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Sostenibilità sociale e ambientale

In calo del 20% l’attenzione ai temi ambientali sul Web

Secondo un’analisi condotta da Reputation Manager per Save the Children, le conversazioni legate all’attivista svedese Greta Thunberg e al movimento Fridays for Future, sono calate rispettivamente dell’82% e del 70%. Tra i cali più drastici i dialoghi su cambiamenti climatici (-50%); riscaldamento globale (-49%) ed emergenza climatica (-73%).

di Redazione

https://www.youtube.com/watch?v=e-59pPGmXEU

La crisi causata dalla pandemia da Covid-19 ha monopolizzato l’informazione. L’attenzione alla pandemia non ha risparmiato la rete, dove le discussioni si sono concentrate sul coronavirus, a scapito di argomenti come quello sulla sostenibilità ambientale che, fino al 2019 aveva generato la maggior parte dei confronti e delle condivisioni. Le conversazioni sui social su questo tema in particolare, hanno subito un calo del 20% rispetto all’anno precedente, con punte di -50% per quelle sui cambiamenti climatici e di -73% sull’emergenza clima. Anche il riscaldamento globale è stato un tema meno dibattuto con un -49% rispetto al 2019.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dal report realizzato da Reputation Manager per Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – e diffuso oggi, in occasione della Giornata della Terra. Dati significativi che sembrano certificare un calo dell’attenzione generale su un tema che – ricorda l’Organizzazione – mette in discussione il futuro dei bambini.

Nello specifico, Reputation Manager ha analizzato i contenuti online su alcune tematiche ricorrenti nel campo dell’ambiente, come la sostenibilità, l’inquinamento, l’ecosistema e alcuni fenomeni naturali dovuti al cambiamento climatico (desertificazione, siccità, scioglimento dei ghiacciai). I dati sottolineando come le conversazioni online totali riguardanti queste tematiche, nell’ultimo anno, siano calate del -20%, passando dalle 221mila del 2019 alle 176mila del 2020. La sostenibilità ambientale, invece, è stata la tematica maggiormente citata (+25%), passando dai 39mila contenuti del 2019 ai 49mila del 2020.

Anche le conversazioni legate alle emissioni hanno avuto una crescita rispetto ai 12 mesi precedenti, con il 19% del totale nel 2020 che ha visto come argomenti di partecipazione il calo dell’inquinamento in Cina dovuto al lockdown e lo studio secondo il quale le città con la mortalità più alta per le polveri sottili in Europa sono Brescia e Bergamo.

Le conversazioni sull’inquinamento rappresentano il 17% del totale di quelle rilevate, anche se in calo del -20% nell’ultimo anno. In particolare, si sottolinea come le conversazioni si siano concentrate sul rapporto tra inquinamento e coronavirus: ha generato molto interesse, per esempio, lo studio secondo il quale “la proteina che protegge l’organismo dai danni delle polveri sottili (precisamente il PM2.5) è la stessa che favorisce l’azione dannosa del Sars Cov-2.

I dati vedono un netto calo dei temi riferiti all’attivista svedese Greta Thunberg e al movimento Fridays for Future che hanno segnato rispettivamente un -82% e -70%. Sulla stessa curva in discesa anche le conversazioni su cambiamenti climatici (-50%), riscaldamento globale (-49%) e emergenza climatica (-73%).

Secondo lo studio, a parlare di questi temi sul web sono maggiormente persone di sesso maschile (61,1% nel 2019, 64,2% del 2020), anche se nel 2020 si nota una crescita della percentuale di utenti di sesso femminile (+3,1%). Negli anni si nota anche un cambiamento nella fascia d’età più coinvolta nelle conversazioni online sulla sostenibilità. Se nel 2019 la categoria anagrafica tra i 25-34 anni era la più presente con il 49,2% delle interazioni, nel 2020 il trend si è invertito. Nell’ultimo anno, l’analisi mostra infatti una maggiore partecipazione per le fasce più adulte (45-54 anni: 23,6%; 35-44 anni: 20,7%).

“La crisi climatica non è stata messa in pausa dal Covid-19. La pandemia, dai risultati di questo studio, sembra aver abbassato la sensibilità dell’opinione pubblica, o quanto meno il livello delle conversazioni in rete, su questo tema. Eppure oggi sono 710 milioni i minori che vivono in 45 paesi con il più alto rischio di subire l'impatto del cambiamento climatico. Inondazioni, siccità, uragani sono solo alcuni degli eventi meteorologici estremi che avranno conseguenze profonde sui bambini più vulnerabili e sulle loro famiglie. Proprio i più piccoli, rischiano di soffrire la carenza di cibo o di malattie. Una delle tante minacce, per esempio, è quella che riguarda la mancanza di acqua o il suo innalzamento, che potrebbe mettere seriamente a rischio la loro vita” dichiara Daniela Fatarella, Direttrice di Save the Children Italia. “Non possiamo dimenticare che questi sono fatti reali che coinvolgono milioni di persone e che la crisi climatica rischia di compromettere il futuro di milioni di bambini in maniera irrimediabile se non si agirà tempestivamente. Siamo all’ultima chiamata e non possiamo perdere il momento”.

L’Organizzazione, sottolinea come il 70% dei paesi ad alto rischio di impatto climatico sia nel continente africano. Ma gli effetti dei cambiamenti climatici stanno peggiorando la già disastrosa situazione di altre aree del mondo come lo Yemen, dove il conflitto ha già causato milioni di bambini denutriti, o il Bangladesh dove i minori sono esposti a inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare o la Repubblica Democratica del Congo dove la malaria e la febbre dengue affliggono bambini e adolescenti.

Secondo Save the Children, è necessario intraprendere un'azione drastica per garantire che i bambini e le loro famiglie non paghino le terribili conseguenze delle crisi climatiche attuali e soprattutto future.

Per celebrare la Giornata della Terra, l’Organizzazione lancia oggi un video distopico nel quale un bambino che attende di nascere, fantastica sul mondo che lo accoglierà, mentre scorrono immagini di discariche, siccità e eventi ambientali estremi. Un futuro che non dovrebbe essere riservato a nessun neonato.

«Purtroppo la crisi climatica sembra destinata a peggiorare, a meno che non si intraprendano azioni urgenti. È fondamentale che su questa problematica, vengano ascoltati i bambini, i primi a pagare le conseguenze dell’impatto di cambiamenti climatici sempre più disastrosi. I più piccoli dovrebbero essere coinvolti nella definizione delle politiche da portare avanti, proprio perché è in gioco il loro presente e soprattutto il loro futuro. Sfortunatamente, il fattore tempo è fondamentale e sembra che questo non giochi a nostro favore. Bisogna intraprendere un’azione tempestiva il prima possibile, per non perdere intere generazioni», ha concluso Daniela Fatarella.


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