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Politica & Istituzioni

Seggi elettorali: 117 Comuni li spostano dalle scuole

Questo il dato (sconfortante) reso noto dal Ministero dell'Interno: sono 117 i Comuni che hanno chiesto i fondi (erano 2 milioni di euro) per spostare i seggi dalle scuole in altri spazi. Sono 30mila gli alunni risparmiati dallo stop delle lezioni a pochi giorni dall'avvio dell'anno scolastico. Altri 197 Comuni che non votano il 3/4 ottobre hanno già dichiarato al Viminale di voler spostare dei seggi. Cittadinanzattiva: «La sensibilità adesso c'è. Ma per le politiche serve uno scatto».

di Sara De Carli

Sono 117 i Comuni che fra due settimane, alle elezioni ammnistrative del 3 e 4 ottobre, hanno comunicato alla Prefettura l’interesse a spostare i seggi elettorali dagli edifici scolastici al fine di evitare la sospensione delle attività didattiche, chiedendo il contributo previsto per sistemare altri spazi e destinarli a seggi elettorali. I contributi sono previsti dall’art. 23-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, poi convertito nella legge 21 maggio 2021, n. 69 e ammontano a 2 milioni di euro. Nella maggior parte dei casi come sedi alternative sono state individuate palestre comunali, strutture polivalenti e uffici municipali dismessi.

Il Ministero dell’Interno fa sapere che in totale sono 510 i seggi elettorali che verranno spostati dalle scuole su 5.928 sezioni, con il coinvolgimento di circa 300.000 elettori sui 12 milioni chiamati alle urne, mentre sono più di 30.000 (30.591) gli studenti “graziati” dal dover lasciar libere le aule per far posto ai seggi, a una manciata di giorni dall’inizio della scuola. I Comuni hanno richiesto risorse per 2,6 milioni di euro.

Nelle elezioni del 3-4 aprile sono coinvolti oltre 1.300 Comuni per le amministrative, tutti i Comuni della Calabria per le regionali e alcuni Comuni in provincia di Siena e Arezzo per le suppletive. A livello nazionale, secondo il Ministero dell’Interno, l’88% dei seggi elettorali d’Italia si trova nelle scuole: anche in questi 1.300 e più Comuni chiamati fra poco al voto, quindi, nella stragrande maggioranza dei casi gli studenti dovranno lasciar libere le aule per far posto ai seggi, a una manciata di giorni dall’inizio della scuola. 117 Comuni sono quindi pochini, tenuto pure conto che c’era un contributo, un Tavolo ad hoc istituito l’autunno scorso e che già da febbraio il Viminale sensibilizzava i Comuni in questa direzione tramite i Prefetti.

In Calabria, dove tutti i Comuni sono chiamati al voto per le regionali, quelli che hanno chiesto al Viminale il contributo per spostare i seggi dalle scuole sono stati appena 25. Vero è che ci sono alcune grandi città e questo è un buon segno: Roma, Torino, Bologna, Pordenone. Non c’è Milano invece, come non ci sono Napoli o Benevento. Vero è pure che l’elenco pubblicato dal Viminale indica i Comuni che hanno chiesto un contributo: altri potrebbero aver spostato i seggi dalle scuole senza chiedere fondi e sarebbe interessante dare evidenza anche a loro. L’anno scorso per esempio nelle consultazioni referendarie e elezioni amministrative del 20-21 settembre 2020 furono 471 i Comuni che trovarono sedi diverse per i seggi, spostando 1.464 sezioni elettorali dalle scuole: lo fecero senza contributo alcuno, visto che il fondo ad hoc è arrivato dopo. Vero, però.

«Il numero di Comuni riferito dal Ministero certo non è elevato. Si può tuttavia dire che è un segnale, che si vede che comincia a crescere la sensibilità su questo tema, sia da parte degli amministratori sia dei cittadini. Se ne parla. È l’inizio di un percorso», commenta Adriana Bizzarri Coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. «Visto che la sensibilità adesso c’è, però, serve uno scatto. Dobbiamo assolutamente prepararci in vista delle elezioni politiche, prevedendo anche un investimento maggiore a sostegno delle amministrazioni».

Rispondendo a un’interrogazione in commissione Affari Costituzionali del presidente Giuseppe Brescia (M5S) , ieri il Viminale ha comunicato che altri 197 Comuni hanno presentato richiesta di contributo, che non riceveranno perché non sono coinvolte in questa tornata elettorale (l’importo chiesto ammonta a poco più di 6 milioni di euro). Sono comunque Comuni che hanno già individuato sedi alternative alle scuole per i loro seggi. «L’interesse dimostrato dai Comuni testimonia la bontà dell’iniziativa che, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, nell’ipotesi in cui se ne ravvisi l’esigenza potrà essere continuata», ha scritto il Viminale.

«Oggi il Viminale, durante il question time in commissione, ha valutato positivamente questa nostra misura e si è impegnato a stanziare fondi per i prossimi anni. Insieme a Lucia Azzolina e alla presidente della commissione Cultura, Vittoria Casa, continueremo a insistere nell’interesse degli studenti», commenta Brescia, che insieme all’ on Casa aveva firmato l’emendamento che ha portato al fondo da 2 milioni di euro. 117 Comuni, annota, non sono pochissimi tenendo conto che i Comuni coinvolti nel voto sono circa 1.500: più o meno il 7% quindi ha spostato dei seggi, contro il 5% che “pesavano” un anno fa i 471 Comuni che spostarono i seggi per primi, senza contributo. «117 sindaci hanno trovato sedi di seggio alternative alle scuole e oltre 30mila studenti potranno andare in classe. Voglio ringraziare i sindaci per aver compiuto quest’atto d’amore per la comunità didattica e, soprattutto, sottolineare l’impegno dei piccoli comuni dove la missione era più difficile. Chiediamo al presidente Draghi e ai ministri Franco e Bianchi adeguata attenzione all’iniziativa, anche in vista della prossima legge di bilancio». L’auspicio è uno solo: l’effetto domino.


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