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Cooperazione & Relazioni internazionali

“Predominanza della persona”: il passaggio chiave del discorso di Mattarella

Ieri a Ventotene il Presidente della Repubblica insieme ad alcuni giovani ha preso parte al seminario che celebrava l’ottantesimo anniversario del manifesto redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. In questa occasione ha pronunciato un importantissimo discorso sull'Unione europea con un passaggio decisivo per la costruzione di una politica estera e di difesa comune: «Io credo che il valore di base, quello cha ha condotto a questa svolta, che tuttora si sviluppa in maniera alle volte sofferta, ma costante, sia il valore della predominanza, dell’importanza preminente del valore della persona, di ogni singola persona»

di Giuseppe Guerini

Incuriosito da come gran parte dei media e dei giornali hanno titolato ali articoli, che riprendevano le affermazioni del Presidente Sergio Mattarella durante la sua visita a Ventotene, mi sono collegato al sito del Quirinale per leggere direttamente alla fonte il contenuto dell’interessante dialogo tra il Presidente della Repubblica e alcuni giovani partecipanti al seminario che celebrava l’ottantesimo anniversario del manifesto redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. È un esercizio che raccomando a tutti i lettori di Vita.it ed è un esercizio che induce naturalmente un secondo desiderio, quello di rilegger anche il testo di quel manifesto che conserva dopo ottanta anni una attualità sorprendente e lucidità di cui oggi avverto una grande necessità.

Il Presidente Mattarella rispondendo alle domande degli studenti che partecipavano al seminario, prende una posizione di grande rilevanza su due questioni cruciali per il futuro dell’Unione Europea: l’organizzazione di un sistema di difesa comune e le crisi migratorie. Oggi queste due vicende sono oggetto di grande attenzione per effetto della disastrosa ritirata dall’Afghanistan e la presa di posizione di Mattarella mi autorizza a sperare che non sia un interesse che svanirà appena finite le dirette degli inviati speciali, finite le emozionanti cronache delle evacuazioni, fini i toni drammatici con cui si catturano gli spettatori per lo spettacolo del sensazionalismo di guerra i migranti torneranno ad essere un fastidioso problema e il sistema di difesa comune europeo un tema per le scuole di diplomazia e i seminari di geopolitica.

Grazie quindi al Presidente Mattarella per le sue parole e grazie per aver ricordato “Jean Monnet che diceva che l’Europa si farà nelle crisi mediante le soluzioni che alle varie crisi saranno date”. Vale la pena ricordare che purtroppo, le soluzioni trovate dall’Europa alle varie crisi in cui – seppure sempre in forme disaggregate – non ha dato prova di capacità nel costruire una politica comune. Basterebbe pensare alle guerre del Balcani – così vicine a noi, così feroci quanto rapidamente dimenticate – una volta finita l’indignazione- neanche il massacro di Srebrenica nell’estate del 1995 smosse un'Unione Europea in fase di espansione. Ricordo che il trattato di Maastricht sull’Unione europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999), ponevano già questioni relative a come i Paesi europei potessero collaborare in materia di difesa e sicurezza. Ma da allora l’unico sistema di difesa comune, messo in campo, è FRONTEX ovvero un sistema di difesa militare per contrastare l’arrivo di migranti per lo più poveri e disarmati, mentre facciamo fatica ad organizzare una politica estera e un sistema di difesa degli interessi europei all’estero quando il confronto di sposta sul piano militare.

Queste difficoltà mettono in evidenza una questione che andrebbe posta prima di tutte, ovvero su quale base di “politica europea comune” dobbiamo costruire questo sistema di difesa, con quali valori e orientamenti, con quale peso e con che relazioni con la NATO? Ma soprattutto quanto peso e quanta legittimazione sono disposti a riconoscere, gli Stati membri dell’Unione Europea, alla Politica Estera della stessa Unione? Da alcuni mandati la politica estera europea è affidata a Commissari -che nella gerarchia della Commissione hanno la posizione di Vice-Presidenti e che hanno la apparentemente elevata denominazione di “Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza” – attualmente la carica è ricoperta dall’ottimo commissario Josep Borrell, nel precedente mandato sul l’Italiana Federica Mogherini che pure ha fatto un ottimo lavoro, compatibilmente col fatto che contemporaneamente i 27 Stati dell’Unione hanno continuato e continuano a fare politiche estere per contro proprio.

Forse, quindi, il primo passo da compiere, per arrivare ad un sistema di difesa comune dovrebbe essere quello di consolidare la politica estera comune. In questo senso è ancora più importante leggere tutto l’intervento del Presidente Mattarella e non estrarre soltanto le due frasi utili ai titolisti dei giornali, per partire proprio dalle considerazioni che il Presidente fa sui valori dell’Europa quando dice ai ragazzi: “Io credo che il valore di base, quello cha ha condotto a questa svolta, che tuttora si sviluppa in maniera alle volte sofferta, ma costante, sia il valore della predominanza, dell’importanza preminente del valore della persona, di ogni singola persona. Questo partire dal valore di ogni singola persona – è indispensabile se vogliamo davvero costruire un sistema di difesa che non sia semplicemente una forza militare, un sistema di difesa che quindi possa comprendere anche forme di “difesa non violenta” a cui come ex-obiettore di coscienza non posso pensare di rinunciare.

Il riferimento al valore della persona e ai principi di democrazia e libertà appare ancora più importante quando dal discorso sulla difesa comune il Presidente passa alla questione migratoria e soprattutto crea una relazione diretta tra l’affermazione di principio in difesa di diritti e libertà e la necessità che queste affermazioni trovino coerenza nei comportamenti verso le persone che in nome di questi diritti chiedono asilo.

L’intera risposta del Presidente Mattarella andrebbe letta e riletta e se lo stupore e lo sconcerto, su cui si sono soffermate le cronache, è totalmente condivisibile, grande attenzione va posta ai passaggi in cui con estrema chiarezza richiama a responsabilità dei politici “responsabilità di spiegare alle proprie pubbliche opinioni che non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove, lo si cancella, perché quel fenomeno c’è in tutto il mondo ed è epocale, di dimensioni sempre maggiori”. Alcuni giornali hanno interpretato queste parole come rivolte ai politici dell’Unione Europea (come per il consolidato riflesso pavloviano di scaricare colpe sull’UE) in verità il Presidente parla a tutti i politici ed in particolare a quelli – ce ne sono tanti anche in Italia – a cui ricorda che il fenomeno migratorio: “Non è ignorandolo che lo si può contrastare o cancellare; va governato. Ma per governarlo occorre avere senso di responsabilità, sapere spiegare alle proprie pubbliche opinioni che cosa va fatto.

Netta la posizione di Mattarella anche rispetto ad una delle grandi ipocrisie di questi anni, ovvero la distinzione tra rifugiati e migranti economici, senza citarla di fatto la smonta quando si dice: “sorpreso dalla posizione di alcuni movimenti politici e di alcuni esponenti nei vari Paesi d’Europa, dell’Unione rigorosi nel chiedere il rispetto dei diritti umani a Paesi lontani, ma distratti di fronte alle condizioni e alle sofferenze dei migranti. E non di qualunque tipo di migranti, ma migranti per persecuzioni, per fame, perché i mutamenti climatici hanno sconvolto il loro territorio.

Ancora una volta il nostro Presidente della Repubblica dimostra lo spessore e la profondità della sua visione politica ed istituzionale, ma anche la sua sintonia con la parte migliore e solidale di questo Paese, che proprio sulla questione accoglienza sta dando grandi prove di se' – dal console Claudi alle tante famiglie che si sono mobilitate per accogliere i profughi afghani.

Speriamo lo seguano anche altri esponenti dei governi e degli apparati, facendo della gestione di questa emergenza un’occasione per ripensare il sistema di gestione dei migranti e i meccanismi di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, al di là delle ondate emotive che oggi mettono in primo piano gli afghani a volte a discapito di tutti gli altri. Un banalissimo esempio: in questi giorni una Prefettura ha chiesto ai gestori di servizi si accoglienza di liberare con la massima urgenza degli spazi per accogliere gli afghani, imponendo di trasferire persone che erano state collocate in appartamenti di accoglienza diffusa per rimandarle in Centri di prima accoglienza –dove avevano magari trascorso molti mesi anelando ad un posto in una struttura meno affollata- questo poiché i funzionari incaricati hanno necessità di reperire spazi idonei per accogliere le famiglie afghane – scrupolo doveroso e condivisibile, ma che rischia di stabilire una discriminazione tra migranti di cui francamente non sentiamo il bisogno . La gestione burocratizzata dell’accoglienza, che tratta le persone come numeri, rischia di dare un valore maggiore ai “numeri” a cui opinione pubblica e politica assegnano un titolo di priorità sulla base dell’onda mediatica. Questo non è riconoscere il valore della predominanza, dell’importanza preminente del valore della persona, di ogni singola persona.

Prendiamo spunto allora dalle parole del Presidente Mattarella, non solo per cercare di migliorare l’Europa e la Politica, ma magari partendo da noi, nel migliorare quello che oggi facciamo col sistema di accoglienza migranti e rifugiati, per uscire dalla logica delle continue emergenze e cominciare ad entrare nel logica della programmazione orientata da valori e principi condivisi.


Foto: quirinale.it: iI Presidente della Repubblica durante la visita a Ventotene


*presidente di CECOP-CICOPA Europa, la confederazione europea delle cooperative di lavoro e di servizi


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