Famiglia & Minori

Povertà Educativa ai tempi del Covid: non servono altri soldi, ma idee

L’impatto della pandemia sulla scuola e sul benessere di bambini e bambine è stato giustamente al centro del dibattito pubblico dell’ultimo anno. Non sono mancate risorse pubbliche e private, ma per garantire che questo investimento raggiunga il massimo impatto e sia realizzato con la massima trasparenza servono un’azione partecipata con i destinatari, coprogettazione e dialogo

di Tiziano Blasi

L’impatto del Covid sulla scuola e, in generale, sul benessere di bambini e bambine è stato giustamente al centro del dibattito pubblico dell’ultimo anno.
Diversamente da altri casi di grave emergenza – come, ad esempio le crisi umanitarie nel sud del mondo – questa volta non sono mancate risorse sia pubbliche che private.

Nell’ultimo anno scolastico sono stati allocati 80 milioni di fondi pubblici1 per il contrasto alla povertà educativa, in erogazione tramiti bandi di finanziamento, ai quali si affiancano 65,5 milioni2 da parte del “Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile” e a cui si aggiungono importanti risorse della filantropia locale e nazionale (Fondo Beneficenza Banca Intesa, la Tavola Valdese, l’Unione Buddhisti Italiana solo per citarne alcuni).3 Uno scenario inedito per vastità e ricchezza, soprattutto se si pensa che fondi comunitari diretti su temi simili hanno stanziamenti molto più limitati, pur guardando a tutta l’Unione Europea4.

Se, da un lato, non possiamo, quindi, che ammirare questo sforzo verso un problema devastante come la povertà educativa, dall'altro, dobbiamo essere estremamente attenti nel garantire che questo investimento raggiunga il massimo impatto e sia realizzato con la massima trasparenza. Emergono, dunque, diverse riflessioni e domande che è opportuno porsi.

I famosi dati aperti

Durante la pandemia si è chiesto a gran voce di avere dati aperti e, anche nel caso dei finanziamenti, la richiesta rimane valida. Il bando “EduCare” del Dipartimento delle politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio ha prodotto più di 14 file di graduatorie (alcuni solo in pdf e altri in pdf ed excel), e il numero 14 torna anche nel bando “EduCare Insieme” dello stesso dipartimento, dove, 14 sono i file di FAQ scaricabili da sito. Non si può negare che i dati siano accessibili – è stato pubblicato anche un rapporto conclusivo sul bando EduCare, di grande interesse – ma serve una maggiore e migliore fruibilità. Infatti, per essere trasparenti non basta pubblicare dati, ma serve che questi siano in formato aperto, trasferibili e leggibili con modalità chiare ed efficaci.

Il click day della povertà educativa

Se abbiamo criticato tanto lo strumento del bando e auspicato la coprogettazione, vediamo oggi la sua declinazione peggiore nel criterio dell’assegnamento dei fondi “a sportello”, ovvero della valutazione su base cronologica fino ad esaurimento.
Il bando “Educare Insieme” – che ha dato una finestra di presentazione dal 29 gennaio al 30 aprile 2021 – vede, al 29 gennaio, 41 proposte presentate nei primi 4 secondi dopo la mezzanotte, per un totale di circa 6,4 milioni, a fronte dei 10 milioni complessivi stanziati, metà ammessi a finanziamento. In altre parole, un terzo dei fondi sono stati già ammessi a finanziamento dopo i primi 4 secondi!

Non saranno le prime notti insonni che passiamo per una scadenza, ma rendiamoci conto che stiamo importando nel contrasto alla povertà educativa la pratica del clickday, che tanto abbiamo criticato negli ultimi mesi.
E non si dica che l’emergenza ha determinato la necessità di questo modello rapido di presentazione: chi ha lavorato con la protezione civile e l’aiuto umanitario dell’Unione Europea (DG ECHO) in zone di calamità o guerre sa bene che gli spazi di coprogettazione e dialogo si possono creare anche in situazioni di estrema urgenza.

Ancora più paradossale il caso del bando EduCare. Un avviso da ben 35 milioni, pubblicato il 10 giugno 2020 e con una modalità di presentazione molto articolata in termini di numero dei format e quantità di dati da fornire. Al 12 giugno erano già stati presentati 9 interventi, tutti ammessi al finanziamento, per un totale di 1,33 milioni di euro.
Senza nulla togliere alle organizzazioni che si sono spese per rispondere con rapidità, siamo davvero convinti che questa modalità stia garantendo la massima qualità e trasparenza?

Scrivere un progetto è costruire un’azione partecipata con i destinatari, che sia rilevante e trasformativa per la comunità, non è comprare un monopattino elettrico.

Scuole, enti locali e Terzo settore in affanno

All’Agenzia della Coesione Sociale sono arrivate ben 628 proposte in valutazione per il bando di contrasto alla povertà educativa e diverse centinaia ne arrivano mediamente ai bandi di Con i Bambini. Il bando EduCare ha finanziato 328 proposte, di cui l’88% a enti del Terzo settore. Solo il 12% delle proposte è arrivato da enti locali, scuole e servizi per l’infanzia e con una copertura molto bassa dell’età 0-6 (4,25%). Sebbene il Sud abbia visto il maggior numero di richieste, rappresenta solo il 19% dei progetti giudicati migliori, contro il 54% del Nord, che vede anche la più alta concentrazione delle erogazioni5.

Questa valanga di potenziali finanziamenti è stato uno stress test eccessivo per tutta la comunità educante e ha mostrato quanta disuguaglianza ci sia nella capacità di sviluppare interventi. È emerso il tipico paradosso che i più ferocemente colpiti, come le Scuole e il Sud Italia, siano spesso i meno capaci a strutturare proposte vincenti in tempi brevi (che non vuol dire i meno capaci a rispondere ai bisogni).
Possiamo criticare le modalità del processo, ma non ci sono alibi, dobbiamo smettere di lamentarci per la mancanza di risorse e dedicare tempo ed energia a sviluppare idee e partnership, così come a far crescere la capacità e l'efficienza progettuale dal nord al sud, dagli enti del terzo settore alle scuole.

Una visione di lungo periodo

La sfida per una programmazione di qualità è centrale per il Terzo settore e per tutta la comunità educante, ma è una sfida ancora più rilevante per le istituzioni. Servono, infatti, una strategia e una cabina di regia, che mettano insieme finanziatori pubblici e privati. Di fronte a centinaia di milioni di euro e migliaia di proposte spesso con obiettivi e aree di intervento simili, si devono evitare sovrapposizioni e concentrazioni, favorendo, invece, sinergie, alleanze di lungo periodo e una valutazione di impatto solida e coerente.
Nel Sud del Mondo, di fronte alle grandi emergenze, si creano tavoli di lavoro multi-attore, per costruire azioni e programmi coordinati. Cosa aspettiamo a fare altrettanto, per sfruttare le attuali opportunità e quelle future che il Recovery Plan creerà per il contrasto alla povertà educativa?

*membro del coordinamento scientifico di ConfiniOnline e docente del corso “Progettare per contrastare la povertà educativa” in partenza il 29 aprile.


  1. Somma degli stanziamenti dei bandi EduCare, EduCare in Comune, EduCare Insieme (Dipartimento per le Politiche della Famiglia), Contrasto alla povertà educativa (Agenzia per la coesione)
  2. Un Domani Possibile 5 milioni, A Braccia Aperte 10 milioni, Non Uno di Meno 500 mila, Comincio da Zero 30 milioni, Comunità Educanti 20 milioni.
  3. Non facilmente stimabili dato che sono divisi in molteplici linee di finanziamento.
  4. Ad esempio il bando “capacity-building in the area of rights of the child” 2020 del programma REC ammontava a poco meno di 3,5 milioni. Ciò non toglie che l’ammontare di fondi indiretti sia enorme e fondamentale per l’Italia.
  5. Avviso pubblico per il finanziamento di progetti di educazione non formale e informale e di attività ludiche per l’empowerment dell’infanzia e dell’adolescenza – “educare” – Rapporto finale dei lavori della commissione di valutazione e monitoraggio.

In apertura photo by Kelly Sikkema on Unsplash


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