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L’accessibilità? Dopo il Covid (finalmente) per il turismo è diventata un’opportunità

Il Covid ha cambiato gli operatori turistici: «La caratteristica propria del turismo accessibile, cioè l’attenzione maniacale alle esigenze del cliente, sta entrando nella prospettiva di tanti. L’accessibilità diventerà pian piano la condizione di normalità, non più una cosa di nicchia». Ma lavorare sulle strutture non basta: ecco l'esperienza ventennale di Aism per un territorio inclusivo, a 360 gradi

di Sara De Carli

Vent’anni fa, quando a Aism ha aperto la Casa Vacanze I Girasoli a Lucignano, dicevi turismo accessibile e la gente pensava solo alle barriere architettoniche in hotel: come una struttura accessibile dentro un territorio inaccessibile servisse a qualcosa. «Ma anche solo 6 o 7 anni fa il discorso sull’accessibilità, in ambito turistico, veniva percepito prevalentemente come un costo o un fastidio, non si vedevano le potenzialità dell’accessibilità. Oggi è molto diverso e ancora di più lo è dopo il Covid dal momento che c’è un’attenzione molto maggiore ai dettagli della vacanza e gli operatori turistici sono molto più disposti culturalmente ad accogliere le tante esigenze specifiche dei viaggiatori. In sostanza la caratteristica propria del turismo accessibile, cioè un’attenzione quasi maniacale alle esigenze del cliente, stanno entrando nella prospettiva di tanti». A parlare così, in questo inizio di estate, è Marco Pizzio, responsabile del turismo accessibile di AISM.

Si parla tanto di un modo diverso di viaggiare e di essere turisti, dopo il Covid: un turismo più lento, che va in cerca di incontri e relazioni con le comunità del territorio. Questi trend come si riverberano sul turismo accessibile?
Il dopo pandemia è un’opportunità enorme per far sì che l’accessibilità sia sempre meno una nicchia e sempre più qualcosa che riguarda tutto il turismo. L’accessibilità è un’opportunità per tutte le destinazioni e le strutture che stanno cercando di capire come migliorare la loro offerta turistica e vedo un grande interesse su questo. Gli operatori in questi mesi di pandemia si sono abituati a confrontarsi con le esigenze specifiche dei turisti e questo ha cambiato la loro prospettiva. Banalmente organizzando le vacanze della mia famiglia, con i bambini, ho visto tanti villaggi che si promuovono come wheelchair friendly così come pubblicizzano il loro essere pet friendly, che danno le informazioni sull’accessibilità della struttura insieme a quelle sul wifi… non è più un’informazione che devi telefonare per avere, è uno degli elementi caratterizzanti l’offerta della struttura. Questo fino a 5 anni fa era una cosa rarissima: adesso non è comune, ma capita… È una svolta psicologica. Una camera accessibile non sarà più una camera dedicata e chiusa per 320 giorni l’anno, ma qualcosa che risponderà alle esigenze di tante persone. Nella testa degli operatori l’accessibilità diventerà pian piano la condizione di normalità.

Aism ha un po’ anticipato i tempi in questo: qual è il vostro percorso?
L’attività di Aism nell’ambito del turismo e nello specifico del turismo accessibile parte dal 2000, con la Casa Vacanze I Girasoli a Lucignano, in Toscana. Abbiamo quindi oltre 20 anni di esperienza. Aism è parte dello European Network for Accessible Tourism a Bruxelles e dal 2016 siamo nel board. La struttura di Lucignano in questi anni è diventata un modello di accessibilità, ai tempi parlare di turismo accessibile era una novità, siamo stati molto anticipatori rispetto al mercato. Oggi quando andiamo dai vari sindaci, regioni, operatori troviamo porte aperte e persone che capiscono il concetto e l’opportunità, allora no: si vedevano solo i costi dell’accessibilità e non le potenzialità. La Casa I Girasoli all’inizio solo per persone con sclerosi multipla ma poi è stata aperta a tutti, perché l’accessibilità è per sua natura apertura a tutti. Successivamente abbiamo aperto altre strutture nel comune di Alto Reno Terme e una a Auronzo di Cadore.

Accessibilità significa dare alle persone la libertà di poter scegliere la propria destinazione. Significa empowerment e inclusività.

Marco Pizzio

Cosa significa accessibilità?
Dare alle persone la libertà di poter scegliere la propria destinazione. Significa empowerment e inclusività.

Ben più che eliminazione delle barriere architettoniche.
L’accessibilità non può essere limitata a una singola struttura o a un singolo elemento, l’albergo accessibile di per sé non porta una differenza nella fruizione di una vacanza, cosa fa il turista, viene per starsene in camera? Quello che conta è la “catena dell’accessibilità”, tutti i servizi sul territorio devono essere accessibili e connessi: i taxi, i ristoranti, le escursioni… Occorre creare infrastrutture nel territorio affinché la catena dell’accessibilità non abbia anelli mancanti. A Lucignano dopo 20 anni tutto il territorio è altamente inclusivo.

Come si fa a costruire tutto un territorio inclusivo?
Facendo molta disseminazione delle informazioni, contattando i sindaci, lavorando con le regioni… ma forse il cambiamento vero l’hanno portato i progetti a cominciare da Europe Without Barriers, finanziato dalla Commissione Europea, per creare itinerari accessibili nei territori. Abbiamo creato itinerari e servizi dedicati alle persone e poi chiamato con lo stesso nome in tour operator Aism che ne è nato. Il concetto di accessibilità deve considerare anche l’informazione: noi quando un cliente ci contatta siamo in grado di dare informazioni non solo sulle nostre strutture e itinerari ma anche su altro, cercare altre esperienze sul territorio, ad esempio di enogastronomia. Durante la pandemia ci siamo fermati ovviamente nelle interazioni con i clienti ma abbiamo esplorato nuovi territori e aggiunto al database anche altre destinazioni ed esperienze, sempre nell’ottica dell’accessibilità e ricordando che accessibilità non è solo per persone con disabilità ma significa andare incontro anche alle esigenze di per anziani o famiglie con bambini piccoli o a chi vuole un soggiorno più slow. Dopo Europe Without Barriers come Aism abbiamo realizzato altri progetti per esempio WAT! Women Accessibility Tourism di Fondazione Costa Crociere che ha formato 15 donne con SM sui temi dell’accessibilità, così da realizzare insieme a loro degli itinerari accessibili nelle città del Mediterraneo Occidentale: Marsiglia, Barcellona, Palma di Majorca, Cagliari, Roma e Savona. Sono nati così gli “Adagio tours”, delle proposte che sono entrate nei pacchetti Costa, trovando con un riscontro molto positivo da quelle persone che vogliono godersi le vacanze con maggior tranquillità. Attualmente siamo impegnati in un progetto europeo per formare gli studenti universitari su turismo accessibile, con l’idea di andare a creare due moduli universitari, uno per i manager del futuro sui temi dell’accessibilità e uno sul front line staff.

L’accessibilità non può essere limitata a una singola struttura o a un singolo elemento, l’albergo accessibile di per sé non porta una differenza nella fruizione di una vacanza, cosa fa il turista, viene per starsene in camera? Quello che conta è la “catena dell’accessibilità”, tutti i servizi sul territorio devono essere accessibili e connessi: i taxi, i ristoranti, le escursioni… Occorre creare infrastrutture nel territorio affinché la catena dell’accessibilità non abbia anelli mancanti.

Marco Pizzio

Come vanno le prenotazioni nelle vostre case vacanze?
L’anno scorso a Lucignano abbiamo tenuto chiuso e dato gli spazi al Comune per l’asilo. Quest’anno qualche richiesta sta arrivando, c’è una grandissima voglia di ripartire, non abbiamo un trend in linea con quello del 2019 ma ci sono sentori interessanti. Ad Auronzo invece l’anno scorso è stato come gli altri anni, nessuno scostamento: la vacanza autonoma, in appartamento privato, è piaciuta molto.


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