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Quanto costa un figlio?

La stima aggiornata, in Italia, è di 645 euro al mese per ogni figlio minorenne. Lo dice un volume sull'assegno unico curato da Alessandro Rosina. «Gli importi massimi previsti dai vecchi assegni per il nucleo familiare o dal nuovo assegno temporaneo di fatto coprono solo le intere spese specifiche per un figlio o circa un quarto di quelle totali

di Redazione

Quanto costa un figlio? È questa la domanda da un milione di dollari a cui danno risposta Giulia Bovini e Fabrizio Colonna all’interno del puntuale volume appena curato da Alessandro Rosina per Neodemos, L’assegno unico e universale per i figli: una novità italiana e il contesto europeo.

La stima dei costi sostenuti per i figli minorenni, considerando anche le differenze per le diverse tipologie di famiglie, parte dai dati raccolti dall’Indagine sulle spese delle famiglie, condotta ogni anno dall’Istat. Considerando i consumi diretti del­le famiglie, considerando il 2019 in Italia si può stimare una spesa media di 645 euro al mese per ciascun figlio minorenne. La forbice va dai 714 euro al mese per le famiglie del Centro-Nord (714 al Nord e 707 al Centro) ai 512 del Sud (circa 200 euro in meno). Il divario è ancora più ampio tra famiglie povere e non povere: quasi 400 euro. Una famiglia non povera spende infatti 688 euro al mese per ogni figlio minore contro i 198 di una famiglia povera. Le spese specifiche (alimenti per neonati, prodotti per neonati, baby sitter, spese per mensa scolastica, scuolabus, gite d’istruzione, asili nido, giochi) valgono 127 euro mentre i rimanenti 518 euro sono la quota attribuita al figlio all’interno delle spese comuni della famiglia (affitto, bollette, cultura, cibo ecc).

Considerando altre metodologie, la stima del costo medio di un figlio minore in Italia si attesta sui 720 euro mensili, con punte che arrivano agli 820 euro al Centro Italia (contro i 571 del Sud). Con questo metodo la spesa che devono sostenere anche le famiglie povere sale a 510 euro.

«Gli importi massimi previsti dai vecchi assegni per il nucleo familiare (137,5 euro) o dal nuovo assegno temporaneo (167,5 euro) risultano sufficienti a coprire solo le intere spese specifiche per un figlio (abbigliamento, istruzione e baby-sitter, prodotti alimentari per ne­onati), contribuendo per circa un quarto a quelle totali», sottolineano gli autori. «Si evidenzia una notevole differenza dei costi tra le macroaree a sfavore delle famiglie del Nord e del Centro che, penalizzate dal maggiore costo delle abitazioni e dei beni non di prima necessità, dovrebbero spendere circa il 40 per cento in più rispetto a quelle del Mezzogiorno. Infine, confrontando le diverse metodologie di stima emerge una significativa difficoltà delle famiglie po­vere nel fornire un adeguato sostentamento ai propri figli, se non a disca­pito di un marcato peggioramento del benessere familiare».

Le due sezioni del volume – la prima con contributi che approfondiscono caratteristiche, limiti e potenzialità dell’assegno unico e universale per i figli e nella seconda che raccoglie interventi che descrivono quanto si è fatto e si sta facendo in Portogallo, Spagna, Francia, Regno Unito, Svezia, Germania, Po­lonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Russia – «mostrano» dice Rosina «da un lato, che attraverso un sostegno economico adeguato è possibile dare un impulso immediato sulla natalità, ma anche, d’altro lato, che solo se nel contempo si rafforza il sistema dei servizi (in particolare per l’infanzia) la ripresa diventa poi solida nel tempo».

Photo by Austin Pacheco on Unsplash


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