Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Quarantene a scuola: se il “modello aereo” vi fa sorridere, che ne dite del “modello ospedale”?

Si parla tantissimo dell'opportunità di ridurre la quarantena all'interno delle classi, ipotizzando ad esempio di isolare solo i compagni di banco del caso positivo. Difficile a farsi, dicono le scuole. C'è anche chi ironizza. Ma un protocollo che non lascia a casa i contatti del positivo, puntando invece sulla sorveglianza attiva, esiste già da un anno: è quello in vigore negli ospedali, con successo. Con i test salivari si può fare anche a scuola.

di Sara De Carli

La riduzione della quarantena a scuola arriverà? Si metteranno davvero in quarantena solo i compagni più vicini al soggetto positivo, sul modello di quanto avviene sugli aerei? Ma è poi davvero possibile individuare i contatti stretti di un alunno facendo solo riferimento al banco, posto che nell’intervallo e fuori da scuola i ragazzi si parlano e si mescolano? E ancora: la scelta di cambiare le regole della quarantena è una scelta avventata e dettata solo dalla “presenza ad ogni costo”, per andare incontro a – come vuole la vulgata dei detrattori – madri disperate che cercano nella scuola un parcheggio per i figli” o al contrario è la logica conseguenza di una ripartenza possibile legata a un percentuale di vaccinati che nel Paese ha ormai superato la soglia del 71% sulla popolazione generale, del 78,4% sulla platea vaccinabile (gli over12) e il 90% tra il personale scolastico? Il prof. Gianvincenzo Zuccotti, preside della facoltà di Medicina dell'Università Statale di Milano e primario del reparto di Pediatria dell'Ospedale Buzzi, ha chiesto lo stop alle quarantene a scuola anche in caso di bambini positivi ma asintomatici e anche Antonella Viola, immunologa, docente di Patologia generale all’Università di Padova ha avanzato la proposta di «smettere di fare tamponi e isolare intere classi e di tenere invece a casa solo gli studenti che presentino dei sintomi, come accade anche con l’influenza. Questo non significa lasciar correre il virus tra i più giovani: mascherine e distanziamento devono essere mantenuti ma, allo stesso tempo, bisogna garantire il ritorno di studenti, docenti e famiglie alla normalità, perché la situazione sanitaria del Paese è cambiata. E perché è ora, per i ragazzi e per tutti noi, di recuperare serenità, continuità e socialità».

Le scuole nell’attesa della annunciata pronuncia del CTS hanno ovviamente pubblicato i protocolli, che fanno riferimento alle indicazioni delle ASL. Tutto come l’anno scorso, prima dei vaccini. Con regole però che cambiano da regione a regione. In Lombardia, per esempio, se un alunno è positivo tutti i compagni di classe vanno in quarantena mentre il docente di classe ci va solo al nido e alla scuola dell’infanzia. Allo stesso modo, se è il docente ad essere positivo, va in quarantena tutta la classe. Se il positivo è l’insegnante di sostegno, però, dalla primaria in su va in quarantena solo il soggetto assistito: come se l’insegnante di sostegno si relazionasse solo con il “suo” alunno (sigh). La quarantena è di 10 giorni con tampone per i soggetti non vaccinati o di 14 senza tampone, mentre per i vaccinati la quarantena scende a 7 giorni con tampone molecolare negativo e resta a 14 giorni senza tampone.

Accanto al famoso e sbeffeggiato “modello aereo” c’è un altro possibile protocollo da adattare alla scuola: quello degli ospedali. È a questo che fa riferimento la proposta “Milano in Salute” per la gestione dei contatti a scuola e la quarantena di bambini e ragazzi consegnata il 9 settembre 2021 da Serena Passamonti e Valentina Massa, le ricercatrici che hanno sviluppato il test salivare molecolare (TSM). A ottobre 2020, ricordano, nonostante numerose regioni fossero in zona arancione (tra cui la Lombardia) e i vaccini non fossero ancora disponibili, è stato approvato a livello nazionale e quindi applicato a livello regionale, il protocollo di “Sorveglianza attiva per il personale sanitario”. Siccome gli ospedali sono ritenuti un bene pubblico necessario per la tutela e cura della salute dei cittadini, per garantirne la presenza del personale e quindi il funzionamento H24 dei servizi, il protocollo (tuttora in vigore) prevede che gli operatori sanitari individuati quali contatti stretti di un positivo confermato, se asintomatici non sospendono l’attività, ma vengono sottoposti ad un rigoroso monitoraggio attivo caratterizzato dalla rilevazione quotidiana di sintomi suggestivi per COVID-19 e dall’effettuazione di tampone nasofaringeo per ricerca di antigene virale al giorno 0 e al giorno 5 più un test molecolare al giorno 10 per conclusione del periodo di quarantena. Gli operatori sanitari durante il periodo di sorveglianza attiva sono tenuti a rispettare la quarantena nelle restanti parti della giornata, ovvero nel tempo extra lavorativo. Di più: l’operatore sanitario che indossa correttamente la completa dotazione di DPI prevista non è mai da considerarsi contatto stretto di caso. I dati relativi all’Ospedale Niguarda di Milano, citati nella proposta, mostrano che sugli oltre 4.500 dipendenti, completato il ciclo vaccinale, nessuno ha sviluppato Covid-19 sintomatico e a seguito di questo meccanismo di sorveglianza attiva descritto nel protocollo 14 persone sono risultate positive, tutte in maniera asintomatica o paucisintomatica.

Se valessero le stesse regole per la scuola, gli studenti dalle primarie in su, indossando sempre la mascherina, non sarebbero mai da considerare a priori come contatti stretti di positivo. Vi sembra ancora così ardito pensarci?

Ecco quindi la proposta, che prevede l’utilizzo di test salivari molecolari che possono essere eseguiti nelle farmacie o a casa, con dispositivo ritirato in farmacia e lì riconsegnato. I test verranno portati a laboratori convenzionati con Regione Lombardia e accreditati per tampone nasofaringeo molecolare, che garantiscano la refertazione entro 24 ore dalla ricezione.

PROTOCOLLO 3-11 anni. Se un soggetto risulta positivo, i compagni classe asintomatici (considerati contatti stretti) possono continuare a frequentare la comunità a patto di eseguite il TSM al giorno 0: se negativi, ripetono il TSM al 3°, 7° e 10° giorno. Cosa accade quindi? Che la classe continua a frequentare la scuola, ovviamente con la mascherina chirurgica, mantenendosi “isolata” rispetto al resto della scuola. Il soggetto indice può rientrare in comunità se dopo 10 giorni non presenta più sintomi e con TSM negativo. Durante il periodo di sorveglianza attiva gli alunni sono comunque tenuti a rispettare la quarantena nel tempo extra scolastico.

PROTOCOLLO 12-18 anni. Se un soggetto risulta positivo, i compagni di classe ASINTOMATICI NON VACCINATI possono continuare a frequentare la comunità a patto di eseguire il TSM al giorno al giorno 0: se negativi, ripetono il TSM al 3°, 7° e 10° giorno dal contatto. I compagni ASINTOMATICI VACCINATI possono frequentare la comunità a patto eseguire un TSM al giorno 0; se negativi, ripetono il test al 5° e 7° giorno dal contatto (quindi meno tamponi salivari). Tutti tengono la mascherina chirurgica. La classe frequenta la scuola in presenza, mantenendosi “isolata” rispetto al resto in modo da favorire il tracciamento. Il soggetto indice se NON vaccinato può rientrare in comunità dopo 10 giorni nel caso in cui non presenta più sintomi e ha un TSM negativo, come da correnti indicazioni. Il soggetto vaccinato invece può rientrare in comunità dopo 7 giorni se non presenta più sintomi e con TSM negativo, come da regole in vigore attualmente. Durante il periodo di sorveglianza attiva gli alunni sono comunque tenuti a rispettare la quarantena nelle restanti parti della giornata, ovvero nel tempo extra scolastico.

Photo by Tim Mossholder on Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA