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Economia & Impresa sociale 

Economia civile, un Festival con lo spirito del kintsugi

Il kintsugi è un'arte giapponese che non nasconde le rotture, ma le esalta mentre le ricompone. È con questa chiave di lettura che si apre la terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, dal 24 al 26 settembre come di consueto a Firenze. Un faro acceso su tutti quei soggetti, sociali ed economici, impegnati a immaginare e costruire un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico che faccia tesoro di quanto accaduto durante la pandemia

di Sergio Gatti

Sembrano più numerose e gravi le fratture rispetto alle non poche ricuciture nei primi tre quarti del 2021. Le fratture prodotte e aggravate dalla sindemia, quelle educative e quelle del lavoro, quelle climatiche e quelle degli spostamenti di milioni di persone (migranti “politici”, economici, ambientali…); quelle geo-politiche con la crisi afghana, senza dimenticare quella libica, quella palestinese, quella tigrina e non poche altre.
Ma sono tante anche le ricuciture. È ragionevole andarle a cercare, dar loro spazio, ascoltarle. Tanto si muove, tanto si tenta di muovere: persone, scuole, imprese, amministrazioni locali e centrali si mobilitano. Quasi sempre in silenzio. Moltissime lo fanno cercando un senso — o dando nuovo senso — a ciò che progettano, a ciò che realizzano o aiutano a realizzare.
In quel Giappone che in questa estate abbiamo visto (quasi unicamente) attraverso le piste e le piscine, i podi e i medaglieri, c’è una tecnica che rende possibile un’arte diretta proprio a risanare senza dimenticare. È il kintsugi. Non nasconde le rotture, ma le esalta mentre le ricompone. E riempie con polvere d’oro gli spazi lasciati vuoti dalle fratture, tipiche quelle delle composizioni in ceramica.

Nell’agenda della terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, che si terrà quest’anno dal 24 al 26 settembre e — come consuetudine — nell’ispirante cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, è centrale la dimensione della ricerca di senso mentre si ripara e si costruisce ex-novo. Attraverso tre dimensioni: personale, del lavoro, delle relazioni. Siamo coinvolti — più o meno consapevolmente — in un percorso tridimensionale: come persone; come lavoratori-imprenditori-studenti-pensionati; come componenti di comunità (la relazione tra persone) e come soggetti che sono e che creano connessioni (la relazione tra fenomeni: tutto è connesso).

Il Festival dell’Economia Civile 2021 vuole raccontare quello che si sta facendo, partendo dai territori, e quello che si sta progettando. Vuole costruire opportunità di scambio autentico tra chi sta riparando le fratture economiche-culturali-sociali aperte o esaltate dalla crisi pandemica, riempiendole di nuovo valore. Una sorta di kintsugi politico-culturale-sociale come illustrato nel manifesto del Festival 2021. Protagonista sarà naturalmente il Pnrr (dialogheranno ministri e cittadini, economisti e giovani imprenditori), ma anche l’indotto e ciò che comunque si costruisce e si costruirà. Mentre a metà estate sono arrivati al governo italiano i primi 25 miliardi di euro del Next generation Eu (ma erano già arrivate diverse decine di miliardi del programma Sure, destinati al mondo del lavoro), a Firenze si alterneranno insegnanti, sindaci, lavoratori e operatori del sociale, imprenditori capitalisti e cooperativi, premi Nobel per l’economia e docenti di tre continenti. Ma anche artisti, cantautori, protagonisti della cultura.

L’Economia civile, incardinata sui quattro pilastri fondanti elaborati nel '700 da Antonio Genovesi (titolare a Napoli della prima cattedra di economia in Europa) — fiducia, mutualità, felicità pubblica, bene comune — interroga tutti i portatori di responsabilità e di interessi. Dal basso verso l’alto e viceversa. Suggerisce con convinzione modelli alternativi che vede le dimensioni del cooperare, del lavorare bene, del crescere come persone in consapevolezza e conoscenze, dello stabilire e arricchire le relazioni, come prospettive indispensabili per sanare e prevenire le fratture, per guardare al futuro con rinnovata fiducia e e motivata voglia di fare.

Nel Salone dei Cinquecento e in diretta streaming si parlerà dei luoghi e delle comunità, delle transizioni verde (energetica), rosa (di genere), blu (digitalizzazione), arancione (sociale). Di finanza geo-circolare e della capacità generativa dei territori. Innovative saranno la ricerca e la discussione sul come insegnare l’economia ai tempi della pandemia e sulle metriche alternative al Pil per misurare la felicità. Ma anche le sfide per il giornalismo e il sistema dell’informazione nell’epoca delle grandi trasformazioni. E poi un tentativo di valutare l’impatto e l’incisività dei Festival dedicati all’economia e alle trasformazioni sociali. Infine, il futuro dell’Europa partendo dalla necessità di una nuova Costituzione e di una nuova filosofia per l’Unione di fronte a orizzonti complessi e intrecciati.

Nel settembre 2020 (foto), il Festival lanciò la Carta di Firenze dell’Economa civile davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Otto punti per continuare a vivere uno spirito antico e nuovissimo, a fissare obiettivi nuovi e parametri controcorrente. Ad essi si ispirano anche i quattro bandi del 2021 per aziende consolidate, aziende start up, scuole, amministrazioni comunali. Ma soprattutto il lavoro quotidiano che unisce competitività e lotta alle disuguaglianze sia di reddito sa di opportunità.


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