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Cooperazione & Relazioni internazionali

Naufragio a largo della Libia: morte circa 130 persone

L'allarme per l'imbarcazione in pericolo con 130 persone a bordo era scattato già mercoledì mattina, ad essere testimone dell'ennesima tragedia nel Mediterraneo centrale la Ong Sos Mediterranee. Non si hanno notizie neanche di un'altra imbarcazione in pericolo con a bordo 40 persone

di Alessandro Puglia

Ancora un naufragio nel Mediterraneo centrale, ad est di Tripoli nell'area di intervento della cosiddetta guardia costiera libica. Si stima che circa 130 persone abbiano perso la vita. Erano a bordo di un imbarcazione che era stata già segnalata alle autorità competenti da Alarm phone nella gioranta di mercoledì.

Ad essere testimone dell'ennesima tragedia dell'immigrazione è stata la Ong internazionale Sos Mediterranee che ha ricostruito quanto avvenuto attraverso la voce di Luisa Albera, coordinatrice di Ricerca e Soccorso a bordo della Ocean Viking: «Oggi, dopo ore di ricerca, la nostra peggiore paura si è avverata. L’equipaggio della Ocean Viking ha dovuto assistere alle devastanti conseguenze del naufragio di un gommone a Nord-Est di Tripoli. Mercoledì mattina era scattato l’allarme rispetto a questa stessa imbarcazione con circa 130 persone a bordo. Nelle ultime 48 ore, il network telefonico civile Alarm Phone ci ha avvisato di un totale di tre barche in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia. Tutte si trovavano ad almeno dieci ore dalla nostra posizione nel momento in cui abbiamo ricevuto le segnalazioni. Abbiamo cercato due di queste barche, una dopo l’altra, in una corsa contro il tempo e con il mare molto mosso, con onde fino a 6 metri.In assenza di un coordinamento efficace da parte dello Stato, tre navi mercantili e la Ocean Viking hanno cooperato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili. Oggi, mentre cercavamo senza sosta – nella totale mancanza di supporto dalle autorità marittime competenti – tre cadaveri sono stati avvistati in acqua dalla nave mercantile MY ROSE».

«Un aereo di Frontex ha individuato poco dopo il relitto di un gommone – continua la coordinatrice a bordo della Ocean Viking – Dal momento in cui siamo arrivati sul posto oggi non abbiamo trovato nessun sopravvissuto, ma abbiamo visto almeno dieci corpi nelle vicinanze del relitto. Abbiamo il cuore spezzato. Pensiamo alle vite che sono state perse e alle famiglie che potrebbero non avere mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari. Questa tragedia arriva appena un giorno dopo l’orribile notizia condivisa dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni di una donna e un bambino morti su un gommone stracarico che è stato intercettato dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali, e i naufraghi sono stati riportati coste libiche e portati in detenzione arbitraria, dove molti di loro subiscono violenze e abusi indicibili. Ieri, dopo aver ricevuto una prima richiesta di soccorso da Alarm Phone, l’equipaggio della Ocean Viking aveva passato tutto il giorno alla ricerca di una barca di legno in difficoltà, senza successo. Il destino delle circa 40 persone a bordo rimane sconosciuto. Questa è la realtà nel Mediterraneo centrale: più di 350 persone hanno già perso la vita in questo tratto di mare quest’anno, senza contare le decine di persone che sono morte nel naufragio a cui abbiamo assistito oggi. Gli Stati abbandonano la loro responsabilità di coordinamento delle attività di ricerca e soccorso, lasciando gli attori privati e la società civile a riempire il vuoto mortale che si lasciano dietro. Possiamo vedere il risultato di questa deliberata inazione nel mare intorno alla nostra nave», conclude Albera.


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