Welfare & Lavoro

Non si può rischiare la vita per adottare un bambino

Siamo ancora in tempi di pandemia, ma non è pensabile che le coppie che partono per adottare un bambino corrano il rischio di ammalarsi o di restare bloccati in un Paese. Partire è necessario, perché rimandare ancora sarebbe un'atrocità. Le famiglie di UAFI chiedono corridoi sanitari, priorità nella vaccinazione, procedure più snelle per le coppie con abbinamento, in attesa di partire

di Redazione

Non si può rischiare la vita mentre si cerca di portare a casa il proprio figlio. Una richiesta piana, semplice, evidente. La indirizza UFAI – Unione Famiglie Adottive Italiane a Governo e Istituzioni, in un disperato appello.

Il blocco di alcune famiglie in India, nel bel mezzo dell’escalation della pandemia, ha reso evidente il rischio che corrono le coppie che in questo tempo vedono realizzarsi dopo tanta attesa il sogno di incontrare il loro bambino. Qualunque sia il Paese. Da un lato, evidenzia UFAI, non si può rimanere nel limbo per due anni, rimandando sine die il tanto atteso viaggio per incontrare il proprio bambino e portarlo a casa: «Anche perché i bambini adottati spesso hanno un urgente bisogno di cure sanitarie per patologie che peggiorano con l’attesa», dice la presidente di UFAI, Elena Cianflone. Quella di UFAI è una richiesta accorata di attenzione per le moltissime coppie che sono bloccate in Italia senza poter ricongiungersi al proprio figlio, che li attende da solo, in mezzo a una pandemia, senza poter avere la protezione che mamma e un papà vorrebbero dargli e senza poter essere finalmente abbracciato dalla sua mamma e dal suo papà.

UFAI ha scritto al Ministro Degli Esteri Luigi Di Maio, alla Ministra alla Famiglia Elena Bonetti e al Vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali Vincenzo Starita, chiedendo al Governo e alla CAI che vengano istituiti corridoi sanitari e procedure più snelle, che prevedano un soggiorno brevissimo per le coppie nel Paese del proprio figlio o la possibilità di far viaggiare il bambino che ha gravi problemi sanitari, accompagnandolo nel nostro Paese. Inoltre al Ministro della Salute UFAI chiede che le tutte le coppie con abbinamento e quindi in attesa di partire, possano ricevere il vaccino anti Covid-19 con priorità ed urgenza (una richiesta già avanzata a marzo dagli enti aderenti a LIAN) dandone tempestiva comunicazione ai Paesi in cui si deve concludere l’adozione.

«Con l’aiuto della Commissione per le Adozioni Internazionali chiediamo inoltre che gli Enti, stipulino assicurazioni con polizze adeguate alla tutela delle famiglie che possano garantire un loro possibile rientro in Patria se si dovessero verificare problemi sanitari o di natura politica. Chiediamo però che il costo di queste polizze non ricada sulle tasche delle famiglie, già così duramente esposte economicamente per i pesanti costi che un’adozione internazionale comporta», conclude Cianflone.

Foto Unsplash


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