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Il Terzo settore nel programma dei candidati di Torino

Dopo l'esperienza di Chiara Appendino, che si era presentata cinque anni fa come «voce della società civile», che cosa sta accadendo sotto la Mole? I due sfidanti principali si dividono tra un'idea di «capitale sociale rafforzato» e l'insistenza sulla co-progettazione come risorsa strategica

di Redazione

Torino è forse la città con più liste e candidati. Trenta, le liste. Undici i candidati. Tra questi non c'è la sindaca uscente Chiara Appendino.

Tra i due che con tutta probabilità si contenderanno il ruolo di sindaco, Stefano Lo Russo per il centrosinistra e Paolo Damilano per il centrodestra, vanno però segnalati due candidati che negli anni si sono dimostrati attivi nella società civile. Sono due professori: Angelo d'Orsi e Ugo Mattei.

Il centrodestra punta sul «capitale sociale rafforzato»

Nel suo programma, Paolo Damilano, candidato del centrodestra, parla della «costruzione di un capitale sociale rafforzato». Questo capitale sociale dovrebbe nascere da dall'«irrobustimento e la collaborazione delle reti di volontariato e di associazionismo». In particolare, si legge nel programma, da progetti per l'inclusione e l'integrazione attraverso le reti del Terzo settore.

Il lemma Terzo settore ricorre però solo 6 volte nel programma di Damilano. Tutte in contesti abbastanza scontati: lotta all'abbandono scolastico, contrasto della povertà educativa, etc. Poco o nulla si dice a proposito di coprogettazione e coprogrammazione.

Il centrosinistra e il «welfare dei 15 minuti»

La città dei 15 minuti coniugata con un welfare di prossimità. Questa l'idea che emerge dal programma del centrosinistra torinese. Un progetto che tocca riqualificazione urbana – tema a cui si da molto spazio nel programma – e lavoro, oltre ai tradizionali ambiti dell'assistenza, dell'inclusione e della lotta all'esclusione sociale.

«L’amministrazione cittadina deve lavorare in sinergia con il Terzo settore e la società civile, con i quali occorre definire modalità di co-progettazione, anche con l’intervento dell’innovazione tecnologica», si legge.

In particolare, il programma di Stefano Lo Russo, in cui il lemma "Terzo settore" ricorre solo 7 volte, pone però tra gli obiettivi stategici primari quello di «potenziare, in co-progettazione con il Terzo settore, le politiche di conciliazione e i servizi di cura per sostenere l’occupazione femminile (asili nido, scuole a tempo pieno, assistenza domi- ciliare agli anziani e ai non autosufficienti, aiuti economici alle madri e ai padri single in difficoltà economica)».

Molto spazio, al contrario di quanto avviene nel programma del suo avversario, è data al tema della coprogettazione.

Il Terzo settore, si legge infatti nel programma, «sta vivendo una significativa trasformazione, che integra approcci di sostenibilità economica e imprenditorialità all’attenzione verso i bisogni sociali e le sfide emergenti: assistiamo a fenomeni di ibridazione tra pubblico e privato e tra forme di impre- sa caratterizzati da modelli di intervento fondati su impatto sociale e sostenibilità».

È così «compito dell’amministrazione riconoscere e valorizzare questa trasformazione, ampliando la propria volontà di dialogo progettuale con il sistema dell’economia sociale, inteso come produttore di bene comune. Si tratta di sostenere, anche attraverso risorse pubbliche, gli interventi e di creare le condizioni infrastrutturali per l’investimento del capitale privato, per l’accesso dell’economia sociale a modelli di finanza a impatto, per il co-investimento imprenditoriale».


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