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Le fusioni di successo sono guidate da complementarietà e pariteticità

Il presidente di WeWorld, Marco Chiesara, racconta come la onlus di oggi sia il frutto di una fusione per incorporazione con GVC onlus. «I risultati ci danno ragione: partiti da un capacità progettuale di 25 milioni di euro complessivi nel 2018, chiuderemo il 2020 con quasi 40 milioni di euro raccolti, che significa più attività, più bisogni intercettati, più vite migliorate», spiega

di Marco Chiesara

Sono passati ormai più di due anni dal 1° dicembre 2018, quando si è tenuto il primo CDA della nuova WeWorld, nata, sotto il profilo tecnico-giuridico, da un’operazione che va sotto il nome di “fusione per incorporazione”. Mai come questa volta però la definizione tecnica rischia di confondere. E allora le parole che forse meglio ci possono guidare sono “complementarietà” e “pariteticità”.

Complementarietà perché WeWorld e GVC, unite dall’obiettivo di cambiare le vite delle persone più fragili, erano però due organizzazioni con storie, provenienze, attività e ambiti di appartenenza diversi e, appunto, complementari.

Da un lato WeWorld, con la capacità sia di realizzare progetti di sostegno a donne e bambini in Italia e nel mondo raccogliendo fondi privati attraverso un programma di sostegno a distanza ventennale che ha creato relazioni forti e durature con tante persone in Italia, sia di fare sensibilizzazione e advocacy in Italia attraverso la pubblicazione di studi e ricerche.

Dall’altro lato la presenza di GVC in più di 20 paesi nel mondo con progetti di cooperazione allo sviluppo e di emergenza rivolti alle comunità più vulnerabili del mondo, grazie a una capacità progettuale perfezionata in quasi 50 anni di storia, che ha permesso di avere solide relazioni con i principali donatori istituzionali e una radicata presenza sul territorio.

Questa complementarietà ha reso più semplice il disegno organizzativo: non c’è stato bisogno di scegliere ma è stato possibile unire funzioni e organigrammi diversi e oggi, passati più di due anni, possiamo dire che siamo un’unica organizzazione. Chiaramente il processo di fusione non si è esaurito: mettere insieme storie e culture diverse richiede un’attenzione continua. Ci sono state e ci sono tuttora alcune difficoltà, ma tutti coloro che a diverso titolo sono protagonisti di questo processo hanno compreso molto bene quanto fosse importante e si sono messi in gioco senza riserve.

I risultati raggiunti sembrano dare ragione a questo progetto: partiti da un capacità progettuale di 25 milioni di euro complessivi nel 2018, chiuderemo il 2020 con quasi 40 milioni di euro raccolti, che significa più attività, più bisogni intercettati, più vite migliorate.

Alla complementarietà si aggiunge la pariteticità che ci ha guidato in tutta la fase di preparazione e di studio che ha preceduto la fusione. Non c’è stata un’organizzazione che ha inglobato un’altra, ma due soggetti che ne hanno generato uno solo e questo si è tradotto in un’architettura istituzionale che tenesse conto delle diverse storie e delle diverse provenienze. Ad esempio, considerato che le organizzazioni di partenza avevano ciascuna un’assemblea composta da un numero di membri molto diverso tra loro, si è deciso di mantenere entrambe le assemblee per evitare che quella più ridotta in termini numerici fosse sostanzialmente assorbita dall’altra.

Il CDA è composto da un numero pari di persone (8) di cui 4 di provenienza WeWorld e 4 di provenienza GVC con una serie di meccanismi che permettono di superare l’eventuale stallo di un organo composto da un numero pari di membri.

La fusione, infine, ci ha permesso di acquisire una solidità maggiore, che oltre a tradursi in una accresciuta capacità di intervenire in un mondo in cui crisi economiche, crisi ambientali e disuguaglianze stanno aumentando, ci ha permesso di guardare un passo oltre, a nuove alleanze anche internazionali. Nel 2020 infatti WeWorld è diventata il 12° membro di ChildFund Alliance, un network che opera in più di 60 paesi nel mondo: un’ulteriore sfida per accrescere la nostra capacità di rispondere in misura sempre maggiore e sempre più qualificata ai bisogni delle persone.


*Marco Chiesara, presidente di WeWorld-GVC onlus


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