Cooperazione & Relazioni internazionali

Moas: Attivare subito #VieSicureELegali per la popolazione in fuga dall’Afghanistan

MOAS chiede al governo italiano e all’Unione Europea di attivare tutti quei meccanismi legali per garantire l’ingresso dei rifugiati dall’Afghanistan in modo sicuro. Se così non fosse, queste persone sarebbero costrette a intraprendere viaggi pericolosi attraverso percorsi alternativi, in modo irregolare e a rischio della vita. Dovrebbero attraversare montagne e deserti, passare valichi e confini, forse imbarcarsi su carrette del mare col rischio di annegare, andando ad arricchire i “trafficanti” di esseri umani

di Redazione

La caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani e la restaurazione dell’Emirato Islamico nel Paese pongono la comunità internazionale di fronte ad un grave deterioramento di quei diritti umani faticosamente conquistati nel corso degli ultimi venti anni. La popolazione civile è in preda al panico e migliaia di persone cercano di lasciare il Paese in ogni modo possibile, per sfuggire alla violenza e alle persecuzioni imminenti ad opera dei talebani contro donne, ex collaboratori ed oppositori del regime.

MOAS sostiene con fermezza che è importante garantire la sicurezza di tutte le persone che desiderano lasciare l’Afghanistan, ormai non più un luogo sicuro, attraverso il ricorso e l’implementazione di #VieSicureELegali che consentano ai civili in fuga di raggiungere la loro destinazione senza mettere a rischio la propria vita. Il panico e la disperazione dipingono i volti degli afgani in queste ore drammatiche.

Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, dall’inizio dell’anno circa 400.000 persone hanno già abbandonato la propria abitazione in Afghanistan, a causa delle violenze, e dopo i recenti avvenimenti si rischia che migliaia di famiglie, bambini e donne in primis, siano costrette a fuggire in cerca di salvezza.

Per questo MOAS chiede al governo italiano e all’Unione Europea di attivare tutti quei meccanismi legali per garantire l’ingresso dei rifugiati dall’Afghanistan in modo sicuro. Se così non fosse, queste persone sarebbero costrette a intraprendere viaggi pericolosi attraverso percorsi alternativi, in modo irregolare e a rischio della vita. Dovrebbero attraversare montagne e deserti, passare valichi e confini, forse imbarcarsi su carrette del mare col rischio di annegare, andando ad arricchire i “trafficanti” di esseri umani.

Chiede, inoltre, che il Governo italiano mantenga l’impegno di tutelare non solo il personale dell’ambasciata e i connazionali nel Paese, ma anche di salvare la vita dei collaboratori afgani che per venti anni hanno prestato servizio presso la missione italiana ed ora rischiamo di essere massacrati dai talebani.

Regina Catrambone, co-fondatrice e direttrice di MOAS, dichiara: “Mi unisco all’appello firmato da 60 Paesi, affiche’ i cittadini afgani siano aiutati a lasciare il Paese in sicurezza e vengano accolti in modo legale. Bisogna proteggere le vite di tanti bambini, delle donne e di quelle persone vulnerabili che rischiano pesanti ripercussioni per aver collaborato con le missioni dei Paesi occidentali. Gli afgani hanno il diritto di vivere con dignità ed in sicurezza, e mi auguro che, come afferma anche Papa Francesco, il frastuono delle armi sia sostituito dal dialogo e dalla pace – nel rispetto dei diritti umani. La comunità internazionale deve essere unita nel garantire il ricorso a #VieSicureELegali per salvare le vite degli afgani in fuga dall’inferno: occorre offrire asilo sicuro a tutti i rifugiati afgani che ne hanno bisogno. Non voltiamoci dall’altra parte, restiamo umani e offriamo tutta la nostra solidarietà”.


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