Cooperazione & Relazioni internazionali

Il watergrabbing e l’economia della ciambella

«Come esiste una sorta di "tetto" oltre cui il degrado ambientale diviene pericoloso per l’intera umanità, l’economia della ciambella ci indica l’esistenza di una sorta di "pavimento" sotto il quale la deprivazione umana è inaccettabile». Stasera alle 20,30 il direttore di Vita Stefano Arduini dialogherà in diretta streaming con Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli, autori di "Watergrabbing. Le guerre per l’acqua nel XXI secolo". Uno stralcio della prefazione firmata da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia e segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei

di Redazione

Circa il 74% delle calamità naturali tra il 2001 e il 2018 sono state correlate all'acqua, tra cui siccità e inondazioni; 500 milioni di bambini vivono in aree ad alto rischio di alluvioni; 160 milioni di bambini vivono in aree a rischio alto o estremo di siccità; 700 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorno per diarrea acuta a causa di servizi idrici o igienico-sanitari inadeguati. Sono questi i dati che ricorda oggi l'Unicef, in occasione della Giornata della Terra. E proprio ai tremi dell'accesso alle risorse idriche è dedicato "Watergrabbing. Le guerre per l’acqua nel XXI secolo" (2018, Emi). Il libro, ristampato in questi giorni sarà al centro questa sera dalle 20.30 di un dialogo fra i due autori, Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli e il direttore di Vita Stefano Arduini (qui il link per le iscrizioni gratuite).

La prefazione del libro è firmata da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia e segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei. Eccone uno stralcio:

"Disponiamo di studi, analisi e approfondimenti che consentono di conoscere sempre meglio l’entità dei problemi che abbiamo creato e che individuano anche proposte di soluzione, molte già attivamente praticate in diverse parti del mondo. Questo ottimo volume di Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli costituisce un affascinante affresco della drammatica situazione dovuta all’accaparramento di una risorsa indispensabile per l’esistenza dell’umanità come di tutti gli esseri viventi: l’acqua.

Si tratta di una vera e propria inchiesta, puntuale e documentata, condotta con uno spirito di indagine serio e approfondito, che ci dimostra come il preoccupante fenomeno del land grabbing, come fu definito qualche anno fa, si sia ormai esteso, anche se in forme diverse, alla risorsa acqua. Il land grabbing ha visto sinora coinvolti più di 30 milioni di ettari di terreni, in particolare nell’Africa subsahariana, accaparrati da imprese private, specialmente di Cina ed Emirati Arabi Uniti, allo scopo di soddisfare il fabbisogno alimentare interno e per una maggiore disponibilità di prodotti derivati da biomassa forestale o agricola, come i biocarburanti.

Il water grabbing, come gli autori illustrano con chiarezza, riguarda l’agire di forti poteri economici in grado di prendere il controllo o deviare a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali o a intere nazioni. Gli effetti sono generalmente devastanti, soprattutto nel Sud del mondo. L’acqua non ha sostituti, e poiché non possiamo trasportarla per il mondo in quantità significative, la sua gestione a livello locale o regionale è di importanza vitale. L’analisi svolta da Marirosa ed Emanuele ci aiuta a comprendere sempre di più la considerazione economica, sociale e giuridica del bene comune e la fondamentale importanza che la cura dei beni comuni ha nel limitare le forti pressioni che esercitiamo sui sistemi naturali.

Gli studiosi hanno fatto lo sforzo di misurare le dimensioni di uno «spazio operativo e sicuro» (SOS) per l’umanità indicando i «confini planetari» entro cui muoverci. Tali confini riguardano 9 problemi planetari causati dalla pressione umana, tra loro strettamente connessi e interdipendenti: il cambiamento climatico; la perdi ta della biodiversità e quindi dell’integrità biosferica; l’acidificazione degli oceani; la riduzione della fascia di ozono nella stratosfera; la modificazione del ciclo biogeochimico dell’azoto e del fosforo; l’utilizzo globale di acqua; i cambiamenti nell’utilizzo del suolo; la diffusione di aerosol atmosferici; l’inquinamento dovuto ai prodotti chimici antropogenici. Per quattro di questi – cambiamento climatico, perdita di biodiversità, modificazione del ciclo dell’azoto e del fosforo, modificazioni dell’uso dei suoli – ci troviamo già oltre il limite segnalato dagli scienziati. Sull’utilizzo globale di acqua è in corso un interessante dibattito sui confini che possono essere individuati per mantenerci in uno spazio operativo e sicuro. Complessivamente, i nove confini planetari possono essere visti come parte integrante di un cerchio, e in tal modo si disegna appunto lo «spazio operativo e sicuro» per l’umanità.

Il dibattito scientifico e le applicazioni pratiche del concetto di confini planetari si sono andati ampliando in sede di politica internazionale, incrociandosi con le riflessioni di carattere sociale. Si inseriscono qui le analisi di Kate Raworth, l’economista che ha delineato un approccio affascinante e innovativo: l’«economia della ciambella». Il benessere umano dipende, infatti, oltre che dal mantenimento dell’uso delle risorse in un buono stato naturale complessivo che non deve oltrepassare certe soglie, anche e in egual misura dalla necessità dei singoli di soddisfare i bisogni essenziali a una vita dignitosa. Le norme internazionali hanno sempre sostenuto il diritto morale dell’individuo a risorse fondamentali quali cibo, acqua, assistenza sanitaria di base, istruzione, libertà di espressione, partecipazione politica e sicurezza personale. Quindi, come esiste un confine esterno all’uso delle risorse, una sorta di «tetto» oltre cui il degrado ambientale diviene pericoloso per l’intera umanità, l’economia della ciambella ci indica l’esistenza di un confine interno al prelievo di risorse, un «livello sociale di base» (una sorta di «pavimento») sotto il quale la deprivazione umana è inaccettabile.

In questa importante riflessione sono specificate 11 priorità sociali: cibo; acqua; assistenza sanitaria; reddito; istruzione; energia; lavoro; diritto di espressione; parità di genere; equità sociale; networking e resilienza agli shock. Esse rappresentano una base sociale esemplificativa (il «pavimento») e vanno incrociate con i confini planetari (il «tetto») del nostro SOS che, a questo punto, oltre a essere «sicuro» è anche «giusto». Si viene così a formare, tra i diritti di base (il «pavimento sociale») e i confini planetari (i «tetti ambientali»), una corona circolare a forma di ciambella: sicura per l’ambiente e socialmente giusta per l’umanità".


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