Sanità & Ricerca

Federazione Alzheimer: «Nuovo farmaco? Aspettiamo gli studi»

La notizia dell’approvazione da parte del Fda di una cura farmacologica delle demenze ha fatto il giro del mondo, soprattutto perché arriva dopo vent’anni di ricerche andate a vuoto. Mario Possenti, segretario generale della Federazione richiama la necessità di essere prudenti «davanti ai roboanti annunci delle case farmaceutiche. Il rischio è accendere speranze inutili tra familiari e malati»

di Antonietta Nembri

L’approvazione di un nuovo farmaco per la cura del’Alzheimer da parte della Food and Drug Amministration è una delle notizie più attese da parte della comunità dei malati di demenza e dei loro familiari. Dopo vent’anni di fallimenti sembra che finalmente si sia arrivati a un medicinale, l’aducanumab messo a punto da Biongen e che ha la possibilità di rallentare il decorso della malattia. Tuttavia, l’Fda ha chiesto nuovi test clinici. La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata accolta con speranza da milioni di pazienti e familiari. Alzheimer Europe in una nota dichiara di accogliere «con favore l'approvazione del primo trattamento per modificare la progressione della malattia, piuttosto che fornire un sollievo sintomatico, come fanno i medicinali attualmente autorizzati. Questa decisione costituisce un progresso significativo nel trattamento della malattia di Alzheimer e dà speranza ai pazienti e alle loro famiglie che i disturbi cognitivi e funzionali associati alla malattia possano essere rallentati o ritardati».

Da parte della stessa organizzazioni che riunisce le associazioni europee viene sottolineata la necessità di capire in modo chiaro chi potrà beneficiare di questo nuovo farmaco, «poiché il trattamento sarà limitato ai pazienti con lieve deterioramento cognitivo o lieve demenza. Inoltre, i pazienti dovranno avere una presenza di amiloide confermata nel cervello che richiederà una puntura lombare o una scansione cerebrale prima di iniziare il trattamento», inoltre, continua la nota «L'idoneità al trattamento, i rischi, i benefici ei costi dovrebbero pertanto essere discussi in termini realistici».

«Appena si diffondono queste notizie c’è un grande fermento», osserva Mario Possenti, segretario generale della Federazione Alzheimer che però invita alla prudenza. «La prima osservazione da fare è che questo farmaco è stato approvato negli Usa dall’Fda che ha chiesto ulteriori studi e che sarà al momento solo per i pazienti statunitensi. L’altro aspetto da sottolineare è che si rivolge a chi è nella fase iniziale e manifesta i primi sintomi, ma non è per tutti i pazienti di demenza». Possenti, sottolinea come non sia infatti ancora chiaro chi saranno i pazienti eligibili al trattamento e quanti «non dimentichiamo che questo aducanumab era stato bocciato anni fa, prima di questi nuovi studi. È certo positivo che le case farmaceutiche continuino a studiare e investire in una cura per le demenze, ma dobbiamo essere cauti, al momento non abbiamo ancora dei dati e mi sembra prematuro parlare di un’innovazione».

La prudenza del segretario generale della federazione Alzheimer è giustificata dal fatto che, come sottolinea lo stesso Possenti «è compito di noi, associazioni di pazienti e familiari, davanti ai roboanti annunci delle case farmaceutiche di invitare alla cautela per non creare speranze inutili. Chiunque abbia un parente colpito da demenza farebbe di tutto perché si scopra una pillola magica, ma la realtà ci invita ad andare con i piedi di piombo. Certo speriamo che vada tutto bene, ma…».

Per ora l’annuncio riguarda gli Usa, ma quanto bisognerà aspettare in Europa e in Italia perché il trattamento possa essere studiato sui pazienti europei? Alzheimer Europe ricorda che le decisioni dei regolatori europei non sono attese prima della fine dell'anno.

In apertura photo by Vlada Karpovich from Pexels


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