Cooperazione & Relazioni internazionali

La nuova diplomazia, da Attanasio a Claudi

Giovani, impegnati, operativi. Sono segretari di legazione, consoli, talvolta anche ambasciatori. Hanno meno di quarant’anni. Portatori sani di un nuovo concetto di rappresentanza internazionale che alla feluca preferisce un paio di scarpe sportive consumate e un giubbotto antiproiettile.

di Redazione

Da leggere, oggi l'articolo di Fabio Tonacci su Repubblica perchè coglie una vera tendenza e un vero cambiamento. Ne riportiamo qualche passaggio.

Sopra il muro di cinta dell’aeroporto di Kabul c’è Claudio che tira su bambini afghani pescandoli dal buio del loro destino. Ma c’è anche Luca, su quel muro. Che imboccava i neonati del Congo come fossero figli suoi e si avventurava negli anfratti più pericolosi dell’Africa per capire come fare a dare da mangiare a tutti. E se guardiamo bene vediamo Elettra, che in Tunisia nel silenzio della lontananza tratta con i potenti per far rilasciare i pescherecci italiani. E Yara, e Stefano, e tutta la nuova generazione della diplomazia italiana.

Giovani, impegnati, operativi. Sono segretari di legazione, consoli, talvolta anche ambasciatori. Hanno meno di quarant’anni. Portatori sani di un nuovo concetto di rappresentanza internazionale che alla feluca preferisce un paio di scarpe sportive consumate e un giubbotto antiproiettile. Saltano i drink organizzati nei salotti con l’aria condizionata per salire sudati sui fuoristrada scassati dei convogli umanitari. Scansano le chiacchiere e i grandi discorsi di geopolitica, vanno sul campo, ci mettono il corpo. La prima parola di italiano pronunciata in certi angoli sperduti del mondo è la loro. Ed è una parola di pace, di solidarietà, di inclusione.

La foto del console Tommaso Claudi mentre afferra un ragazzino di 7-8 anni dalle mani di un padre rassegnato al più doloroso degli addii rimbalza sui giornali, sui social, nelle televisioni. (…)

Come Luca Attanasio (classe 1977), anche Claudi la Guerra Fredda la legge sui libri. La politica estera nell’età della loro maturità si compone di missioni di pace, di operazioni di peacekeeping, della gestione complicata dei progetti di esportazione della democrazia.

Decidono di vivere lontano da casa, fanno colazione coi carabinieri e pranzo con le forze speciali. Formano le loro opinioni discutendo con chi è in prima linea. Condividono un metodo, che è quello degli uomini migliori dell’Arma, pronti a mollare il fucile e le formalità quando a chiedere aiuto sono gli ultimi.

(…)


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