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Cooperazione & Relazioni internazionali

La “Pietà del Mediterraneo”, la storia di Brhane un anno dopo

«È importante», dice la direttrice e co-founder Regina Catrambone, «parlare della condizione delle persone migranti, non solo quando arrivano, ma anche durante il loro percorso all’interno dei Paesi di accoglienza. Purtroppo, queste persone si trovano spesso in uno stato di invisibilità, esasperato anche dalle criticità emerse in seguito alla pandemia»

di Redazione

Moas prosegue con entusiasmo e dedizione il suo impegno nel fornire aiuti e assistenza alle persone migranti e alle comunità più vulnerabili a Malta e nel mondo. «Sappiamo bene», dicono dall'organizzazione umanitaria, «come, soprattutto in un momento particolarmente difficile come questo, segnato dalla pandemia di Covid19, mostrare solidarietà e compiere azioni concrete in supporto agli individui più fragili sia di fondamentale importanza».

Circa un anno fa MOAS, la direttrice e co-founder Regina Catrambone, aveva fatto visita all’ospedale Mater Dei al giovane profugo Brhane (qui la sua storia), ricoverato in serie condizioni dopo lo sbarco sul suolo maltese. Il ragazzo, mediante l’aiuto di un interprete eritreo come lui, aveva raccontato in lacrime le terribili esperienze e le torture subite nei lager libici, delle quali il suo corpo esile conserva ancora oggi i segni. Il giovane era stato salvato durante un evento SAR dalla nave libanese ‘Talia’, insieme ad altri 52 naufraghi, ed era talmente provato da non essere in grado di scendere dall’imbarcazione da solo.

Dopo le dimissioni dall’ospedale, MOAS ha continuato per tutto questo anno ad occuparsi di Brhane e ad assisterlo, cercando di costruire intorno a lui una rete assistenziale in grado di sostenerlo nel suo percorso di guarigione ed integrazione. Durante la sua permanenza nel centro di accoglienza di Hal Far, gestito da Awas (Agency for the Welfare of the Asylum Seekers, l’agenzia governativa che si occupa del benessere dei richiedenti asilo), Brhane è stato affiancato dal personale Moas per cercare di non farlo sentire solo e offrire conforto in modo concreto.

Una delle necessità primarie individuate riguarda l’apprendimento della lingua inglese, e per questo MOAS, dietro richiesta del direttore del centro Osanna Pia, don Savio Vella, ha avviato un corso di inglese con una madrelingua, rivolto agli altri ospiti del centro e a Brhane affinché imparassero le nozioni basilari. Un passo importante di inclusione, perché questi ragazzi volevano esprimersi ma non riuscivano a farlo in quanto non conoscevano la lingua.

MOAS e Osanna Pia stanno valutando una serie di ulteriori attività di base utili per un futuro inserimento nella società, tra cui corsi di cucina, sport o gite culturali per scoprire, vivere e conoscere meglio l’arcipelago maltese, la sua storia e cultura. Un altro traguardo raggiunto da MOAS, grazie alla comprensione dei salesiani, riguarda l’ospitalità di Brhane, che il 6 luglio ha iniziato il suo percorso all’interno della casa Osanna Pia, dove potrà restare fino a quando sarà pronto per una vita in autonomia.

A questo proposito, don Savio Vella ha spiegato: «I salesiani si prendono cura dei giovani rifugiati più vulnerabili e bisognosi che arrivano sulle nostre coste. Ci prendiamo cura di loro, li aiutiamo, mostriamo loro amore e, con loro, progettiamo il loro futuro. Sì, offriamo loro la speranza…».

Gli fa eco Regina Catrambone: «È importante parlare della condizione delle persone migranti, non solo quando arrivano, ma anche durante il loro percorso all’interno dei Paesi di accoglienza. Purtroppo, queste persone si trovano spesso in uno stato di invisibilità, esasperato anche dalle criticità emerse in seguito alla pandemia. MOAS crede che un gesto, seppur semplice, possa fare la differenza e che possa farle sentire accolte e meno sole, accompagnandole in un percorso che le sostenga e le aiuti ad acquisire quelle competenze grazie alle quali potranno inserirsi nel tessuto sociale, integrarsi, e offrire un contributo attivo. MOAS continua a prendersi cura di queste persone, mediante progetti che favoriscano l’inclusione e aiutino il percorso di integrazione in ogni modo possibile».


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