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Napoli, l’università punta sull’innovazione sociale e tecnologica

Al via il secondo anno del corso di laurea magistrale in innovazione sociale, primo in Italia. «La produzione delle politiche pubbliche e le strategie delle imprese di mercato devono dotarsi di figure professionali specialistiche in grado di analizzare e gestire i processi orientati all’innovazione sociale», spiega Stefano Consiglio, Presidente della Scuola delle Scienze Umane e Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. «Il modello di welfare e quello di impresa tradizionale fanno fatica a rispondere ai bisogni sociali. Il terzo settore invece può farlo»

di Anna Spena

Il primo corso di laurea magistrale in innovazione sociale è nato a Napoli. Precisamente all’università Federico II. «Dopo il primo anno accademico», spiega Stefano Consiglio, Presidente della Scuola delle Scienze Umane e Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, «possiamo dire che il bilancio è assolutamente positivo. Noi lavoriamo su due obiettivi: il primo è potenziare le competenze nelle organizzazioni che fanno riferimento al terzo settore, molti esami in programma infatti sono di matrice aziendale e forniscono competenze gestionali e di tipo giuridico-amministrativo che a volte mancano nel mondo del privato sociale, e il secondo obiettivo è quello di fornire ai nostri studenti un supporto per la nascita di imprese sociali, con particolare attenzioni a quelle innovative che utilizzano tecnologia».

I modelli di welfare e impresa tradizionale oggi fanno fatica a rispondere ai bisogni sociali, un corso di laurea che va verso la creazione e il potenziamento di organizzazioni ibride, che mixano elementi del non profit ed elementi del profit, per far convivere l’aspetto sociale e quello economico, oggi rappresenta una risposta concreta per il territorio. «La produzione delle politiche pubbliche e le strategie delle imprese di mercato», continua Consiglio, «devono dotarsi di figure professionali specialistiche in grado di analizzare e gestire i processi orientati all’innovazione sociale».

Il mondo dell’impresa sociale contamina sempre di più il mondo del for profit: «Oggi ci sono imprese tradizionalmente for profit che tendono a darsi una prospettiva e una finalità sociale e che cercano figure professionali capaci di indirizzare e valutare l’impatto del loro lavoro. L’impatto sui territori è diventata una variabile imprescindibile per chi vuole fare impresa».

Il corso insiste su tre aree: «quella della sociologia, quella delle scienze sociali e quella economico-manageriale. Si propone di fornire una formazione scientificamente fondata nella più aggiornata ricerca accademica ed empiricamente validata da esperienze, progetti e pratiche sociali concreti», dice Consiglio. «Per questo l’attività didattica integra lezioni teoriche con esperienze applicative, confronti tra accademici ed esperti esterni, accompagnando gli studenti nel mettersi alla prova pratica con la ricerca scientifica, laboratori didattici, project work ed esperienze di ricerca-intervento concrete. Questa integrazione tra teoria e pratica è stata possibile grazie all’estesa rete di collaborazione con organizzazioni che hanno partecipato alla definizione del progetto formativo e che stanno accompagnando lo sviluppo del corso, partecipando alla didattica attraverso la collaborazione ai project work e alla costruzione dei tirocini formativi previsti dal piano di studi».

L’esperienza della co-progettazione dei tirocini rappresenta, in particolare, un’esperienza innovativa che, alla vigilia del secondo anno, ha portato il coordinamento del corso a raccogliere i primi venti progetti concreti in cui far rientrare le esperienze dei tirocini curriculari in rilevanti organizzazioni attive sul territorio, tra le altre: Qualcosa di diverso, Trerrote, L’Orsa Maggiore, ItalianInstitute for the Future, IF-ImparareFare, Maestri di Strada, Fondazione Banco Di Napoli, Corpo Italiano di San Lazzaro, Fondazione Massimo Leone, Dream Team, CGIL Campania, Se.Po.Fà, Twoplustwo, Dedalus, Consorzio Co.Re., Fondazione Con il Sud, L'Altra Napoli Onlus, Cooperativa Lazzarelle. «Si tratta», spiega Consiglio, «anche del segno tangibile della capacità di resilienza del mondo accademico e di tutte le altre organizzazioni che sono state capaci di attraversare l’emergenza, portando avanti i progetti con modalità inedite e, spesso, innovative».

Le attività didattiche in presenza si svolgono nel nuovo Complesso Universitario di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, un luogo simbolico. Creare un presidio universitario in un’area di disagio sociale è un segnale che vuole invertire la rotta e andare in una direzione diversa. «Un tempo area industriale della città, oggi in via di trasformazione in polo di eccellenza della ricerca scientifica e dell’alta formazione. Qui il corso di Innovazione sociale si colloca in un ecosistema che favorisce l’ibridazione tra i saperiaccademici – in particolare tra l’ingegneria e i saperi sociali – a contatto diretto con le Academy che sono il risultato di accordi di collaborazione tra l’Università e grandi imprese di rilievo internazionale per la formazione in ambiti socio-economicistrategici. Il Dipartimento di Scienze sociali porta in questo contesto la sua esperienza storica di ricerca e insegnamento sull’analisi e la gestione dei processi di mutamento sociale».

Il corso di laurea fin dalla sua progettazione è stato ideato secondo una logica di didattica integrata, facendo ricorso a MOOC (Massive Open Online Courses) in collaborazione con Federica Web Learning, il Centro di Ateneo per l’Innovazione, la Sperimentazione e la Diffusione della Didattica Multimediale Università degli Studi di Napoli Federico II. Il corso di laurea magistrale in Innovazione Sociale, infatti, è il primo corso di laurea magistrale Onlife, vale a dire un percorso di studi accademico che è iniziato contemporaneamente nelle aule fisiche e nelle classi virtuali di Federica Web Learning.