Solidarietà & Volontariato

Villani: «La scuola è sicura: nessun contagio nelle classi»

L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha presentato in anteprima al ministro Bianchi i dati di un monitoraggio su 1.200 studenti e docenti, lungo tutto l'anno scolastico scorso. In tutto l'anno sono risultate positive 21 persone, pari allo 0,2% su oltre 11mila test. E nessuno di loro ha contagiato nessuno all'interno delle aule. Il pediatra Alberto Villani: «Via le mascherine? È un obiettivo: il ministro non ha detto che vanno tolte sempre».

di Sara De Carli

Nessun contagio in classe. Il messaggio-chiave è questo. Sono le conclusioni di uno studio pilota sulla diffusione del virus Sars-Cov-2 nelle scuole, realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Per tutto lo scorso anno scolastico 1.000 studenti dai 5 ai 19 anni e 200 insegnanti di due scuole romane, pari al 96% della popolazione di quelle scuole, si sono sottoposti ogni mese a un tampone salivare: nei nove mesi dell’anno scolastico sono stati rilevati 21 casi positivi su oltre 11mila test, pari allo 0,2%. E nessuna diffusione del contagio all’interno delle aule.

I risultati sono stati anticipati nei giorni scorsi al ministro Patrizio Bianchi, ad ulteriore conferma della bontà della scelta fatta delle istituzioni per “una scuola aperta e sicura”, fatta già ad aprile e poi riconfermata come pilastro per l’anno che si sta aprendo. Tantissimi ormai i documenti ministeriali che parlano della priorità della scuola in presenza. «Se vengono rispettate le giuste misure di prevenzione e viene fatta corretta educazione, la scuola rappresenta un luogo sicuro», commenta il direttore del Dipartimento Emergenza, Accettazione e Pediatria Generale del Bambino Gesù, Alberto Villani.

Il progetto si chiama “A tutela dello studente, per una scuola sicura”. È stato promosso dall’Ospedale Bambino Gesù insieme alla Società Italiana di Pediatria (SIP), l’Istituto di Ortofonologia e la Fondazione Mite. Le scuole coinvolte sono state l’Istituto Comprensivo Regina Elena e l’Istituto Paritario Santa Maria Ausiliatrice. I primi risultati, relativi ai primi tre mesi di scuola, sono stati pubblicati a febbraio 2021 sulla rivista scientifica Italian Journal of Pediatrics: venivano riportati solo 16 casi di positivi e «nessun cluster, nessuno contagiato all'interno delle classi». Anche i risultati finali, che hanno monitorato l’intero anno scolastico, saranno oggetto di un nuovo lavoro scientifico.


Professore, nei nidi, nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e in prima media i nostri figli non sono vaccinati. A spanne sono circa il 40% degli studenti. Rientrare a scuola è sicuro anche per loro?
Nel rispetto delle regole ormai acquisite – distanziamento, lavaggio delle mani, uso corretto delle mascherine – lo studio offre garanzie per poter considerare la scuola un luogo sicuro, più sicuro di tanti altri. A me spiace che gran parte della gente abbia la memoria corta… si ricorda a maggio 2020, alla fine del primo lockdown, le polemiche che accompagnarono la decisione di fare la maturità in presenza? Si dipingevano catastrofi. Invece non è successo niente. La riapertura nel rispetto delle regole funziona. Le regole sono costate molta fatica a chi opera nella scuola, è stato un impegno enorme, ma il risultato c’è stato. La scuola è uno dei pochi luoghi dove c’è stato sempre controllo.

Nelle classi dove docenti e alunni sono tutti vaccinati, si potranno togliere le mascherine: è d’accordo?
È un obiettivo: il ministro ha detto che si potranno togliere, non ha detto che vanno tolte sempre. Se docenti e studenti sono vaccinati, il rischio di circolazione del virus è certamente ridotto. È ormai ampiamente dimostrato che il ciclo completo di vaccinazione protegge dal rischio di morte e dalle forme gravi, quindi sono abbattuti i rischi che ci preoccupano. La vaccinazione non esclude che ci si possa infettare e anche trasmettere il virus, ma sono forme lievi.

Nel vostro monitoraggio ci sono anche le scuole dell’infanzia, dove i bambini non portano la mascherina. Lì che dati ci sono? Numeri così bassi – 0,2% – e malattia lieve per i bambini insieme non possono significare che la mascherina a scuola forse si può togliere?
Sotto i sei anni i bambini non hanno l’obbligo di indossare la mascherina, è vero, ma nei nidi e nelle scuole dell’infanzia c’erano moto regole molto stringenti, microclassi, bolle rigorose… Una serie di norme che diventano impraticabili man mano che si sale con l’età. No, non abbiamo visto differenze tra ordini di scuola e fasce d’età, e questo significa che dove si rispettano le regole e si fa educazione sanitaria le cose funzionano.

Nel primo trimestre dello scorso anno scolastico, quindi prima di Natale, avevate rilevato 16 positivi: in tutti i mesi rimanenti se ne sono aggiunti soltanto 5, a dispetto dell’allarme che c’era legato alla variante inglese: questo che significa?
Di nuovo una cosa sola: che l’educazione sanitaria dà risultati eccellenti.

Che cosa hanno fatto queste scuole sotto questo aspetto, se a fare la differenza è questo?
Hanno spiegato le regole, le hanno fatte rispettare, hanno sensibilizzato sulle ragioni per cui è necessario comportarsi in un certo modo, c’è stato un contatto aperto con un pediatra e con uno psicologo di modo che i genitori che avessero dei dubbi sapessero a chi rivolgersi per avere tutte le informazioni e le risposte. Per quanto mi riguarda, farei educazione sanitaria nelle scuole dalle materne al liceo! Molte delle situazioni diciamo “strampalate” che stiamo vedendo in questo periodo derivano proprio dal non sapere. D’altronde l’Italia è al 27esimo posto fra i paesi OCSE per cultura sanitaria, che non significa che tutti devono avere una preparazione da laurea in medicina ma essere più consapevoli dei rischi delle varie situazioni e dei comportamenti da mettere in atto.

Il fattoche in tempi di variante inglese in primavera/estate ci siano stati solo 5 positivi, ci fa sperare bene anche per la variante delta?
Le varianti meritano sempre la massima attenzione, però il principio vero è che ormai il “serbatoio” del virus sono le persone non protette dal vaccino: se facciamo trovare la porta aperta, il virus entra, variante o non variante.

Non proprio qualcosa che ci tranquillizza, rispetto ai nostri figli under12…
Ci deve tranquillizzare la consapevolezza che un vaccino presto arriverà anche per loro, l’evidenza che il rispetto rigoroso delle regole funziona e la notizia che ci sarà uno screening nazionale.

Le “Indicazioni strategiche ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (a.s. 2021-2022)" pubblicate pochi giorni fa dall’ISS riportano conclusioni analoghe alle vostre quando scrivono che “le evidenze sembrano suggerire, con un grado moderato di evidenza, che la trasmissione in ambiente scolastico è limitata se vengono adottate appropriate misure di mitigazione e se il caso indice non è un insegnante» Ma aggiunge che «nel caso in cui il caso indice è un insegnante o nel caso in cui vi sia un’elevata diffusione comunitaria di varianti che destano preoccupazione ad elevata contagiosità (es. variante delta) è possibile attendersi una trasmissione intra-scolastica più elevata». Voi avete visto una maggior contagiosità da insegnanti ad alunni rispetto al contrario?
No, non lo abbiamo visto. Non c’è stato nessuna diffusione del contagio nelle aule, indipendentemente da chi fosse il caso indice. Certo che contagio avviene se l’insegnante non rispetta le regole.

Il piano di screening è comparso un po’ a sorpresa all’ultimo momento… ben venga?
Certamente. Abbinando le misure che conosciamo e che sono efficaci e un monitoraggio, per quanto a campione, abbiamo ulteriori elementi di tranquillità per affrontare un anno sereno. Ma vaccinarsi e rispettare le regole restano gli elementi fondamentali.

Dal punto di vista di prevenzione i protocolli e le regole per l'as 2021/22 sono sostanzialmente gli stessi dell’anno scorso, come se il vaccino non facesse differenza, come se non ci fosse il 91,5% dei docenti che hanno già ricevuto una dose di vaccino e in generale più del 70% della popolazione vaccinata. Sara Gandini per esempio ancora oggi invita a riconsiderare l’uso massivo delle mascherine per i bambini. Ormai smbra che queste mascherine ce le dovremo tenere per sempre…
Si ricorda quando i turisti giapponesi ci sembravano strani perché indossavano le mascherine in metropolitana? Scommetto che adesso non la pensa più così. Io credo che se c’è una cosa buona in questa pandemia è che finalmente si è diffusa anche da noi una cultura per cui se un bambino sta male non va mandato scuola, che esiste una cosa che si chiama convalescenza, che se un adulto ha la febbre non deve andare al lavoro a infettare tutti i colleghi, che se sono raffreddato proteggo gli altri indossando una mascherina. Non sempre, quando serve. Il contrario è inciviltà.

In foto, tampone per il coronavirus a studenti. Foto di © Daiano Cristini/Sintesi


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