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Tribunale della Famiglia: una riforma di facciata?

Approvato in Commissione Giustizia l'emendamento che istituisce il nuovo Tribunale della famiglia dei minorenni e delle persone. Gazzi: «Abbiamo la sensazione che si stia mettendo una Ferrari in una strada di campagna. Un’inutile e impossibile corsa perché è stato ignorato totalmente il contesto dei servizi e degli interventi a sostegno della genitorialità che resta povero e frammentato»

di Redazione

Giovedì 9 settembre la Commissione Giustizia del Senato nell’ambito della discussione sulla “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie” ha approvato all'unanimità, l'emendamento delle relatrici Fiammetta Modena (Fi), Anna Rossomando (Pd) e Julia Unterberger (Svp) che istituisce il nuovo Tribunale della famiglia dei minorenni e delle persone. Il nuovo Tribunale unirà le competenze attualmente ditinte tra Tribunale per i Minorenni e Tribunale civile. Il testo è atteso in Aula per domani.

«Abbiamo salutato con favore gli emendamenti alla riforma della Giustizia che istituiscono il Tribunale della famiglia perché chiunque si sia occupato di questi temi sa quanto sia importante mettere mano alla divisione delle competenze tra magistratura ordinaria e Tribunale dei minori e quanto sia urgente accelerare i tempi di decisioni in materie così delicate. Ma abbiamo la sensazione che si stia mettendo una Ferrari in una strada di campagna. Un’inutile e impossibile corsa perché, a quel che leggiamo, è stato ignorato totalmente il contesto dei servizi e degli interventi a sostegno della genitorialità che resta povero e frammentato», commenta il presidente del Consiglio Nazionale degli Assistenti sociali, Gianmario Gazzi. L’allarme insomma è che il Tribunale della Famiglia non sia una riforma di facciata: «Dobbiamo rispondere all’Europa sulla velocità dei processi, ma la velocità e la congruenza di queste decisioni toccano la vita di persone, a cominciare dai più piccoli. Il rischio che vediamo è che dopo un verdetto velocissimo i servizi si debbano poi muovere in un sistema di norme ed interpretazioni spesso non univoche e disarmoniche. I servizi sociali dell’ente locale, i consultori, le norme quali l’intervento della pubblica autorità a favore dei minori (art.403), come saranno riorganizzati? Attenzione – conclude Gazzi – o butteremo soldi e alimenteremo speranze e conflitti, senza rendere giustizia a chi del Tribunale della Famiglia ha bisogno».

Foto Unsplash


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