatori, cittadini attenti, anche ai boschi e alla foreste della nostra Penisola.


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